Mary e lo spirito di mezzanotte: il film d’animazione con cui D’Alò ci porta in Irlanda
Dal 23 novembre al cinema c'è il nuovo film di Enzo D'Alò dal titolo "Mary e lo spirito di mezzanotte". Ambientato in Irlanda, è un racconto di formazione che coinvolge diverse generazioni di donne legate da tradizioni familiari
Il rapporto di una nonna con la sua nipotina, il valore del tempo che scorre, le generazioni che cambiano e le tradizioni che restano. Mary e lo spirito di mezzanotte è questo e molto altro. E il suo regista, Enzo D’Alò, è in formissima: il suo nuovo racconto d’animazione è stupendo. È un film che abbraccia l’attualità, la realtà, ma anche i sogni.
Un film che dà forma e movimento a quattro generazioni di donne chiamate a confrontarsi in – e con – un momento particolare della vita, un momento di passaggio e di nuovo principio. Mary e lo spirito di mezzanotte, nelle sale italiane dal 23 novembre con BIM Distribuzione, è tratto dal romanzo A Greyhound of a Girl (2011, edito in Italia da Salani) di Roddy Doyle, autore definito dalla stampa inglese come il migliore scrittore di dialoghi del nostro tempo.
Il film di D’Alò tratto dal romanzo di Roddy Doyle
“Quando ho iniziato a scrivere il libro ho immaginato una ragazza dell’età di mia figlia che incontrava il fantasma della propria bisnonna – mia nonna, una donna che io non avevo mai conosciuto che era morta trent’anni prima che io nascessi. Mia figlia
aveva 12 anni all’epoca e mia madre era viva e in salute, ma anche allegramente consapevole della sua mortalità”, racconta Roddy Doyle.
“Non credo nei fantasmi ma sono uno scrittore: tutti i personaggi sono fantasmi. La storia è cresciuta immaginando che la ragazza parlasse al fantasma e poi tornasse a casa da sua madre e poi visitasse sua nonna. Quell’assenza nella vita di mia madre stava diventando una storia piena di donne”.
La protagonista di questa storia e del film di D’Alò è Mary, ha 11 anni e un’incontenibile passione per la cucina: vuole diventare una grande chef. Sua nonna Emer, con cui ha un rapporto davvero speciale, la incoraggia a realizzare il suo sogno. Ma ogni percorso ha i suoi ostacoli, anche imprevedibili, e affrontarli può diventare un’avventura. Mary inizia così un viaggio che supera le barriere del tempo, dove quattro generazioni di donne avranno modo di confrontarsi e conoscersi profondamente. Una delicata storia di crescita, piena di ironia.
La cucina come tradizione e l’Irlanda come ambientazione
In Mary e lo spirito di mezzanotte viene utilizzata la cucina come metafora per raccontare l’importanza, che esiste ed è tangibile, nel tramandare le tradizioni, un passaggio che avviene da una generazione all’altra e qui tra una nonna e sua nipote.
La scenografia di tutto questo è l’Irlanda, un’ambientazione che è ben lontana da quella di D’Alò e che lui stesso motiva di averla scelta per andare verso qualcosa che ci riguarda tutti. Siamo o non siamo cittadini del mondo? Sì, lo siamo ma per esserlo veramente dobbiamo conoscere la nostra cultura e quella degli altri.
“Da un punto di vista paesaggistico e meteorologico l’Irlanda è un paese che è agli estremi”, commenta il regista. “Vedendo il film, se qualcuno non è stato in Irlanda potrebbe pensare che io abbia esagerato, ma è esattamente così. In Irlanda piove e un minuto dopo c’è uno splendido arcobaleno o il sole che sta sorgendo, e poi dopo piove di nuovo e non è neanche una pioggia così fastidiosa, è leggera. Noi vedevamo in media tre o quattro arcobaleni al giorno. Siamo stati lì 3 o 4 mesi. È lì che abbiamo lavorato e ci siamo un po’ impregnati della cultura irlandese che è fatta di una grande tradizione e una consuetudine a sentire sempre una presenza spirituale attorno”.
Un road movie dei sentimenti
Mary e lo spirito di mezzanotte non è un road movie, ma è pur vero che è un road movie dei sentimenti, è un percorso tra una fase e un’altra della vita, è un salto nel passato e un tuffo nel presente. “Io sono affascinato un po’ dai viaggi di formazione, li trovo una grande metafora. Il fatto che il viaggio rappresenti il desiderio di trasformazione, di crescere, di conoscere, per cui giustamente perdiamo anche di vista il punto di arrivo.
Per noi è interessante il percorso che compiamo per andare da un punto all’altro, è questo è tipico anche dei bambini. Noi adulti quando facciamo un viaggio pensiamo a dove dobbiamo arrivare, per i bambini ogni passo, ogni metro è una conquista e questo è da ispirazione”.
E continua a raccontare D’Alò: “Mi piacerebbe che anche il pubblico vedesse queste cose, che sentisse la trasformazione che avviene nei personaggi di Mary e Scarlett, sua madre, che lo vedessero come un viaggio iniziatico, che le porta a scoprire delle cose che pensavano non fossero possibili. In questo abbiamo il ruolo importante di Tansey e anche di Emer, la nonna: per lei ogni momento passato è importante e questo lo trasmette agli altri molto facilmente”.
Margherita Bordino
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