I materiali che abbiamo scoperto alla fiera di design Edit a Napoli

La fiera del design editoriale e d’autore a sostegno della filosofia ‘zero-waste’: una combinazione di riciclo, innovazione, territorialità, sostenibilità

A inizio ottobre si è svolta a Napoli la quinta edizione di Edit, la fiera del design indipendente curata da Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi. L’appuntamento napoletano con il design internazionale è un’occasione nata per promuovere e diffondere il lavoro di giovani designer e aziende che coniugano la ricerca estetica con sapienza artigiana e sensibilità nei processi produttivi.
La provenienza eterogenea dei pezzi di design in esposizione ha offerto un ventaglio di proposte variegato per impronta culturale, soluzione tecnica e scelta materiale. È infatti proprio il vasto spettro materico che ha suggerito una riflessione sull’importanza e il valore dei materiali i cui usi possono portare a esiti formali sorprendenti.
Che cosa vale di più? Un chilo di pietra o un chilo d’oro?
Sembra una domanda ridicola. Soltanto al commerciante però. L’artista risponderà: per me tutti i materiali sono ugualmente preziosi.” Con questa affermazione l’architetto Adolf Loos dava pari dignità alla matericità degli elementi costruttivi e la sua lezione ancora oggi riecheggia tra le proposte di design più all’avanguardia.

CCONTINUA+MAMT, Sirene Totem. Photo Chiara Caselli
CCONTINUA+MAMT, Sirene Totem. Photo Chiara Caselli

I materiali inediti a Edit

Ccontinua+Mamt nasce dalla combinazione di due artisti che con un background creativo diverso, una ceramista lei e un tatuatore lui, danno forma a una narrazione seduttrice come le loro sirene protagoniste: la collezione i was looking for the mermaids propone ceramiche e tessuti, le cui tecniche spaziano dall’industriale all’artigianale. Un sistema di cilindri modulari fatti al tornio che si adattano a più funzioni è accostato a vasi lavorati a mano, piastrelle fatte a terzo fuoco e stoffe narrative. Ogni elemento racconta una storia mediante disegni che richiamano il linguaggio tecnico-espressivo del tatuaggio antico fatto a mano con l’ago. Lo storytelling ruota attorno alla figura delle sirene come esseri ibridi della natura e l’uso di materiali inconsueti per il design è un’ode alla molteplicità.
La giovane designer Martina Taranto ha proposto il progetto Mediterranea Creatura – Archeologia Futura che consiste in una serie di vasi derivati dai rifiuti del corallo rosso del Mediterraneo. La polvere di scarto del materiale marino genera filamenti per la stampa 3d dalla cui estrusione è nata una collezione che celebra il rispetto per la rigenerazione nelle pratiche progettuali.
Monoferments è un progetto dello studio di architettura Monostudio Associati. La pratica laboratoriale dello studio è nata con l’intenzione di ricercare nuovi materiali fondendo processi chimici e biologici con il design industriale e quest’anno l’esperimento ha prodotto una serie di materiali provenienti dai rifiuti dei processi vinicoli della cantina Feudi di San Gregorio: Transizioni Inesplorate. L’uso degli scarti legati alla produzione del vino ha generato una varietà di materiali in una palette dai colori neutri che si inseriscono perfettamente nel concetto di circolarità.
Lo studio X, un giovane duo italiano, ha portato ad Edit il vaso Venere Frammenti, un prodotto dal design sostenibile realizzato in resina, integrando e dando valore agli scarti del materiale che diventa qui sinonimo di bellezza e di impegno verso la limitazione degli sprechi. I frammenti che impreziosiscono il design e che danno nome al prodotto sono i granuli di resina ottenuti dal processo di frantumazione in un tritaplastica realizzato dallo studio. Ad accompagnare il nuovo vaso in esposizione ci sono altri elementi firmati studio X rigorosamente fatti a mano e quindi diversi l’uno dall’altro e personalizzabili in dimensioni e colorazioni. La resina è il materiale caro ai designer che non la utilizzano come rivestimento ma ne fanno la protagonista, modellandola in forme morbide e irregolari ispirate ai drappeggi greco-romani.

La Grecia e la Georgia a Edit a Napoli

Il programma di ricerca e di design BlueCycle ha portato dalla Grecia una collezione di oggetti realizzati con la tecnica della stampa 3D. La missione del brand è quella di operare in sintonia con la filosofia zero-waste, collezionando gli scarti delle reti da pesca, corde e cime da ormeggio e trasformandole in materia prima di alta qualità per l’industria della plastica. L’attenzione al problema dell’inquinamento marino è affrontata applicando i principi dell’economia circolare e BlueCycle si impegna nel mantenere tracciabile il materiale di origine del prodotto: la collezione In the company of Animals, esposta ad Edit, consiste in una serie di arredi nella forma di animaletti di design la cui materia proviene dalla raccolta di reti nel nord della Grecia.
Lo studio architettonico Sknypl presenta Living Sculpture, un oggetto modulare che consiste in due sgabelli, una panca e una scaffalatura. I quattro elementi possono essere accostati creando fino a 256 composizioni diverse grazie a incastri a scomparsa. La tecnica di lavorazione vuole essere un tributo alla Georgia: l’opera è realizzata a mano lavorando il legno di pino di 200 anni fa proveniente da materiale di scarto usato per la costruzione di ferrovie a Tbilisi e la colorazione a olio consente di lasciare a vista le caratteristiche proprie del materiale e i dettagli della struttura.
L’importante sensibilità nei confronti dell’ambiente è stato un tema focale di più designer che hanno proposto oggetti nati dal riuso di materiali: la mission del design del futuro è quella di saper fare il giusto uso dell’esistente.

Elizabeth Germana Arthur

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