Breve storia (sofferta) di Palazzo Marino a Milano. Che ora verrà restaurato
Mentre si annuncia il ritorno a nuovo di tutte le facciate del palazzo cinquecentesco, ripercorriamo la storia piena di insidie, ma a lieto fine, della sede storica dell'amministrazione comunale meneghina
Tornerà allo splendore originario il cuore civico di Milano, quel cinquecentesco Palazzo Marino che è sede dell’amministrazione comunale sin dalla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861. El Marin, come lo chiamano i milanesi, sarà restaurato in tutte le sue facciate, sia quelle esterne su piazza della Scala, piazza San Fedele, via Case Rotte e via Marino sia quelle interne sul Cortile d’onore grazie a una donazione da due milioni del gruppo Tod’s. Un rinnovato lieto fine per un Palazzo che ha vissuto tante peripezie ed è stato risollevato da alcuni degli esponenti più interessanti della Milano dell’età moderna.
Una breve storia di Palazzo Marino
Commissionato dal banchiere e commerciante genovese Tommaso Marino, Palazzo Marino venne costruito fra il 1557 e il 1563 su progetto dell’architetto Galeazzo Alessi per ospitare oltre a Marino anche la moglie Bettina Doria e i cinque figli (una delle quali sarà poi madre della Suor Virginia De Leyva che ispirò la Monaca di Monza). Riccamente decorato e sfacciatamente opulento – anche grazie all’intervento di molti degli scultori già impiegati nella Fabbrica del Duomo – l’edificio storico vantava nel cortile del palazzo molte sculture ispirate alle Fatiche di Ercole e alle Metamorfosi di Ovidio, oltre agli affreschi e stucchi interni realizzati da artisti come Aurelio Busso e Ottavio Semino. Il palazzo non era molto amato dai milanesi, che nel 1560 impedirono a Marino con una sollevazione popolare di aprire una nuova strada dall’ingresso principale (allora su piazza San Fedele) fino a Piazza dei Mercanti.
Quando Marino morì, la famiglia sprofondò nei debiti e il palazzo venne pignorato dal governo austriaco. Durante gli anni della peste manzoniana la residenza nobiliare cadde in rovina, e fu quindi ceduta agli eredi del banchiere Carlo Omodei, che non ci vissero mai. Su volontà di Pietro Verri il palazzo tornò poi nelle mani dello Stato, che realizzò i primi restauri e completò la facciata verso via Case Rotte sotto la rigida supervisione di Giuseppe Piermarini. Liberata la Lombardia dagli austriaci nel 1859, il palazzo passò al Comune (che allora era a Palazzo Carmagnola), e venne bandito un concorso per restaurare la facciata sulla nuova Piazza della Scala, con l’approvazione nel 1888 del progetto di Luca Beltrami. A questo primo intervento ne seguì un secondo, radicale, alla fine della Seconda guerra mondiale per ripristinare le parti abbattute dai bombardamenti del 1943. Da allora gli ultimi interventi di restauro condotti sull’edificio, con gli allestimenti interni e le decorazioni di alcune sale, risalgono agli anni 1998-2002.
I lavori di restauro a Palazzo Marino
“Palazzo Marino è parte dell’identità di Milano, un luogo rappresentativo della sua storia, dei valori collettivi e condivisi e dello spirito con cui ha affrontato le sfide dei tempi e nel tempo si è trasformata”, ha ricordato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. “L’intervento che si aprirà a breve in piazza della Scala ha un particolare rilievo certamente per il valore del recupero monumentale ma soprattutto perché riguarda il cuore civico della città e il legame dei milanesi con la loro casa”. La società vincitrice del bando pubblico – l’agenzia Jesurum-Leoni Comunicazione di US-The Future is now srls, che realizzerà gli interventi grazie all’acquisto dei diritti di immagine da parte di Tod’s – ha indicato l’impresa esecutrice dei lavori, progettisti, architetti e restauratori che seguiranno il restauro (con ponteggi della durata massima di 16 mesi, su cui sarà esposto il brand del gruppo). “Il restauro di Palazzo Marino, che tutti i cittadini considerano la loro casa, ci permette di dare un segnale di affetto e gratitudine a Milano e ai milanesi”, ha commentato Diego Della Valle, presidente e Ad del Gruppo Tod’s. Durante i lavori, seguendo la tradizione di apertura alla cittadinanza del palazzo, sarà possibile seguire le fasi del restauro grazie a iniziative di cantiere aperto, rendendo allo stesso tempo più noti al grande pubblico la storia e il valore dell’edificio.
Giulia Giaume
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