LaMunt: il marchio che rende femminile l’abbigliamento da montagna

Creato da una donna per le donne, è anche impegnato nel migliorare le condizioni di lavoro nell'industria tessile. Ce ne ha parlato la fondatrice Ruth Oberrauch

A Bolzano c’è il quartiere generale, o per meglio dire “house of brands”, dei marchi del gruppo Oberalp, leader nell’abbigliamento per gli sport d’alta quota. L’edificio, concepito per essere energeticamente autonomo, è stato progettato dagli architetti Cino Zucchi e Filippo Pagliani con l’idea di sviluppare uno spazio composto da volumi dal profilo mistilineo, uniti da grandi vetrate e da una innovativa pelle di alluminio elettrocolorato, ricordando uno dei massicci dolomitici. Questa è anche la sede di LaMunt, il primo brand nato direttamente nel gruppo Oberalp, che decide di stravolgere l’idea degli sport d’alta quota, ritenuti sfidanti e unicamente maschili. Perché forza, potenza e ambizione sono i veri elementi per il raggiungimento di vette sempre più elevate. E le donne ne sono dotate quanto gli uomini. 

Le origini di LaMunt 

La mente dietro questa nuova realtà è di Ruth Oberrauch, fondatrice del brand e vice-presidente Oberalp Group (in foto). Con una formazione nell’ambito del brand management e anni di studio sulla sostenibilità, approda nell’azienda di famiglia, la Oberalp, e diventa responsabile del settore green in qualità di brand sustainability manager. Nel 2020 fonda LaMunt, la prima azienda d’abbigliamento per le donne amanti della montagna composta interamente da queste. Al centro di tutto sta la possibilità di connettersi con la natura e con il proprio sé interiore; così l’amore per l’alta quota diventa un “gioco da ragazze”, in cui le linee sinuose e i colori polverosi scardinano quello che per anni ha allontanato la femminilità da questo settore. Negli ultimi tempi, infatti, sempre più donne si sono avvicinate al mondo della montagna, dal trekking fino al climbing, e il turismo annesso a queste attività è in forte espansione. 

Il significato e l’impegno di LaMunt  

Il senso e le radici del marchio risiedono nel suo stesso nome: ‘LaMunt’ è un termine ladino, lingua della Val Badia, terra natale della nonna di Ruth a cui infatti dobbiamo l’essenza stessa del marchio che significa esattamente ‘la montagna’. Un legame profondo, tra luoghi e generazioni, che ricorda quanta cura sia necessaria per tutelare l’universo femminile e l’ambiente che lo circonda. Con lo stesso spirito è stato creato il principio LaMunt cares, che racconta con trasparenza l’impegno aziendale nel realizzare capi sostenibili, utilizzare materiali riciclati di alta qualità come il cachemire e, al tempo stesso, valorizzare il corpo delle donne. Un esempio è il ReMOCA Pad, l’imbottitura isolante sintetica ottenuta grazie al riutilizzo degli scarti di produzione di POMOCA, il brand Oberalp per lo scialpinismo. Altro passo, tanto importante quanto coraggioso, è stata la scelta di rinunciare da subito all’utilizzo dei PFC – componenti chimici non biodegradabili utilizzati in molti casi per rendere i prodotti impermeabili – poiché pericolosi per l’ambiente e per l’uomo. 

I progetti e il futuro di LaMunt 

Molto attivo sui social, il brand sta promuovendo il concept tailor-it-yourself che invita ogni donna, con forbici alla mano, a personalizzare la lunghezza e la vestibilità dei propri capi. Altri dettagli e accorgimenti per il corpo femminile vengono definiti nella fase di progettazione e ce li spiega la product developer Samuela Caldato, direttamente dal R&D di Montebelluna, sul Focus Moda & Fragranze di Artribune. Grazie a questi, il brand è diventato membro della Fair Wear Foundation, NOG impegnata nella promozione e nel miglioramento delle condizioni di lavoro nell’industria tessile. La presenza di LaMunt è già tangibile nel mercato europeo (Germania, Austria, Svizzera, Francia e Belgio) e in specifici cluster di distribuzione, come i negozi nelle località montuose e nelle boutique rivolte al lifestyle delle grandi città.  

Alessia Caliendo 

Chi è il fotografo Agostino Chiarucci 
Agostino Chiarucci è un laureando dello IED di Milano, con un trascorso formativo nell’ambito artistico. Utilizza la fotografia per imprimere i ricordi che vive durante le esperienze immersive nella natura, spinto dal forte legame con gli sport outdoor, in particolare ciò che riguarda l’alta quota. 

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Alessia Caliendo

Alessia Caliendo

Alessia Caliendo è giornalista, producer e style e visual curator. Formatasi allo IED di Roma, si è poi trasferita a Londra per specializzarsi in Fashion Styling, Art Direction e Fashion Journalism alla Central Saint Martins. Ha al suo attivo numerose…

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