Sono 3 anni dalla morte di Maradona: “ora bisogna tutelare il murale ai Quartieri Spagnoli di Napoli”
Il 25 novembre 2020 moriva Diego Armando Maradona, leggenda del calcio la cui figura si lega in maniera indissolubile a Napoli, per la cui squadra ha giocato dal 1984 al 1991. Il murale ai Quartieri Spagnoli testimonia questa storia, e rappresenta un patrimonio da tutelare e valorizzare
A Napoli, a ridosso della collina di San Martino, scendendo giù da Corso Vittorio Emanuele e ancora più giù dalle storiche e uniche pedamentine della città, tra Montecalvario e la “Pignasecca”, c’è il luogo più sacro e profano per il popolo partenopeo, dove trentatré anni fa il giovanissimo street artist Mario Filardi realizzava sulla facciata di uno degli edifici The big Face of Maradona. Nel 1990, alla finale della Coppa Italia, il popolo dei Quartieri Spagnoli commissionava a Mario Filardi – cameriere con la passione per la pittura – la realizzazione di un murale sul prospetto di uno dei fabbricati dell’ex Largo degli artisti, oggi Largo Maradona, in omaggio al Pibe de oro. Il prossimo 25 novembre, prima del derby Atalanta-Napoli, Napoli celebrerà il campione a tre anni dalla sua scomparsa. Una celebrazione in Largo Maradona tra il murale, in ultimo restaurato dall’artista argentino Bosoletti e l’Iside velata – a fianco, sulla parete del secondo edificio –, che l’artista realizzò contestualmente al restauro del murale in via Emanuele De Deo. Il match Atalanta-Napoli sarà trasmesso su un maxischermo proprio in Largo Maradona, sotto gli occhi del calciatore argentino che per il popolo napoletano e i turisti in pellegrinaggio vien prima del Cristo Velato, della Flagellazione di Caravaggio a Capodimonte, della Napoli sotterranea e persino del Duomo e del Museo del Tesoro di San Gennaro. Misticismo? Profanità? Divismo?
Il murale di Maradona a Napoli. Un’opera diventata icona
Dopo gli scontri e gli allarmi risalenti allo scorso marzo per l’incontro tra il Napoli e l’Entracht Francoforte – in cui il murale di Maradona è stato uno degli obiettivi dei tifosi tedeschi che minacciavano di deturpare l’opera diventata il simbolo partenopeo in tutto il mondo –, il Comune di Napoli ha rafforzato le misure di sorveglianza e ha predisposto anche un piano di viabilità pedonale per regolamentare il flusso turistico che quotidianamente varca la soglia dei Quartieri spagnoli per salire verso Largo Maradona, in un ginepraio di altarini, edicole, bandiere argentine, fotografie e luminarie “a devozione” del ragazzo d’oro, in un festoso e composto pellegrinaggio verso la “corte dei miracoli”. Il Murale compare nelle guide turistiche della città e l’opera ha avuto un riconoscimento solo postumo alla morte dell’autore, avvenuta nel 2016, con il restauro di Bosoletti che recuperò (grazie anche alla solerzia artigiana di Salvatore Iodice) il volto sbiadito sul buco della finestra perennemente chiusa, con il ritratto di Maradona sulle due ante e la capigliatura rinfoltita. Il Murale non è il calcio metafisico di Carrà, o un fallo di Rousseau e su di esso grava ora una Legge d’autore superiore alla “forza di gravità” giuridica. Un riconoscimento attribuito da un’operazione di acquartieramento che rende l’opera priva di un riconoscimento “illegale”, al pari del Bambino migrante di Banksy. Intanto, in attesa delle celebrazioni del 25 novembre, la Regione Campania nello scorso maggio ha approvato la legge regionale in materia di disposizioni per la valorizzazione, promozione e diffusione della Street Art.
Daniela Cardone
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati