Diario Notturno. Al Maxxi L’Aquila 13 artisti tra sogno ed incubo
Il Maxxi L’Aquila propone una mostra di giovani artisti che riflettono sulle ibridazioni e le trasformazioni del presente. Tra no sense, fantasy e tecnologia
Dal titolo del capolavoro letterario di Ennio Flaiano del 1957 prende forma la mostra inaugurata al Maxxi L’Aquila Diario Notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari, curata da Bartolomeo Pietromarchi con Chiara Bertini e Fanny Borel. Sono tredici gli artisti internazionali coinvolti: Bea Bonafini, Thomas Braida, Guglielmo Castelli, Giulia Cenci, Caterina De Nicola, Anna Franceschini, Diego Marcon, Valerio Nicolai, Numero Cromatico, Wangechi Mutu, Agnes Questionmark, Jon Rafman e Alice Visentin.
La mostra Diario Notturno al Maxxi L’Aquila
Nati tutti nell’ultimo trentennio del secolo scorso, gli artisti sono stati invitati ad esplorare e ad indagare gli aspetti più oscuri del presente, tra onirismo e trasformazioni, metamorfosi e ibridazioni. Si va dalle sculture biomorfe di Giulia Cenci, appartenenti allo stesso filone di quelle esposte alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, alla metafisica in rebus dei dipinti di Valerio Nicolai. Cui si accostano quelli narrativi e psicologici di Guglielmo Castelli. Le impattanti sculture provocatorie di Caterina di Nicola, sulla riconfigurazione del manichino, anticipano le riflessioni sul mondo acquatico, tra miti e riletture, attraverso le opere di Bea Bonafini e Agnes Questionmark. Le volatili e circolari installazioni astronomiche di Alice Visentin, seguono la stanza installativa di Numero Cromatico, nella quale l’estetica del pixel e la vocazione per l’intelligenza artificiale si traducono in tendaggi sui quali appaiono curiosi pittogrammi antropomorfi di origine rupestre.
Dalla fantascienza al gotico in mostra all’Aquila
Significative le opere video di Diego Marcon, Wangechi Mutu e Jon Rafman, oltre le quali svetta la seducente maestria dei disegni ad olio su carta di Thomas Braida. Personaggi, oggetti, paesaggi misteriosi si mescolano alla fantascienza e all’iconografia barocca, rinascimentale, gotica e grottesca. Aprono e chiudono il percorso alcune sculture cinetiche di Anna Franceschini, che anima oggetti comuni dando corpo ad una riflessione sull’innesto uomo-macchina, evocando la tradizione degli automi. Alla mostra si affianca il progetto speciale di Giuseppe Stampone, con una reinterpretazione dei luoghi simbolo del territorio abruzzese attraverso disegni su carta e su legno. Il dialogo è con le fotografie dei borghi limitrofi ad opera di Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli, Hilde Lotz-Bauer, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice e Ferdinando Scianna. Scatti provenienti della Collezione Franco e Serena Pomilio.
Francesca de Paolis
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