ADI Design Index 2023. Si completa la lista dei candidati al prossimo Compasso d’Oro
A Milano è stata presentata la selezione annuale dei prodotti che concorreranno al prestigioso premio assegnato dall’ADI nel 2024, insieme a quelli già individuati lo scorso anno. È l’istantanea di un design “riformatore” e attento ai processi oltre che al classico binomio forma-funzione
Dal 1954 il Compasso d’Oro e i suoi passaggi preliminari, gli ADI Design Index che ogni anno raccolgono il meglio del design messo in produzione, registrano come sismografi le energie in movimento nel Paese e fotografano lo stato dell’arte del complesso produttivo italiano. La selezione 2023, prodromo del Compasso che verrà assegnato il prossimo anno e che avrà un’importanza particolare perché segnerà il 70esimo anniversario del premio, ci mostra un paesaggio nel quale è facile riconoscere le vette – i grandi nomi, o i soliti noti, sia per quanto riguarda i designer affermati e i grandi studi di architettura che per quanto riguarda le aziende più note, ancora una volta dominanti in particolare nella sezione dedicata all’arredo – mentre tutto il resto prende forma piano piano, attraverso piccoli innesti.
ADI Design Index 2023. Dove va il design italiano?
Un paesaggio, comunque, assai diverso rispetto al passato, in cui la sostenibilità (contenuta insieme allo sviluppo sostenibile già nelle linee guida individuate per tutto il percorso triennale di avvicinamento al Compasso d’Oro) è diventata un valore imprescindibile in tutte le fasi della progettazione e fino alla fine del ciclo di vita del prodotto. “Siamo passati dal modernismo, con il suo ottimismo e l’illusione di poter cambiare il mondo in modo univoco, al disimpegno del postmoderno e infine a un progetto riformatore in cui non conta solo l’obiettivo ma anche, e soprattutto, la qualità del percorso fatto per arrivarci e la più vasta dinamica sociale in cui si inserisce”, ha spiegato il presidente dell’Associazione per il Disegno Industriale Luciano Galimberti.
Il design per l’abitare: forme morbide e materiali riciclati o riciclabili
L’attenzione all’ambiente è evidente anche nella categoria del design per l’abitare, la più nutrita, nel senso che raggruppa circa un quinto dei progetti selezionati, e la più conservatrice, poiché continua a premiare per lo più designer e aziende di fama. Qui troviamo prodotti che puntano sulla rigenerazione degli scarti come Simoon, la collezione di tavoli nati dal recupero degli sfridi di lavorazione del vetro di Murano disegnata da Patricia Urquiola per Glas Italia, che raggiungono tassi altissimi di disassemblabilità e riciclo al pari di Flutz, la poltroncina firmata da Micheal Anastassiades e prodotta da Cassina, o ancora propongono un business circolare come la Oto Chair, la sedia di Alessandro Stabile e Martinelli Venezia venduta in kit all’interno di un packaging ultracompatto. Nella categoria del design per l’illuminazione, scorporata per la prima volta da quella generica dedicata all’abitare, si notano sia l’influenza dell’evoluzione tecnologica, che ha cambiato profondamente il mondo della luce, che il tentativo di adattare la produzione ai nuovi stili di vita. La lampada Avro, di Studio Natural per Martinelli Luce, incorpora per esempio una presa Schuko, utile per ricaricare i dispositivi elettronici tenendoli sul tavolo, a portata di mano.
Dai trasporti al lavoro e al sociale: inclusività e accessibilità
La selezione relativa al design per la mobilità riflette un po’ tutte le sfaccettature di questo ambito, dagli yacht e dalle auto sportive di alta gamma come la Ferrari Purosangue alle piccole cittadine elettriche. La Microlino disegnata da Icona Design Group per CECOMP/MICRO riprende l’estetica dei microveicoli degli Anni Cinquanta con le sue linee arrotondate e riunisce sicurezza e leggerezza essendo fatta principalmente di alluminio. È però nel design per il lavoro e nel design per la persona che troviamo il più importante coefficiente di innovazione, insieme all’attenzione a temi caldi come l’accessibilità, la diversità e l’inclusione. Qui ritroviamo, per esempio, Isinnova, il centro di ricerca bresciano che si era fatta notare durante le fasi più dure della pandemia per il suo sapiente hackeraggio delle maschere da sub di un noto brand della grande distribuzione e la loro trasformazione in respiratori. I progettisti Cristian Fracassi e Ivan Guerini hanno ideato Letizia, una protesi per gli arti inferiori semplice ed efficiente che costa dieci volte meno di un protesi ordinaria, con lo sguardo rivolto alle emergenze globali e ai teatri di guerra sparsi per il pianeta, dall’Ucraina alla Palestina. Sherlock, progettato da Luisa Carnevale Baraglia, Francesco Rodighiero e Alessio Crivelli del collettivo torinese Hackability, è un “concierge inclusivo” pensato per accogliere gli ipovedenti gravi negli alberghi e di fornire loro informazioni utili per il loro soggiorno.
Giulia Marani
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