Agostino Bonalumi nelle vesti inedite di scenografo. La mostra a Torino
Nel decennale della morte dell’artista, noto per le estroflessioni, la galleria gli dedica un doppio omaggio nelle sue sedi di Londra e Torino. Indagando il suo rapporto con il teatro e la danza
La galleria Mazzoleni continua a presentare mostre di respiro museale. A maggior ragione, lo fa in occasione del decennale della morte di Agostino Bonalumi (Vimercate, 1935 – Monza, 2013), al quale dedica un doppio omaggio nelle sedi di Londra (fino al 19 dicembre, in coppia con Lee Seung Jio) e di Torino: qui in una mostra personale, nelle inedite vesti di “scenografo”, forse termine improprio per il maestro delle estroflessioni, ma utile a identificare un momento particolare della sua produzione artistica degli anni Settanta, affine a una certa idea di teatro. “In occasione del decimo anniversario della scomparsa di Bonalumi abbiamo pensato di concentrarci su due argomenti meno noti nei due spazi di Londra e Torino”, spiega ad Artribune Marco Scotini, il curatore di entrambe le esposizioni. “Una estensione nello spazio (affinità con il pioniere dell’astrazione coreana Lee Seung Jio) e una contrazione nel tempo (dal 1970 al 1973: gli anni delle scenografie per due importanti opere coreografiche)”.
Le “scenografie” teatrali di Bonalumi da Mazzoleni a Torino
Nel corso della sua carriera, Bonalumi si è, infatti, occupato di scenografia, realizzando nel 1970 per il Teatro Romano di Verona scene e costumi per il balletto Partita, musica di Goffredo Petrassi, su un’inedita coreografia di Susanna Egri; e nel 1972 per il Teatro dell’Opera di Roma le scene e i costumi di Rot, musica di Domenico Guaccero, coreografia di Amedeo Amodio. Entrambe le rappresentazioni sono riallestite negli aulici spazi torinesi di Mazzoleni, accompagnando a una selezione di opere plastiche di grandi dimensioni, una serie di documenti originali e bozzetti grafici, grazie alla collaborazione con l’Archivio Bonalumi di Milano, la Fondazione Cini di Venezia e a prestiti dell’Archivio Storico del Teatro dell’Opera di Roma e della Fondazione Egri per la Danza di Torino.
Un Bonalumi inedito in mostra da Mazzoleni a Torino
Un materiale prezioso che, unito alle opere, fa capire quanto le coeve ricerche dell’artista fossero legate formalmente e concettualmente a uno spostamento di prospettiva: da ciò che Gillo Dorfles definiva “pittura-oggetto”, che fuoriesce dalla tela, tridimensionalmente, alla scultura vera e propria che si posiziona fisicamente nell’ambiente circostante. Le scenografie che Bonalumi realizza per i due balletti rappresentano, dunque, una sintesi del suo lavoro artistico, una messa in scena della dimensione ambientale sperimentata in quegli anni, con opere come la monumentale Blu abitabile, i grandi volumi in vetroresina dalle silhouette nette e taglienti, e parte della Struttura modulare bianca: un vero Teatro delle Forze, come il titolo della mostra, che allude alle forze plastiche evocate dall’artista nelle sue opere. “Si pensa di aver detto ormai tutto di un grande autore come Bonalumi”, conclude Scotini, “mentre al di sotto dell’evidenza c’è ancora tanto da scoprire. Perché, allora, ripetere una variante narrativa della stessa storia?“.
Claudia Giraud
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