Il giardino lunare di Marta Abbott in mostra a Roma
Una mostra da percorrere a lume di candela o al chiaro di luna quella di Marta Abbott da Gaggenau. Fra cianotipie, inchiostri naturali, ceramica e foglia d'oro
Dopo essersi classificata al secondo posto al Premio Cramum 2022, Marta Alexandra Abbott è stata scelta dal curatore Sabino Maria Frassà per la sua nuova mostra personale da Gaggenau Elementi a Roma. Al centro di Moon Garden si trova l’immaginazione umana in contemplazione estatica della natura, in cui i giardini lunari sono il sottotesto poetico.
Le cianotipie di Marta Abbott
Rivoli d’inchiostro e ai rigogliosi bouquet imperlano le composizioni fotografiche dell’artista ceco-americana, nata ad Amsterdam poi vissuta a New York, per poi trasferirsi a Roma nel 2012.
Partendo dalla passione per la fotografia analogica – stampa i suoi scatti su fogli di plastica trasparenti – Abbott approda alla cianotipia, intervenendo sull’immagine con inchiostri naturali che lei stessa produce con piante e ingredienti organici. I risultati sono opere suggestive, dove punti ritmati, ombre di boccioli di campo, petali di campanule, margherite e calendule si trasformano in paesaggi astratti, nebulose interstellari o galassie lontane anni luce. Eppure, le cianotipie di Abbott non sono caratterizzate dal tipico colore legato a questo metodo di stampa (l’azzurro) e l’artista ci spiega il perché: “Ho scoperto grazie a una realtà londinese di cui faccio parte, la LandArt Agency, come intonare diversamente le fotografie ma in maniera sostenibile. Si usano tè verde, nero e caffè perché hanno tannini che interagiscono con il ferro creando una reazione chimica che modifica il blu virandolo verso il grigio o il viola”.
La mostra di Marta Abbott a Roma
In Mineral Stars una palude di sale vicino alla salina di Sant’Antioco (Sardegna) diventa la superficie martoriata del satellite terrestre, mentre le opere Sun Garden (I e II) sono le uniche opere che non partono da uno scatto fotografico. Entrambe sono carte impreziosite con macchie in foglia d’oro che vogliono sfidare, accarezzandola, la luce argentata dell’astro lunare. Per realizzarle, l’artista ha usato un inchiostro ricavato dai cappelli delle ghiande di quercia che, contenendo tannini, fanno reazione con il ferro creando una tonalità grigiastra.
In ultimo, per la mostra da Gaggenau, Marta Abbott ha realizzato per la prima volta delle ceramiche, dopo essersi confrontata con uno studio artigianale di Trastevere. Per Ketophyllum, dalle sfumature verdi e bluastre, l’artista si è ispirata a un’immagine trovata all’interno del libro (prodotto da Lousiana Art Museum) The Moon – From the inner Worlds to Outer Space: un fossile di corallo di 420 milioni di anni fa. “Allora, l’anno durava 421 giorni e la terra girava a una velocità diversa. Probabilmente anche la luna aveva un altro ritmo, influenzando così anche le maree.
Chissà se ciò ha inciso anche sul corallo”, si chiede l’artista. Mentre Lotus è un recipiente scomponibile, Moon rock si apprezza di più se osservato dall’alto, i lembi si piegano infatti come petali carnosi e possono ospitare anche candele.
Giorgia Basili
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