Una sociologia delle sottoculture digitali nella mostra di Federica Di Pietrantonio a Roma
The Gallery Apart torna a scommettere su Federica Di Pietrantonio (e vince). La sua mostra è un viaggio intimo e intenso nelle culture di internet, nelle comunità marginali e nelle identità digitali
Federica Di Pietrantonio (Roma, 1996) si sta rapidamente imponendo sulla scena artistica contemporanea grazie a uno stile unico, che attinge all’estetica di internet e sviscera la tematica sempre più affascinante e attuale della sociologia delle sottoculture digitali. The Gallery Apart, spazio espositivo della Capitale dedicato al sostegno della ricerca dei giovani artisti, è tra i primi a riconoscerne il potenziale, dedicandole, nel 2020, la prima personale My life as yours. Oggi, Di Pietrantonio torna nella galleria del suo debutto con un’esposizione che indaga il rapporto tra umanità, tecnologia e identità, con un approccio che sfuma i confini tra l’individuale e il collettivo, l’intimo e il sociologico.
La mostra di Federica Di Pietrantonio a Roma
You lost me raccoglie opere video, fotografie digitali e dipinti, tutti accomunati dall’interesse per le comunità liminali, quelle di internet, quelle degli hikikomori, dei gold farmers, dei neet (not engaged in education, employment and training). Così il titolo si carica di senso: è l’individuo che vive isolato a perdere la società, o è la società che sceglie di perdere, di escludere intere sottoculture?
Tra le opere esposte in mostra, anche il risultato della recente residenza presso la SODA – School of Digital Arts di Manchester in collaborazione con la Quadriennale di Roma: si tratta di un video, il secondo capitolo della trilogia realizzata attraverso il motore grafico del videogioco Farming Simulator 22. Modificando il software con tecnologia modding, in modo da variare completamente la mappa e le condizioni meteorologiche, l’artista crea l’ambientazione. L’opera viene poi costruita sulla raccolta delle testimonianze di membri delle comunità online, che vanno a comporre lo script narrativo del video, narrato da una voce (la stessa dell’artista, rielaborata dall’intelligenza artificiale). Il collage di racconti delinea l’identità di un personaggio anonimo alle prese con la perdita di senso della realtà.
Identità al margine, tra reale e virtuale da The Gallery Apart
In parallelo, una serie di fotografie digitali scattate all’interno del videogioco e percorsi dall’artista vengono contestualizzate da testi reperiti online scritti dai gold farmers, ovvero chi impiega ingenti quantità del proprio tempo ad acquisire moneta virtuale giocando online, per poi convertirla in moneta corrente. Qui, il rapporto reciproco tra reale e virtuale si fa sempre più sfumato. Infine, il pian terreno della galleria ospita la serie più recente dell’artista: dipinti a smalto e olio su tela che giocano con il pieno e il vuoto, la presenza e l’assenza. Un vero e proprio corteggiamento dicotomico che si riflette nella continuità del reale e del virtuale, dell’online e nell’onlife.
Laura Cocciolillo
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