Sabato 4 novembre, alle ore 18, presso il Museolaboratorio - ex manifattura tabacchi di Città Sant’Angelo (PE), inaugura Nessuna linea disegnata è un orizzonte, mostra personale di Pierluigi Calignano curata da Maurizio Coccia. In questa ampia rassegna di nuovi lavori, l’artista salentino porta ad evidenza i temi che da sempre lo segnalano come uno dei più lucidi e coerenti artisti della sua generazione, ma proposti sotto una nuova luce. Intanto, il rapporto forma/colore che, sulla spinta di un rinnovato sentimento di provvisorietà, conduce all’imprevisto come “costante ispirativa”. Poi, l’ingaggio fisico con lo spazio del Museolaboratorio, vero incubatore di esperienze percettive sempre sorprendenti e perturbanti. Infine, il tempo, unità di misura fisica (tra provvisorietà e cambiamento) e morale (tra potenzialità e memoria).
Il percorso all’interno delle sale del Museolaboratorio si articola fra tele di grandi dimensioni e carte dalla cromia accesa. Ma sotto questa caleidoscopica epidermide colorata si attivano riflessioni critiche sulla possibilità di controllo dell’autore nelle pratiche pittoriche e sulla parzialità degli strumenti percettivi ordinari. Le opere, di là dal proporsi come una mappatura dell’itinerario artistico di Calignano, sono uno stimolo alla deriva, una sollecitazione sensoriale ed esistenziale a vivere lo spazio recuperando uno sguardo “innocente” e ponendo al centro del movimento il piacere dell’atto in sé e non una finalità utilitaristica. L’inserimento della fotografia, infine, è un ulteriore spunto riflessivo sul ruolo del tempo - sulla sua implacabilità - nella creazione artistica. Calignano, come al solito senza retorica, provoca slittamenti impercettibili mediante immagini apparentemente identiche, e nel farlo evidenzia la vanità di ogni tentativo di cristallizzare un momento che sia esemplare, significativo e memorabile. Tuttavia, centralizzando l’importanza del fare, nobilitando cioè il gesto artistico in sé, tematizza e valorizza il lavoro, ossia la dignità dell’agire artistico in quanto tale, indipendentemente dalla finalità estetiche; nelle sue stesse parole: “… vorrei che l’esercizio, il fare costante, portassero a sentire il colore, il segno, l’atto, lo spazio, non l’oggetto”.