Luigi Ghirri in mostra a Milano. Una storia di fotografia e amicizia
La rassegna al Centro Culturale di Milano è l’occasione per scoprire il profondo legame tra i fotografi Luigi Ghirri e Giovanni Chiaramonte, curatore della mostra da poco scomparso
Oltre a essere una mostra di qualità, con 90 opere original print and vintage, Luigi Ghirri. Nostalgia del futuro. L’immagine necessaria, allestita nella sala espositiva del Centro Culturale di Milano (CMC), è la storia di un’amicizia. Quella fra Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992), appunto, e Giovanni Chiaramonte (Varese, 1948 – Milano, 2023), curatore della mostra e compagno di cammino, morto proprio a ottobre 2023. La rassegna, ideata da Camillo Fornasieri, direttore del CMC, e organizzata in collaborazione con CSAC Università di Parma, propone un’interessante scelta di opere, raramente in mostra, tra cui alcune polaroid inedite di grande formato (80x60cm) realizzate ad Amsterdam. Lavori di grande valore, che riescono a testimoniare l’universo esistenziale ed estetico di Ghirri.
Luigi Ghirri nelle parole di Giovanni Chiaramonte
Chiaramonte ha scritto un lungo testo in cui fa riferimento all’intera parabola dell’amico, entrando nei dettagli delle sue scelte e del suo muoversi in maniera straordinaria tra il mondo della fotografia e quello dell’arte. Racconta del loro incontro all’inizio dei Settanta. “In cima a un alto blocco, tratto da un familiare cofanetto in tela rilegato a mano e intitolato Paesaggi di cartone, è questa la prima immagine di Luigi Ghirri che ho visto nel settembre del 1973 al Diaframma di Milano diretto da Lanfranco Colombo, la prima galleria in Europa dedicata alla fotografia. Quella immagine, con l’intera sequenza, mi rese evidente e ineludibile, in quanto già avvenuta, la distruzione del mondo secondo natura, il venir meno della fisicità del reale e il suo svanire dietro la superficie illusoria di una simulazione straordinaria e omologante che aveva dato vita a una nuova creazione fatta di seducenti figure artificiali, in un moltiplicarsi di segni invasivo e senza fine, quindi senza un fine, senza un senso, senza origine come senza destino. Ero di fronte a ciò che Pier Paolo Pasolini aveva profeticamente indicato come i primi atti del dopo storia, quelli in cui il poeta e regista ormai senza pace s’aggirava ‘più moderno d’ogni moderno a cercare i fratelli che non sono più’”. Da lì a poco sarebbe iniziata una profonda amicizia, fatta di incontri, confronti, discussioni, che avrebbe dato vita ad avventure fotografiche ed editoriali di grande peso, non ultima Viaggio in Italia nel 1984. Ghirri è stato un autore con una produzione sterminata di cui qui ci viene offerto un interessante taglio, in cui un ruolo determinante ha avuto anche Carlo Arturo Quintavalle, fondatore nel 1968 del Centro Studi e Archivio della Comunicazione, che ha curato nel 1979 alla Scuderia della Pilotta di Parma una retrospettiva di 700 immagini del grande maestro, che da quel momento avrebbe occupato un significativo ruolo nella storia dell’arte e della fotografia italiana.
Angela Madesani
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