L’arte come indagine sull’identità in mostra in Libia. Tre artiste a confronto a Bengasi
Una libica, un’italiana e un’italo-libica in dialogo per ridefinire il concetto di Genius Loci, sottolineando il valore delle diversità e l’importanza di metterle a confronto, per rafforzare ponti culturali. La mostra al Consolato Italiano di Bengasi
È, ancora una volta, da leggersi in funzione dell’impegno delle istituzioni italiane per creare ponti culturali sul piano internazionale il progetto che ha concretizzato in Libia la mostra Art as Identity. Il lavoro dei Consolati e delle Ambasciate sui territori con cui si confrontano quotidianamente è infatti prezioso non solo per il punto di riferimento rappresentato a livello amministrativo: recentissimo è, in Sudafrica, l’avvio del progetto Arte Povera and South African Art: In Conversation, iniziativa che, mentre omaggia gli artisti più noti del movimento dell’Arte Povera, pone le basi per una prima riflessione sull’ascendente esercitato dai loro lavori sull’arte sudafricana. A promuoverla, per stimolare il dialogo interculturale, il Consolato Generale d’Italia a Johannesburg. E sempre nel continente africano, però all’estremo opposto, nasce grazie all’interessamento di un Consolato d’Italia, con sede a Bengasi, il progetto espositivo che mette a confronto le ricerche di tre artiste – un’italiana, una italo-libica e una libica – che concepiscono l’arte come veicolo identitario ed espressione di un processo di riflessione sulla riattivazione del Genius Loci attraverso il linguaggio artistico.
Art as Identity. La mostra a Bengasi su identità e Genius Loci
La mostra, a cura di Ludovico Pratesi, ha inaugurato nel mese di ottobre 2023 e si protrarrà presso la sede del Consolato fino al 4 novembre (prima di essere riallestita, all’inizio del 2024, negli spazi dell’Ambasciata d’Italia a Tripoli), proponendo un dialogo che offre punti di vista molteplici sul territorio libico; a Bengasi vive e lavora Shefa Salem (Bengasi, 1996), qui in relazione con il lavoro di Adelita Husni-Bey (Bengasi, 1985), anche lei nata nella città portuale libica, e con la ricerca dell’italiana Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), che analizza i rapporti tra l’essere umano e il suo contesto socio-antropologico. Alle tre artiste è stata rivolta la stessa domanda: “In che modo l’arte definisce la tua identità?”. Un invito che le ha chiamate a riflettere sulla necessità di ridefinire, nella società contemporanea, i criteri legati alla riaffermazione della persona nel rispetto della diversità. E loro hanno lavorato, ciascuna con tecniche e forme espressive diverse, su temi come il paesaggio, l’archeologia, la storia e il viaggio, che diventa possibilità di rilettura della propria identità, in senso non solo politico ma soprattutto psicologico o culturale. Il percorso ispira così nel visitatore una serie di riflessioni sul rapporto tra passato e presente, immagine e simbolo, locale e globale. Le grandi tele dipinte di Salem rileggono i momenti cruciali della storia libica arcaica, attraverso uno stile iperealista: la mitologia assume una dimensione simbolica e identitaria. Husni-Bey lavora invece con approccio sociologico sulla fotografia, documentando dettagli del paesaggio, tra rovine classiche e contemporanee: immagini inedite, quelle in mostra, scattate nel 2009 prima della rivoluzione libica. Mentre Mazzi si concentra sulle condizioni del patrimonio culturale e naturale dei luoghi, per indagare il conflitto tra l’uomo, la natura e la cultura, nell’era dell’Antropocene.
Livia Montagnoli
Bengasi // fino al 4 novembre 2023
Art as Identity
Consolato Generale d’Italia a Bengasi
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