Visitare la mostra Reversos, al Museo del Prado, è come oltrepassare lo specchio di Alice nel Paese delle Meraviglie. Si entra, infatti, in un’altra dimensione, diversa rispetto alla fruizione tradizionale della pittura, accedendo a una serie di immagini e di informazioni normalmente riservate agli addetti ai lavori. Le immagini occulte, enigmatiche o curiose, talvolta anche sorprendenti e misteriose che appaiono sul retro dei dipinti.
Reversos: la mostra al Prado di Madrid
Nella storia dell’arte, molti hanno dipinto su entrambi i lati della superficie pittorica, per ragioni di economia di mezzi, oppure solo come prova o semplice studio. In generale, il lato B di una tavola o di una tela porta impressi sigilli, etichette o scritte che permettono di identificarne le proprietà, le vendite, i prestiti, gli inventari, i trasporti; ma anche note dell’autore o segni più o meno evidenti del processo creativo. Il progetto di Miguel Ángel Blanco (Madrid, 1958) – artista naturalista spagnolo al quale il Prado ha affidato la cura della mostra – non è solo quello di svelare al pubblico il retro di un centinaio di opere, dall’antichità ai giorni nostri. “Mettere a nudo” i quadri della collezione e dei depositi del museo ed esporre alcuni importanti prestiti internazionali – come l’Autoritratto come pittore di Van Gogh del Museo di Amsterdam o la celeberrima Maschera vuota di René Magritte, proveniente da Düsseldorf, mai esposti prima in questa sede – serve per dimostrare che ilrecto di un’opera d’arte può avere un valore estetico, semantico e documentario pari, se non talora persino superiore al suo verso.
Da Las Meninas a Fontana e Pistoletto
Il concept è frutto di un’indagine durata sette anni, il cui punto di partenza è Las Meninas di Velázquez, icona del museo. Una buona porzione del celebre capolavoro è infatti occupata dal dorso di una tela che l’autore stesso sta dipingendo. La mostra si apre proprio con la copia contemporanea del retro de Las Meninas – Verso (las Meninas) – opera concettuale firmata dal brasiliano Vik Muñiz nel 2018. Strutturata per capitoli tematici, prosegue con una serie di ritratti o autoritratti di pittori dietro alla tela, fra i quali spiccano un piccolo Rembrandt, Artista nel suo studio (dal Museum of Fine Arts di Boston), che ricorda per atmosfera il quasi coevo Velázquez de La Meninas; agli antipodi temporali, il bellissimo Cavalletto con tela che Michelangelo Pistoletto applica a uno dei suoi celebri specchi (prestito del Museo Reina Sofia). L’opera più antica in mostra è una tavoletta quattrocentesca di Beato Angelico del Prado, Il Funerale di Sant’Antonio Abate, il cui retro è tappezzato di antichi timbri ed etichette; la più recente, invece, sono tre libri-scatole (della serie La Biblioteca del Bosco) realizzati dallo stesso curatore Miguel Angel Blanco nel 2020, raccogliendo la polvere accumulata sul dorso della Trasfigurazione del Signore, opera di Penni e Giulio Romano. Nel mezzo, senza ordine cronologico né gerarchie di autori, si susseguono e dialogano tra loro tele, tavole, fotografie e opere di epoche e materiali diversi, firmate anche da grandi artisti come Tiziano, Albani, Tiepolo, Mengs, Bronzino, Annibale Carracci; e ancora Goya, Kirchner, Fontana, Mirò, Tàpies e Sophie Calle, alcune delle quali mai viste prima al Prado.
Reversos: il percorso espositivo
Impossibile enumerare le tante curiosità e le sorprese di questa mostra davvero appassionante. Graziosi trompe l’oeil, come Il gatto goloso che attraversa la tela per mangiarsi le aringhe, olio su tela di Luis-Leopold Boilly del 1800; intense istantanee come Georgia O’Keeffe di spalle che carica due tele, fotografata nel 1921 da Alfred Stieglitz; immagini proibite, come la Monaca inginocchiata del pittore barocco Martin van Maytensche, sul retro della tavoletta la dipinge di spalle con le natiche nude; o il caso di duplicazioni fantasma come quella sul retro dell’autoritratto attribuito all’italiano Orazio Borgianni (1600-10), immagine del catalogo. E, infine, per dimostrare che anche la scultura può avere un lato B, il Prado espone l’interno dell’armatura estraibile di Carlos V y el furor, bronzo di Leone Leoni (1551-55) che campeggia nella sala antistante la Galleria Centrale.
Il tema trattato, così come il percorso di visita libero e aperto, la presenza di autori contemporanei e il tipo di allestimento immerso nell’oscurità, tra pareti dipinte di nero, sono inusuali per il Prado. Una serie di piedestalli ben illuminati permette di ammirare i tanti dipinti bifronti, così come ogni recto e il suo corrispondente verso, valorizzando anche il tipo di supporto delle opere. Si scopre, infatti, che la tela e il legno sono solo due dei tanti materiali naturali usati per dipingere insieme a lavagna, rame, vetro, ceramica, cera, terracotta e persino il sughero.
In questa esplorazione intima del quadro come oggetto tridimensionale non poteva mancare un’attenzione al telaio, sia come supporto sia come simbolo di Cristo, per i frequenti incroci di asticelle. E tra i telai, colpisce un frammento piuttosto ammalorato del supporto originale pieghevole di Guernica, di Picasso, ritrovato negli ultimi anni e oggi conservato al Reina Sofia.
Federica Lonati
Madrid//fino al 3 marzo 2023
Reversos
Museo del Prado
www.museodelprado.es
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