Le riflessioni contemporanee di Sarah Sze e Sara Enrico a Torino
Due artiste apparentemente diverse, ciascuna con il proprio linguaggio, ma che raccontano lo stesso presente. Un contemporaneo distopico, che lascia molte domande aperte alle OGR
Una doppia mostra personale, quella di Sarah Sze (Boston, 1969) e Sara Enrico (Biella, 1979), proposta dalle Officine Grandi Riparazioni di Torino. Curata da Samuele Piazza, ha tutta la complicità di un dialogo a porte chiuse tra le due artiste sui grandi temi della relazione e del tempo.
Immagini e corpo nelle opere di Sara Sze alle OGR di Torino
Due i campi d’azione apparentemente indipendenti, ma intimamente interconnessi: le immagini e il corpo. Due gli strumenti di misurazione: l’amore e il tempo. Sarah Sze presenta una grande installazione ambientale, allestita per la prima volta nel 2023 nella sala d’attesa della stazione londinese di Peckham Rye: un cosmo metallico che invade ora il binario uno delle ex Officine di Corso Castelfidardo, a metà tra opera, scultura e dispositivo mediatico. Che cosa sono le immagini? – sembra domandare Sze – Da dove provengono? E quale significato portano? E il visitatore, osservatore attonito come dentro un caleidoscopio cybernetico, si ritrova nel pieno della fragilità di una possibile risposta: sarà egli pubblico o attore? Mittente, o destinatario di questo stesso flusso? La soluzione ha più fronti e forse equivoci. La narrazione è esplosa nello spazio, ma il tempo viene misurato dai suoni sovrapposti di un metronomo e di un battito cardiaco. Tempo esterno e tempo interno guidano tra le immagini che scorrono, proiettate sulle pareti tutt’attorno. Quasi una nuova caverna di Platone (e non è un caso che le pareti siano quelle di un ex-complesso industriale). Ci si ritrova in un vortice: prodotti, consumati e veicolati con e dalle stesse immagini di cui ci si nutre. È un’accelerazione continua di esperienze, dove quel che rimane sono i frammenti di un linguaggio visivo ambiguo e instabile, difficile da decifrare, passibile di molteplici e mutevoli interpretazioni, sospeso nella complessa corrispondenza tra soggetto e oggetto.
Sara Enrico nella mostra alle OGR a Torino
Oggetto tra gli oggetti della mostra è anche il corpo proposto da Sara Enrico nei suoi Tainted Lovers: umano, non-umano, desiderante, contaminato e in continua trasformazione. E l’amore che eventualmente lo muove, in relazione ad altri corpi, sta a-romanticamente nello spazio compresso tra desiderio e mancanza, tra contatto e tensione, tra attrito e alleanza, e ha, come unico obiettivo, quello dell’autoconservazione di se stesso. E se l’orizzonte delle immagini di Sze attraversa, dilatandolo, lo spazio dell’esperienza, quello del corpo di Enrico ha abbandonato la verticalità dell’homo sapiens per accasciarsi a terra come frammento di un’umanità esausta e improduttiva, inerme, senza più forma prestabilita, collocandosi tra l’organico e l’artificiale. Due mostre in una, quelle di Sarah Sze e Sara Enrico, che indagano da una prospettiva vis a vis ciò da cui è determinato e condizionato il nostro presente. Così i corpi, come le immagini, sviluppano un’evoluzione anomala della contemporaneità, in un dialogo impossibile tra segno e significato, nell’effettiva inconsistenza di ogni relazione.
Sara Panetti
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