Una importante mostra su van Gogh ad Amsterdam per scoprire un particolare corpus di dipinti

Negli anni Ottanta dell’Ottocento, le rive della Senna presso Asnières furono teatro di un nutrito gruppo di pittori, tra cui Vincent van Gogh, Signac e Seurat. Lo racconta una mostra nel museo dedicato al pittore olandese

In collaborazione con The Art Institute of Chicago, la grande mostra Van Gogh along the Seine considera per la prima volta le opere realizzate da van Gogh (Zundert, 1853 – Auverse-sur-Oise, 1890) nei dintorni di Asnières come un corpus separato, e lo pone a confronto con quattro pittori contemporanei che lavorarono negli stessi luoghi, concludendo le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del Van Gogh Museum. 

I pittori francesi ad Asnières 

Sul finire dell’Ottocento, Asnières era un piccolo villaggio appena a nord-ovest di Parigi che si stava lentamente trasformando in sobborgo industriale. Fra il 1881 e il 1890 cinque artisti – Vincent van Gogh, Georges Seurat, Paul Signac, Emile Bernard e Charles Angrand – concentrarono la loro attenzione su quel villaggio e i suoi dintorni immediati dintorni: Clichy, Courbevoie, Levallois e le isole della Grande Jatte e di Saint-Ouen. Quei forti contrasti fra la campagna e l’industria, il profumo dei fiori e l’acre dodore delle ciminiere, il lavoro e il tempo libero, costituivano un ambiente stimolante che alimentava la creatività, come scrisse van Gogh al fratello Theo da Anversa poco prima di trasferirsi a Parigi: “Come l’incontro degli estremi mi dà nuove idee: gli estremi, la campagna nel suo insieme e il trambusto qui [in città]”. Dei cinque, Seurat fu il primo a interessarsi a questi sobborghi già nel 1881, poi entro il 1884 seguirono Bernard e Signac, mentre Angrand esplorava l’Ile des Ravageurs per la prima volta nel 1885, spingendosi fino a Saint-Ouen. Infine, nella primavera del 1887 giunse van Gogh, che lavorò fra Asnières e Clichy per un periodo di tre mesi, da maggio a luglio del 1887. Ma già l’anno successivo quasi tutti avevano lasciato Asnières, ad eccezione di Bernard. Per quanto breve, fu un periodo importante per la storia dell’arte europea, ricostruito in questa bella mostra di studio che conta ben 75 opere, molte delle quali mai esposte prima nei Paesi Bassi.

Il soggiorno di Van Gogh ad Asnières

Quei tre mesi furono formativi sotto diversi aspetti: van Gogh percorse quasi ogni giorno le tre miglia dalla sua casa a Montmartre, per recarsi nel villaggio campestre, portando con sé la sua attrezzatura da pittore; visse questo periodo come una “campagna pittorica”, in cui scoprire nuovi soggetti e sperimentare intensamente con stile e colori. E infatti, le tele di Asnières e Clichy rivelano un allontanamento radicale dalla tavolozza sobria associata ai primi anni olandesi legati al realismo. Adesso, pennellate fluide e pastose e colori brillanti sono l’alfabeto del suo nuovo stile. Il soggiorno ad Asnières fu il primo passo di van Gogh verso l’osservazione della natura per sperimentare nuovi soggetti; da allora, attese con trepidazione il ritorno della primavera, con il risveglio delle gemme e dei fiori, come testimoniano i dipinti quali Papaveri in un campo di grano (1887). Asnières, avvicinò più che mai l’olandese all’Impressionismo; qui dipinse soggetti accattivanti come le barche ormeggiate sul fiume, i giochi di luci e ombre delle banchine, dei ponti e del treno in transito, così come un allegro ristorante. Un insieme esaltato dalla freschezza della tavolozza. Nel corso del soggiorno, van Gogh realizzò una quarantina di opere, molte delle quali purtroppo perdute perché l’artista stesso le utilizzò come base per altri dipinti.

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Asnières e l’avanguardia francese

A differenza degli impressionisti, che di tanto in tanto rappresentavano il lavoro oneroso che accompagnava l’ascesa dell’industria, Bernard, Seurat, Signac e Angrand, come del resto lo stesso van Gogh, spesso ignoravano questo aspetto;  per loro, gasometri e fabbriche erano soggetti moderni interessanti soltanto nel loro contrasto con il paesaggio campestre, ma il loro sguardo non si estende oltre il dato architettonico. Ciò detto, per Seurat, il passaggio dai motivi rurali a quelli suburbani ha significato una maggiore presenza umana nei suoi dipinti e una tavolozza dai colori più caldi. Ma le frequentazioni della Grande Jatte e le rive della Senna sono state anche utili per mettere a punto il pointillisme e innovare l’Impressionismo. Su questa china lo seguì Signac, per il quale il soggiorno nei sobborghi corrispose al definitivo abbandono dello stile fluido e vigoroso delle tele precedenti a favore di una tecnica più controllata e sempre più precisa nello stile. Per quanto riguarda i paesaggi di Asnières, con i loro forti contrasti, questo passaggio al Neo-impressionismo lo allontanò definitivamente da ogni inclinazione al sentimentalismo o alla riflessione sui potenziali danni dell’industria sulla campagna. Per Bernard, Asnières cadeva all’inizio della sua carriera pittorica; se i suoi primi lavori testimoniano la conoscenza dell’arte e della letteratura naturalista, e un interesse sociale verso la piaga della povertà, qui rimase affascinato dalle innovazioni di Seurat e Signac, e si cimentò in vedute della Senna caratterizzate da una pennellata dinamica e giochi cromatici fra il blu, il viola e l’arancione, in linea con la teoria dei colori dei contrasti complementari che era popolare tra gli impressionisti. E nel dipinto Pescatore in barca (1886), Bernard unisce la sua affinità verso le classi sociali più umili con i suoi esperimenti con le moderne tecniche pittoriche. Fu infatti un Neo-impressionista con frequentazioni del pointillisme, ma da van Gogh assorbì anche l’interesse per la semplificazione formale delle stampe giapponesi. Più tardi, avrebbe influenzato persino Gauguin, nel modo di ritrarre la figura umana. Infine, Angrand trovò ad Asnières un nuovo approccio al paesaggio: Sull’Ile des Ravageurs(1885) è un dipinto “disordinato” ma organizzato, caratterizzato da un forte dinamismo prodotto dalle verticali dei cespugli e lo schema di luci e ombre attraverso la scena che crea un senso di profondità. Punto di partenza per formulare la sua propria definizione di dipinto: “Un dipinto deve essere soprattutto una composizione, in altre parole un’organizzazione mentale delle linee, delle forme e dei colori per creare un’armonia espressiva”. Ma già nel 1886 anch’egli virò verso la lezione di Seurat, abbandonando le pennellate pastose e le armoniose miscele di colori in favore di un’esecuzione neoimpressionista uniforme, anche se tecnicamente ineccepibile. Paradossalmente, le calde e vibranti atmosfere di Ansières videro nascere un’avanguardia pittorica che si allontanò sensibilmente dall’aspetto emotivo impressionista, per trattare la realtà come un dato al limite dello scientifico.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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