L’edizione 2023 del Premio Michetti, nel segno di Mario Merz
Com'è andata l'ultima edizione del Premio Michetti? Lo abbiamo chiesto al presidente Andrea Lombardinilo. Vinto da Flavio Favelli, il premio ha preso quest'anno spunto da una frase di Mario Merz
Da una parte uno dei maestri della nostra tradizione, Mario Merz, che con i suoi “igloo” e le sue installazioni al neon a contribuito a rinnovare in maniera decisiva i linguaggi del secondo Dopoguerra; dall’altra una schiera di autori tra i più brillanti della scena contemporanea, scelti come “rappresentanti” di un nuovo modo di concepire la ricerca. Si riassume così la 74esima edizione del Premio Michetti, uno dei riconoscimenti artistici più longevi e prestigiosi del Paese, radicato sul territorio dell’Abruzzo ma ambizioso al punto da coinvolgere quest’anno figure istituzionali illustri del contesto nazionale.
Conclusosi lo scorso 1° ottobre con una mostra ospitata negli spazi del Museo Michetti di Francavilla a Mare, in provincia di Chieti, il premio ha visto quest’anno la presenza di dieci artisti, che hanno concorso per aggiudicarsi il riconoscimento: Sabrina Mezzaqui, Sissi Daniela Olivieri, Donatella Spaziani, Giuseppe Pietroniro, Luisa Rabbia, Pietro Ruffo,Daniele Puppi, Arcangelo Sassolino, Nico Vascellari e Flavio Favelli. E proprio quest’ultimo ha conquistato i favori della giuria, presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e composta da Costantino D’Orazio (anche curatore della rassegna espositiva finale), Bartolomeo Pietromarchi (direttore del MAXXI L’Aquila) e Federica Zalabra (direttore regionale Musei Abruzzo).
A poche settimane dalla chiusura del premio, dedicato quest’anno alla figura di Mario Merz – con il titolo della mostra tratto proprio da una citazione dell’artista: Libertà di avere tre idee contrastanti –, abbiamo intervistato il presidente della Fondazione Michetti Andrea Lombardinilo, per fare il punto della situazione e capire gli obiettivi del concorso in vista del domani.
Partiamo dal titolo-motto di questa 74esima edizione del premio: “La libertà di avere tre idee contrastanti”. Cosa vi ha spinto a prendere in prestito questa frase di Mario Merz?
L’aforisma di Mario Merz, grande interprete dell’arte contemporanea, esprime bene l’intento di ricerca perseguito dal curatore, Costantino D’Orazio, nel segno di un progetto volto ad abbattere steccati estetici, paradigmi concettuali, stereotipi espressivi. Non è un caso che l’edizione 2023 del Premio Michetti abbia spaziato dalla pittura alla scultura, dalla video-performance all’installazione concettuale, evidenziando un’assoluta libertà in termini di creatività e sperimentazione, nel solco di un grande innovatore dello spazio artistico quale è stato Mario Merz, la cui esperienza (anche umana) ha rappresentato un assoluto punto di riferimento per la storia dell’arte contemporanea italiana.
Il riferimento a Merz è singolare, quasi provocatorio. I dieci artisti che hanno partecipato al concorso sono tutti di una generazione per certi versi nata “in reazione” a quella dei grandi maestri degli anni Settanta e Ottanta.
Sì, è così, è un titolo provocatorio ma allo stesso tempo esortativo, che esprime la necessità di reagire alla lezione dei maestri, ma anche di tesaurizzarla e risemantizzarla. I vari aforismi di Merz che hanno accompagnato i visitatori lungo il percorso della mostra hanno creato un climax emotivo ed espressivo calibrato sulla dimensione estetica delle opere esposte, anche grazie alla ripetizione anaforica del sostantivo “libertà” e alla sequenza numerica di Fibonacci. Ciascuno degli artisti coinvolti ha esplicitato la propria proposta per il Premio nel segno di questa rivendicazione di autonomia e libertà.
Il Premio Michetti è uno dei riconoscimenti più longevi e prestigiosi del panorama italiano. Eppure, il 2023 sarà ricordato come un anno di svolta per il concorso, per le tante novità. A partire dalla giuria presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e dalla curatela di Costantino D’Orazio, figure che confermano la volontà di rendere il premio ancora più autorevole e di respiro nazionale.
Siamo molto soddisfatti dell’ottimo lavoro svolto da Costantino D’Orazio, non solo sul piano della selezione degli artisti e dell’allestimento del percorso espositivo, ma anche sul fronte delle collaborazioni avviate, con l’obiettivo di rendere il Premio un evento dalla portata nazionale.
Francavilla al Mare, città d’adozione di Michetti e sede storica del suo Cenacolo, non è collocata al centro dei circuiti mainstream dell’arte. Ma già da qualche anno, Pescara e l’Abruzzo si stanno segnalando per nuove e importanti proposte museali, con le quali il Premio Michetti vuol dialogare e interagire, per implementare il confronto, anche istituzionale. Senza contare, naturalmente, l’interazione con l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, con la quale contiamo di intensificare la collaborazione.
È alla guida del premio, in qualità di presidente della Fondazione Michetti, da due anni. Che istituzione ha trovato? Un quadro sui punti deboli e sulle potenzialità del Premio, tra passato e presente…
Ho rilevato la Fondazione Michetti al termine della pausa pandemica, con tutto quel che ne è conseguito sul piano operativo e gestionale. Ho trovate persone disponibili, che hanno voglia e passione per il brand Fondazione Michetti. La congiuntura economica induce comunque alla cautela e al risparmio. Al netto delle difficoltà contingenti, ho il privilegio di guidare una fondazione prestigiosa, che promuove uno dei premi di arte contemporanea più longevi d’Italia.
Quali sono, invece, gli obiettivi davanti a lei?
Ho due obiettivi prioritari: aumentare la cassa di risonanza intorno al premio e stabilire ulteriori collaborazioni istituzionali. Posso annunciare in anteprima il nome del curatore dell’edizione 2024: Simone Ciglia, professore presso l’Università dell’Oregon negli Stati Uniti. Sarà un’importante occasione per ampliare gli orizzonti operativi della Fondazione, nel segno di un rinnovato impegno sul versante della ricerca e della proposta museale, anche in considerazione del patrimonio di cui la Fondazione dispone.
Il Premio Michetti Giovani, novità di questo 2023, dimostra la volontà di consolidare la storia del riconoscimento, aprendolo altresì alle nuove pratiche e alle nuove generazioni. Quali desideri nasconde questa nuova sezione del concorso?
Il Michetti Giovani è una bella vetrina per gli artisti che si affacciano adesso sulla scena, e che grazie a questo spazio possono far circolare il proprio nome negli ambienti accreditati e far apprezzare le loro opere ad un pubblico eterogeneo. Il successo del Michetti Giovani, reso possibile dall’interlocuzione con Accademia di Belle Arti dell’Aquila, Direzione regionale dei musei e Maxxi L’Aquila, ci spinge a potenziare questa opportunità per le nuove generazioni di artisti. Sil prossimo anno saranno riproposti sia il Premio Michetti Giovani sia il Premio Digital Michetti, recependo le indicazioni del nuovo curatore.
Ambizioni nazionali, dicevamo. Eppure, resta cruciale il dialogo con le istituzioni del territorio abruzzese. La collaborazione con l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila ne è un esempio. Che sviluppi immagina per il premio su questo fronte?
È in corso una interlocuzione molto proficua con la Fondazione La Rocca, il Museo dell’Ottocento di Pescara e l’Imago Museum, che speriamo possa rafforzare lo spirito di collaborazione. Contiamo inoltre di potenziare i rapporti con il Maxxi L’Aquila, che già quest’anno ci ha fornito una serie di interessanti prospettive di sinergia. Tutto questo nel nome di Francesco Paolo Michetti, che aveva fatto del colloquio interdisciplinare tra le arti un elemento ineludibile di ricerca e di espressione, ben prima dell’avvento dell’intelligenza artificiale e della compenetrazione digitale di scrittura e immagine.
Alex Urso
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