A Siena il Santa Maria della Scala continua ad allargare i suoi spazi. Ma le mostre?
E propone un programma di piccole mostre. Che però non sembrano dare un'impronta chiara allo sviluppo del museo, nonostante l'insediamento di Valdambrini
Rinasce un nuovo percorso del Museo di Santa Maria della Scala a Siena con la riapertura di un tratto della strada interna, nata a cielo aperto e via via inglobata nei tanti edifici dall’antico Spedale nel corso della sua secolare espansione a valle. Il nuovo tratto sarà inaugurato il 18 novembre 2023, alla fine di lunghi lavori che hanno interessato la pavimentazione ora riportata alla luce, i restauri delle volte, i nuovi impianti, oltre al recupero di altri spazi come la vecchia stalla e il locale delle cisterne. Vantaggio immediato è una migliore accessibilità al terzo livello del complesso museale, quello più denso di significato è, invece, il nuovo tassello che va ad aggiungersi a un percorso di recupero del Santa Maria della Scala che ha ancora lunghi orizzonti di fronte a sé.
Il futuro del Museo di Santa Maria della Scala
“Un cantiere permanente”, lo ha definito la sindaca Nicoletta Fabio che si è impegnata a “non interrompere mai i lavori sugli infiniti spazi di questo luogo, così identitario per i senesi” e che, insieme alla neodirettrice del complesso museale Chiara Valdambrini alla sua prima uscita pubblica, ha presentato il programma delle mostre da qui alla fine dell’anno. Programma che è, in realtà, più che altro una serie di camei già in progettazione da ben prima che Valdambrini si insediasse, lo scorso 18 settembre, e che sembra avere lo scopo di tenere vivo il Santa Maria della Scala, in attesa di un programma vero per il 2024. Sul quale, però, la direttrice non si sbilancia: “Abbiamo alcune idee di mostre da collocare nel tempo”, afferma Valdambrini, “e siamo a lavoro con gli uffici per proporre un 2024 che, mi sento di dire, sarà frizzante”. E che, tuttavia, dovrà probabilmente tener conto anche di altre scadenze: ad esempio quella, al 31 dicembre, dell’intero CdA della Fondazione Santa Maria della Scala, per il quale il Comune di Siena deve ancora aprire il bando di candidatura per il rinnovo. “Entro il mese di novembre”, assicura la sindaca. Ma i tempi sono stretti, e non saranno sufficienti gli appuntamenti per garantire la navigazione del Santa Maria della Scala – a cui mancava un direttore dall’uscita di Daniele Pittèri nel 2019 – né a ricostruirne un’identità matura, compito che spetterà invece al triennio di direzione di Valdambrini. Ma sono un abbrivio.
Il programma del Museo di Santa Maria della Scala di Siena
Si è iniziato, dunque, il 28 ottobre scorso con Dittici Occasionali. Ossia la ‘causalità’ dell’arte, mostra fotografica a cura di Lucia Simona Pacchierotti e Carlo Pennatini e realizzata in collaborazione con la Biblioteca e Fototeca Giuliano Briganti e il Siena Foto Club: 52 immagini, costruite appunto in dittico, che mettono in dialogo opere d’arte e scatti d’attualità. Si prosegue il 23 novembre con Giuseppe Gavazzi. Una perfetta coincidenza” a cura di Mauro Civai, Andrea Sbardellati, Enrico Toti: una rassegna di sculture di Gavazzi noto anche per la sua lunga attività di restauratore delle opere di grandi maestri, da Duccio di Boninsegna a Piero della Francesca. Si chiude il 6 dicembre con In leggerezza. Fausto Melotti. Un omaggio a Italo Calvino, a cura di Michela Eremita con la Fondazione Fausto Melotti da cui provengono quasi tutte le opere. In questo caso, sculture e disegni avranno il compito di valorizzare l’affinità elettiva tra i due indiscussi protagonisti della scena culturale e artistica, italiana e internazionale, per altro legati da una solida amicizia.
Ed è davvero un bene che anche Siena si unisca alla lunga lista di eventi che, in tutta Italia, onorano la memoria di Italo Calvino nel centenario della nascita, giacché proprio la città e proprio il Santa Maria della Scala, allora ancora ospedale, furono il luogo della sua morte e di quella camera ardente dove scrittori, giornalisti e lettori si ritrovarono per rendergli omaggio, allestita tra gli affreschi quattrocenteschi del Pellegrinaio.
Giulia Maestrini
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