“The Crown 6”. Cala il sipario su Buckingham Palace e i suoi protagonisti

Per 7 anni la serie sulla famiglia reale inglese e sulla Regina Elisabetta II ha tenuto con il fiato sospeso tantissimi spettatori. Ora arriva al suo epilogo e chiude il cerchio con uno tra i finali di serie più belli e simbolici di sempre

La sesta stagione di The Crown è divisa in due parti: la prima dedicata maggiormente alla figura di Lady Diana e alla sua drammatica morte; la seconda nuovamente concentrata sulla famiglia reale e sulla Regina Elisabetta II. Peter Morgan, il creatore della serie (composta da 60 episodi in totale), avrà sicuramente tirato un sospiro di sollievo quando la stagione finale ha fatto il suo debutto poiché, seppur tra alti e bassi, ha visto tutti unanime nel riconoscere che il finale di serie è praticamente perfetto. 

La scrittura e i personaggi di “The Crown” 

Che dire quindi di The Crown? È stata, è e sarà una delle serie migliori di tutti i tempi (ed anche di Netflix). Una storia di cui tutti conoscevamo il finale ma che abbiamo seguito con passione e coinvolgimento, merito in primis dell’eccezionale scrittura, la stessa che ha caratterizzato ogni singolo personaggio rendendolo unico. Una serie in cui la scrittura ha fatto la differenza sì, ma anche il casting è stato preziosissimo: basta citare le tre attrici che hanno vestito i panni della Regina, ovvero Claire Foy, Olivia Colman e Imelda Staunton. Ogni attore scelto per The Crown ha portato qualcosa di sé oltre che l’infinito talento, e molti di loro arrivano dal teatro, dato da non sottovalutare. 

“The Crown” e Lady D

Ma entriamo di più in questa ultima stagione. Peter Morgan è lo stesso che ha ricevuto una nomination all’Oscar nel 2007 per la sceneggiatura di The Queen, film diretto da Stephen Frears (lì la Regina era Helen Mirren). Già lì aveva creato una messa in scena stupenda che trattava sia la morte di Diana e sia l’impatto avuto sulla Regina, ma da un punto di vista più autorevole e distaccato. In The Crown 6 questi due aspetti tornano. Intanto Lady D è stata raccontata in un lungo arco temporale (e più precisamente da Emma Corrin nella stagione 4 e da Elizabeth Debicki nelle stagioni 5 e 6), passando attraverso la sua sofferenza, il suo sentirsi in gabbia, ma anche attraverso l’affetto del popolo e il carisma che la contraddistingueva.

Gli episodi finali di “The Crown”

La Regina Elisabetta che Peter Morgan mette in scena in questa ultima parte della serie è un po’ confusa, pensierosa e nostalgica. Il tempo è passato e le persone attorno a lei stanno pian piano svanendo. Lei però non è come tutti gli altri, è prigioniera della tradizione, del dovere, e devota alla corona che indossa. Questa lotta interna del personaggio porta ad un finale di stagione drammatico e meraviglioso. Sintesi perfetta di tutto quello che in questi 7 anni è stato comunicato attraverso The Crown. Evitiamo spoiler ma è giusto dire che, a livello temporale, la serie si ferma nel 2005. “Penso che tutti pensassimo che sei stagioni fossero perfette, due stagioni per ogni regina“, ha ribadito Morgan. “La gente mi ha detto: ‘Quando lo finirai?’ e io rispondevo: ‘Nel 2005’, e loro dicevano: ‘Cos’è successo?’ e rispondevo: ‘Beh, Carlo ha sposato Camilla’. Quindi abbiamo costruito narrativamente un episodio in cui questo funzionasse e fosse presente, un modo per raggiungere la fine anche se mancano quasi 20 anni alla fine (della vita e del regno) della regina“.

“The Crown”: parola al regista Peter Morgan 

Ho lavorato allo show ogni singolo giorno, compresi i giorni festivi e il Natale, per dieci anni“, ha raccontato Morgan. “Sono orgoglioso di essere arrivato alla fine e di aver fatto quello che avevo promesso. La Regina era allo stesso tempo una persona molto ordinaria e una persona assolutamente unica e straordinaria”. Sei stagioni e tre regine. Ognuna ha rappresentato un periodo storico, un’epoca. E così The Crown è stata una serie in costume prima di essere qualcosa appartenente alla storia quella con la S maiuscola, e in linea con il millennio in cui viviamo, anche se a distanza. “Se lo spettacolo è un treno, il treno si è mosso alla velocità di un decennio a stagione. Quindi, nel corso delle sei stagioni, abbiamo esplorato circa 60 anni, e ho sempre avuto la sensazione di non voler arrivare direttamente al presente. Ho sempre voluto rimanere a debita distanza da dove siamo ora”.

Margherita Bordino 

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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