COPY, la prima rivista di moda realizzata dall’intelligenza artificiale
In questo 2023 in cui si è parlato molto di Intelligenza Artificiale poteva mancare una rivista con testi, foto e didascalie fatte dall’AI? Proprio no. E allora ecco la storia di “COPY”, il primo fashion magazine realizzato con Midjourney e ChatGPT. Però la creatività umana non è del tutto espulsa
In questo 2023 monopolizzato dal dibattito sulle Intelligenze Artificiali poteva mancare una rivista di moda pubblicata grazie a queste tecnologie? Una risposta è arrivata lo scorso agosto 2023 quando in Svezia il 41enne creative director Carl-Axel Wahlström ha dato alle stampe il semestrale cartaceo COPY, quello che lui definisce “il primo AI fashion magazine”.
I contenuti del primo magazine di moda fatto con l’intelligenza artificiale
“Niente di quello che vedi qui è reale”. È la prima frase che si legge sfogliando il voluminoso magazine COPY (333 pagine per questo primo numero, 30€). Ciononostante è difficile credere a questa affermazione. Le modelle, i loro nomi, i look sembrano così reali da disorientare. Tanto reali quanto, però, stranamente perfetti. La rivista è suddivisa in una serie di nove editoriali a tema, come un comune magazine di moda: c’è quello sulla cosmetica, quello ambientato nel mondo della Formula 1, quello dedicato ai milionari degli Hamptons e uno – grande classico – sulle donne in carriera. La carta è di pregio, le foto sono di qualità, una parte dello sfoglio si presenta patinato e una parte opaco. Una cosa però accomuna tutte le pagine: le foto non sono state scattate da nessuno, le modelle non esistono, testi e didascalie non hanno un autore. Tutto è frutto di istruzioni impartite a Midjourney per le immagini e a ChatGPT per i testi.
In realtà l’obiettivo iniziale dell’ideatore di COPY, Carl-Axel Wahlström, è quello di far emergere le potenzialità che derivano dalla sinergia tra creatività umana e intelligenza artificiale. Il progetto editoriale poi è andato avanti nei suoi propositi diventando una piattaforma utile per alcune riflessioni sul sistema della moda, oltre che un dispositivo che riesce anche ad ironizzare sugli eccessi di questo mondo.
La nascita di COPY, la rivista di moda fatta dall’AI
Quando Wahlström ha iniziato ad interfacciarsi con l’AI, non lo stava facendo per realizzare una rivista: stava giocando come tutti abbiamo fatto con ChatGPT negli scorsi mesi, ne era semplicemente incuriosito. “Sono rimasto sbalordito e innamorato da tutta questa tecnologia” spiega in un’intervista rilasciata a Business Insider il 6 settembre 2023. Qualcosa poi è cambiato. Dalla curiosità è nata l’idea.
Scorrendo le pagine ci troviamo davanti a sguardi magnetici di donne di etnie diverse, a zigomi alti e guance rosa, volti scolpiti con maestria, lunghi capelli biondi, neri, rossi, arruffati, lisci, sciolti o raccolti, labbra carnose e sorrisi che splendono colpite dal flash dalla macchina fotografica.
Wahlström ha lavorato con il software Midjourney per creare queste immagini che però successivamente sono state ritoccate da persone in carne ed ossa. “Per ultimare le modifiche su un’immagine” racconta a Business Insider “sono state necessarie anche dieci ore di lavoro”. Intelligenza artificiale sì, ma evidentemente affiancata da tanta artigianalità editoriale.
Il comportamento dell’intelligenza artificiale sulle immagini della moda
Midjourney è uno dei più utilizzati software di intelligenza artificiale per la produzione di immagini a seguito di istruzioni. In realtà Midjourney non crea immagini nuove bensì, in base alle indicazioni che riceve, rielabora foto reperite in internet per produrne di nuove apparentemente originali. Se dunque si chiede all’intelligenza artificiale di “creare” fotografie di modelle, questa ci restituirà immagini che sono il risultato di canoni di bellezza, stereotipi e standard estetici comuni esistiti dalla nascita di internet ad oggi.
Midjourney appare quindi come lo specchio dell’immaginario negli ultimi 20 anni: un continuo guardare all’estetica del passato e riproporla. “Se si chiede a Midjourney di realizzare una collezione di moda collocata nel 2022, l’AI non sa bene cosa fare. Ci sono invece molti più elementi in rete per rielaborare riferimenti alla moda degli anni Ottanta o Novanta” spiega Wahlström nell’intervista di agosto 2023 per Vogue.
COPY. Progetto editoriale riflessioni e ironia
Il progetto si presta ad una serie di interrogativi che sono stati anche gli interrogativi del fondatore. COPY, mostrandosi come riassunto degli ideali estetici degli scorsi decenni, dimostra anche come questi siano stati a loro volta influenzati dalle mode. È sana la ricerca del conformismo a tutti i costi se poi tutto è destinato a mutare? L’AI potrebbe aiutare a superare stereotipi e cliché sull’estetica della donna?
Questa profondità di riflessioni non era tuttavia tra gli obiettivi principali del primo numero di COPY. Sfogliando il magazine e leggendo le didascalie appare evidente come Wahlström abbia puntato piuttosto ad ironizzare, provocare e interrogare l’industria della moda e dell’immagine. Nel mirino anche il mondo della cosmetica e gli eccessi circa l’ostentazione del denaro. “Chi ha bisogno della fata madrina di Cenerentola quando dispone di una carta di credito e di un gusto pazzesco?”, chiede una delle didascalie.
Laura Buratti
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