Stigma: Sex Worker Corpi e Identità
L’arte si fa voce di una profonda riflessione sulla libertà individuale e sul concetto di corpo come territorio di autonomia, attraverso la provocatoria esposizione intitolata “STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità”.
Comunicato stampa
L'arte si fa voce di una profonda riflessione sulla libertà individuale e sul concetto di corpo come territorio di autonomia, attraverso la provocatoria esposizione intitolata "STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità".
Dalla notte dei tempi, l'arte - volente o nolente - risulta essere specchio del suo tempo: non può fare a meno di navigare le dinamiche sociali, nonostante il suo mondo cerchi, delle volte, di costruire un porto sicuro, un tempio della bellezza, una fortezza inespugnabile ove rifugiarsi.
In questa attualità, la terra trema sotto i piedi, l'ambiente si rivolta contro lo sfruttamento millenario dell'essere umano, le certezze sulla verità e la giustizia delle azioni singolari o collettive sfumano. Così, l'urgenza di trovare un senso al proprio esistere/insistere sul mondo e la volontà di autodeterminarsi si fanno sempre più forti. L'individuo cerca di ritagliarsi uno spazio di libertà e di rompere le catene della convenzione. Questo luogo di libertà coincide spesso con la sessualità e con il corpo. La libertà di mostrare il corpo: nudo, travestito, modificato a piacimento. La libertà di fotografare se stessi o l'altro: enfatizzare o nascondere le forme, alzare un velo misterioso, giocare con le espressioni, le intenzioni, il desiderio. La libertà di usare il proprio corpo per dare piacere all'altro, di vendere carezze e voluttuosità, di offrire prestazioni sessuali in cambio di denaro. Quest'esposizione porterà il pubblico in un viaggio attraverso il mondo affascinante dell'erotismo ma anche del microcosmo complesso e misconosciuto dei/delle sex workers.
Nodo concettuale della mostra è la libertà individuale di poter disporre del proprio corpo come si vuole, al di là delle costrizioni del sistema sociale, politico, economico.
L'arte è in grado di indurre trasformazioni, anche a livello sociale, assumendo un ruolo cruciale nell'aprire spazi di dialogo e comprensione. "STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità" invita quindi il pubblico a sperimentare un viaggio sensoriale e intellettuale, in cui i pregiudizi cedono il passo alla consapevolezza e alla celebrazione dell'individualità.
Attraverso l'uso di diverse forme artistiche - come l’arte digitale, la fotografia, la scultura e l'installazione -, gli artisti invitati spingono i visitatori a problematizzare la realtà, a uscire dalla confort-zone, a sfidare le norme sociali preconcette. Si cerca di sollecitare importanti domande sul nostro rapporto con il corpo, con la sessualità e la dignità personale. Alcuni degli artisti selezionati non solo smentiscono gli stereotipi associati ai lavoratori del sesso ma celebrano la loro resilienza, la loro autonomia e la loro capacità di definire la propria identità.
L'esposizione sposta l'attenzione sul contesto che alimenta gli stereotipi legati alla realtà del sex work, rivelandone le sfumature di potere e le vulnerabilità. Perché riconoscere il sex work come lavoro significa anche muoversi verso la tutela dei diritti e la salvaguardia dei suoi agenti. Questa prima collettiva vuole, inoltre, sollecitare i visitatori a riconsiderare il significato di "lavoro", di "autodeterminazione" e "libertà", aprendo le possibilità di una discussione collettiva.
"STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità" è più di un'esposizione artistica; è un invito alla conversazione aperta e al dibattito. Gli spettatori saranno incoraggiati a partecipare a discussioni provocatorie, a interagire con gli artisti e a portare le proprie prospettive nella narrazione in evoluzione di questa importante tematica sociale.
Si sottolinea l'importanza della libertà di scelta personale e del non-giudizio. La società, spesso, si divide su questo tema, così, attraverso l'arte, si spera di creare un dialogo aperto e costruttivo. "STIGMA: Sex Worker, Corpi e Identità" sfida lo status quo, rompe gli stereotipi e promuove la comprensione e l'empatia.
Esposizione curata da Vincenzo Bordoni
Testo critico a cura di Giorgia Basili