Domenico Borrelli – Impermeabili

Informazioni Evento

Luogo
ASPESI STORE
Galleria S. Federico 46, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
03/11/2023

ore 10 SOLO SU INVITO

Artisti
Domenico Borrelli
Curatori
Davide Paludetto
Generi
arte contemporanea

In occasione di Artissima 2023 lo store ASPESI di Torino ospita “Impermeabili”, un’installazione di Domenico Borrelli in collaborazione con davidepaludetto | artecontemporanea.

Comunicato stampa

L'approccio non convenzionale e innovativo di ASPESI si manifesta anche nelle collaborazioni artistiche che il marchio porta avanti stagione dopo stagione. All’attenta ricerca stilistica si aggiunge così un altro elemento fondamentale nella storia del marchio: l’amore per l’arte nelle sue più svariate e ampie sfaccettature creative. Dalle campagne realizzate con fotografi di fama internazionale, a progetti dallo spirito giocoso, ironico e controcorrente, fino ad arrivare agli incontri unici con grandi artisti contemporanei. L’arte rimane così uno dei mondi valoriali di riferimento del brand insieme all’architettura: gli store sono da sempre caratterizzati da arredi di ricerca e costantemente animati da progetti speciali, legati alla creatività e al design. Ancora oggi il percorso di ASPESI rimane fedele alla sua affinità, costruendo progetti legati all’arte in tutte le sue forme.

 

ARTISSIMA 2023

In occasione di Artissima 2023 ASPESI ribadisce il proprio legame con importanti sinergie e contaminazioni artistiche, ospitando dal 3 al 18 novembre 2023 Impermeabili una speciale installazione di Domenico Borrelli, scultore contemporaneo torinese, all’interno dello store di Galleria San Federico 46. Il progetto è a cura di Davide Paludetto.

L’installazione è composta da 3 sculture: ASSO DI CAPPELLO, 2003 resina e gomma siliconica 320x90x40 cm; ASSO OSTINATO, 2003 resina e gomma siliconica 320x80x40 cm; ASSO NASCOSTO, 2003 resina e gomma siliconica 310x25x25 cm.

 

DOMENICO BORRELLI

Domenico Borrelli nasce nel 1968 a Torino dove tutt’ora vive e lavora. Dopo il diploma del Liceo Artistico e l’Accademia delle Belle Arti di Torino negli anni ‘80, nel 1987 realizza la sua prima mostra collettiva presso il MACAM di Maglione Canavese. Nel 1988 vince il secondo premio a Tokyo (Second Rodin Grand Prize Exhibition) per la scultura in bronzo L’ultima foca. La sua attività artistica continua con numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Su di lui hanno scritto critici come Angelo Mistrangelo, Luisa Somaini, Luisa Perlo, Lisa Parola, Dario Salani, Elena Volpato, Guido Curto, Marisa Vescovo, Alessandro Carrer, Martina Corniati, Tiziana Conti, Olga Gambari, Francesco Poli, Luca Beatrice, Alessandro Demma, Gaetano Centrone. L’artista scolpisce corpi e figure, usando tecniche e materiali classici (come bronzo e marmo) e, con maggiore libertà, materiali come il legno, il gesso, la resina e la paraffina. Genera (o rigenera) figure irreali, attivando energie metamorfiche e pescando nel grande serbatoio dell’immaginario mitico. Si ingegna per dar vita a paradossali e fantastici organismi plastici umanoidi. Lavora con calchi, impronte dirette e reali di presenze - di se stesso, di uomini, donne e bambini

 

IMPERMEABILI

DEEP INTO THE BLUE (Dipinto di Blu)

Nella nostra epoca la contemporaneità si manifesta attraverso specifiche istanze, particolari soggetti, invenzioni che sono diventate emblemi della nostra era. Molto spesso si tratta di semplici oggetti, "cose", materiali tipici dei nostri tempi, che a noi appaiono normalissimi, quasi banali, con cui abbiamo da sempre convissuto e che ci accompagnano nella nostra quotidianità. Alcuni tra questi materiali sono i derivati dal petrolio: plastica, nylon, gomme sintetiche, sostanze a base siliconica, poliuretani, policarbonati, polistiroli... Anche se abbiamo acquisito un grado di disinvoltura e abitudine - quasi totale - con questi prodotti, essi rappresentano pur sempre la modernità, una sorta di Gestwelt simbolo di economia, consumismo, commercio, progresso e tutte le accezioni - positive o negative - che queste incidenze inesorabilmente implicano.

Lo sviluppo della ricerca plastica di Domenico Borrelli si basa sostanzialmente su questa importante svolta formale e concettuale. Gli ultimi lavori dell'artista - autore tra i più significativi dell'attuale scena artistica torinese - sono realizzati in gomma siliconica: materiale che proietta tutto il suo lavoro, da sempre basato su una certa tensione tra classicismo e contemporaneità, su un piano decisamente più attuale e in perfetta sintonia con le più interessanti e recenti proposte della scultura internazionale. Certamente, da quando ha cominciato il suo percorso scultoreo, Mimmo si è confrontato con una vastissima gamma di materiali, praticamente quasi tutto il repertorio delle possibilità di manipolazione plastica: dal marmo alla pietra e l'ardesia, dal ferro all'argilla, alla terracotta, al legno, al medium-density, fino arrivare all'attuale scelta della gomma siliconica. Il fatto interessante (e noto a tutti coloro che conoscono il suo percorso artistico) è che Borrelli ha sempre riformulato in modo personale e contemplativo i materiali archetipi con cui si è confrontato, conferendo ad essi una forte carica di contemporaneità. Inoltre la gomma siliconica esercita sulle sculture antropomorfe un impatto tattile non trascurabile, che le rende simili ad un'epidermide, ad una seconda pelle, una fruizione anche sensoriale vicina all'epitelio umano. Tale tensione tra classicismo e modernità è basata proprio su un costante e continuo scambio di interrelazione tra significati opposti. La raffigurazione umana, il ritratto/autoritratto, la particolare (e quasi ossessiva) attenzione per l'anatomia: tutti assunti che accompagnano le tematiche artistiche fin dai loro albori, ma pur sempre rielaborati, adattati, riletti in una chiave assolutamente attualizzata. È infatti ormai arcinoto che l'attenzione per le tematiche biofisiologiche nei confronti del corpo umano è un campo d'interesse che ha conosciuto un ritrovato interesse negli ultimi dieci anni. Ma per Borrelli il punto focale delle sue tematiche non è tanto la biologia o l'anatomia in relazione a tutti quegli assunti che l'hanno riportata alla ribalta, vale a dire le biotecnologie, le manipolazioni genetiche, le trasformazioni chirurgiche del corpo umano, il transgenderismo o il cyborg, quanto una vera e propria propensione per l'autoritratto, in una forma che diventa quasi un'analisi introspettiva - o una sorta di autocritica - di atteggiamenti che rivelano un esibizionismo quasi narcisistico. Infatti Mimmo è per se stesso il punto di riferimento per sondare anche il mondo esterno con le sue rappresentazioni, le cose... gli animali! Il corpo anatomico è un pretesto per descrivere il dettaglio e l'insieme, il corpo diventa paesaggio corporale. L'anatomia diviene geografia, mappa mentale di una fisicità interiorizzata. È il caso del suo precedente lavoro, il trittico U scèm, in cui l’autore si immedesimava in uno strano figuro, un po' psicopatico e un po' zuzzurullone, che emulava ora il cane, ora il gallo o il toro. Tali lavori hanno anche ispirato una suggestiva performance, testimoniata da un video. D'altronde la scultura, per definizione, ha in sé un senso performativo. Il solo gesto dello scolpire, l’azione del manipolare e trasformare un materiale in qualcos'altro ha qualcosa di misterioso e d'intrinsecamente spettacolare. Anche il recente lavoro Kimi (2002), esposto in questa mostra, è stato oggetto di una singolare performance che ha avuto luogo la scorsa estate a Guardia Sanframondi, un piccolo paese d’impianto medievale in provincia di Benevento, conosciuto per i suoi inquietanti e caratteristici flagellanti. Nel 1996 Mimmo Borrelli scriveva: "una scoperta, un'impronta che dà brividi nel corpo, ora azione, ora imitazione”, di questa importante valenza rappresentativa l'autore ne era già lucidamente consapevole. E' dunque l’atto performativo della scultura, il procedimento che diventa azione, gestuale, costitutivo, e il prodotto realizzato si fa testimonianza dell'accadimento.

Altra importante caratteristica della scultura di Borrelli è il concetto di “pieno e vuoto": il calco in gesso, che da involucro vuoto si riempie di materia, a sua volta conferisce forma e massa all'opera finita, in un gioco dì rimandi tra assenza e presenza, tra manifestazione e negazione della forma.

I lavori presentati in questa mostra sono ulteriori ricerche e sviluppi sull’anatomia umana: qui le forme subiscono una deformazione quasi anamorfica, come nel caso delle teste il cui capo oblungo segna un prolungamento trasfigurato del soggetto rappresentato, o l'esempio della bandiera/arto allungato verso il muro della galleria, o ancora i tre lavori Asso di Cappello, in cui l'autoritratto dell’autore, in una posizione classica da Koros ellenistico o da David michelangiolesco, con il cappello a cilindro assurdamente prolungato verso il soffitto, alla stregua di una colonna dorica, sancisce un punto intermedio tra drammaticità e seriosità dell'arte aulica e l'ironia sottile e mordace che lo scultore frequentemente include nelle sue opere.

Il ciclo di nuove opere, realizzate nell'ultimo anno, hanno la cifra costante del cromatismo scelto: il blu, colore a bassa frequenza, tinta dell'acqua e del cielo ma utilizzato dall'artista con un accezione per nulla romantica, piuttosto come fondo uniforme e neutro, dai vari significati e letture psicologiche - per

questo privilegiato da molti surrealisti - cromatismo totalizzante la cui profondità e vastità si presta a tutta una serie di spostamenti e aperture semantiche. Naturalmente Mimmo ben conosce i maggiori esponenti della scultura internazionale contemporanea: dalle antropometrie di Bruce Nauman ai busti di

Robert Gober, dagli innesti anatomici di Kiki Smith ai calchi di Marc Quinn, dalle inquietanti rappresentazioni cromatiche di Pia Stadtbaumer alla serialità degli omini orientali di Juan Munoz, fino arrivare agli impressionanti personaggi iperrealisti completamente fuori scala di Ron Mueck.

Tutto il lavoro di Domenico Borrelli si basa su concetti opposti e complementari e sta in bilico tra reversibilità di significati, l'Ironia tra il surreale e il goliardico. Il dramma e il tragicomico ha una forte accezione dualistica e ossimorica: classico/contemporaneo, serio/scherzoso, uomo/animale, corpo/arto, pieno/vuoto, con in più una memoria personale che diviene istantaneamente memoria collettiva. Cultura "alta" e cultura "bassa". Un po' come la memoria nella tradizione della musica leggera italiana, Mimmo Borrelli, alla stregua di Mimmo Modugno (che si dice fosse stato ispirato dai quadri di Marc Chagall) per Il vecchio Frack, realizza un uomo con "il cilindro per cappello", sicuramente nel blu, dipinto di blu...

Testo di Dario Salani

ASPESI racconta la storia di una normalità avant-garde, ispirata da uno stile senza tempo e  dalla costante ricerca e innovazione nei tessuti più d’avanguardia: una visione di stile, oltre le mode.

ASPESI nasce nel 1969 come brand di camicie. Verso la fine degli anni ’70, Alberto Aspesi inizia a realizzare collezioni ready to wear per uomo e donna, avviando collaborazione con importanti designer, tra i quali Walter Albini e Franco Moschino. Con la visione d’avanguardia che da sempre è parte del DNA del brand, ASPESI presenta per la prima volta il piumino come capo dalla connotazione urban, spogliandolo della funzione più tecnica o per il tempo libero. La costante e rigorosa ricerca dei tessuti più innovativi è da sempre uno degli elementi distintivi della label. ASPESI si esprime attraverso un approccio minimalista, estremamente sofisticato e timeless. Dal 2017 ASPESI è stato acquisito dal fondo Italiano di private equity Armònia Italy Fund. ASPESI è distribuito in 16 tra store monomarca e shop in shop, ed oltre 600 punti vendita nel mondo.