Elettronica che infiamma: Carsten Nicolai alza un muro sonoro per la performance che accompagna il suo Unidisplay; assaggio video e fotogallery da un Hangar Bicocca mai così gremito
Che scelga di presentarsi con il proprio nome o con quello del suo alterego musicale, ovvero Alva Noto, resta un fatto incontrovertibile: Carsten Nicolai sa costruire performance impressionanti, autentici helter skelter sensoriali, che inducono a resettare la propria memoria percettiva per immergersi in mondi altrimenti inimmaginabili. Un muro sonoro per abbracciare quello, visuale, da settimane […]
Che scelga di presentarsi con il proprio nome o con quello del suo alterego musicale, ovvero Alva Noto, resta un fatto incontrovertibile: Carsten Nicolai sa costruire performance impressionanti, autentici helter skelter sensoriali, che inducono a resettare la propria memoria percettiva per immergersi in mondi altrimenti inimmaginabili. Un muro sonoro per abbracciare quello, visuale, da settimane accolto all’Hangar Bicocca: appuntamento in una serata di inizio inverno, con i primi timidi sbuffi di freddo, per uno show intenso e serrato, balletto tra musica e immagini, esaltazione ultima di Unidisplay.
Cinquanta metri di videowall amplificati da ruffiane superfici specchianti, impulsi sonori tradotti in segni digitali: questa l’opera, installata – in proroga – fino al prossimo 6 gennaio. Un vero e proprio strumento, musicale e visuale: suonato live da Nicolai nel corso di un’oretta buona di set serrato. Algido e impassibile, asciutto come uno stilita – o come i Kraftwerk, se preferite – Nicolai scaglia su un pubblico accorso in massa un’onda sonora stile tsunami; spara input visuali come fosse un M16: disorienta, stordisce, affascina e conquista.
Con una puntata vincente nell’arte sociale: scorrono come la pallina in una roulette marchi e loghi commerciali che anni da costellano la nostra vita, tra banche e network televisivi. Un dizionario incalzante, dalla a di ABN Ambro in poi: immagini sempre più grandi, sempre più ossessive, sempre più obnubilanti. Quasi un 1984 in salsa techno.
– Francesco Sala
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