I cinque anni di Tommaso Calabro a Milano. L’ultima mostra prima del trasferimento

Guidato dalla passione per il Surrealismo, il gallerista ripercorre la sua storia espositiva in un grande e variegato riassunto. Da Magritte a Leonor Fini, passando per Max Ernst

Al posto della presentazione introduttiva, una lettera di ringraziamenti. Un testamento artistico che rievoca affettuosamente il passato appena trascorso. A firmarlo è il gallerista Tommaso Calabro
Così ha deciso di aprire la sua ultima mostra in piazza San Sepolcro, che chiude un’epoca ma già preannuncia il prossimo futuro. Futuro che, come ci ha raccontato in una recente intervista, lo vedrà inaugurare ben tre nuove sedi. Sempre a Milano, ma in Corso Italia, e poi a Venezia e Feltre.
Le opere in mostra riassumono il passato, quasi a richiamare in presenza molti dei protagonisti di già esposti a Palazzo Marietti. Dal Surrealismo più onirico al contemporaneo e al pop, con nomi come quelli di Fontana e Man Ray.

Tommaso Calabro e il Surrealismo

La locandina magrittiana della mostra anticipa l’ampio spazio lasciato al Surrealismo: passione del Tommaso Calabro “collezionista”, prima ancora che obiettivo commerciale. Si comincia proprio con Stanislao Lepri, di cui tornano le nature morte in dialogo con Bruegel e i Fiamminghi della vicina Pinacoteca Ambrosiana. Accanto e in mezzo alle sue opere, quelle della compagna di arte e di vita Leonor Fini. Soggetti, stili, e composizioni, si richiamano a tal punto da richiedere quasi la firma per individuarne l’autore. 

René Magritte, L'explication, 1952
René Magritte, L’explication, 1952

La mostra sui cinque anni a Milano 

La rassegna prosegue lungoil filo conduttore degli artisti legati ai galleristi Carlo Cardazzo e Alexander Iolas. Alla memoria di quest’ultimo è dedicato proprio il finale della mostra, con la sua scrivania Liberty originale. Si va da Magritte Max Ernst, per ampliare la cerchia con CopleySol Lewitt, e altri loro contemporanei. Fino ad arrivare alla sfera elettromagnetica di Takis e a una delle macchine “che non servono a nulla” di Tinguely.
Un ultimo nome, che accoglie e saluta di fianco all’ingresso, è quello di Tiger Tateishi, uno dei tre che apriranno la prima mostra della nuova sede nel 2024. Artista giapponese, con un passato di pittura, fumetti manga, e una collaborazione con Sottsass alla Olivetti. È un invito a farsi incuriosire dalle sue tigri verde psichedelico, e dalle tele costruite come bandes dessinnées. Se ne vedranno presto altre in futuro. 

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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