Il progetto che da 20 anni installa pietre d’artista sul selciato di Siena

Con 'Tempo Zulu' un nutrito gruppo di artisti, chef e intellettuali è stato invitato a imprimere il proprio segno nella pavimentazione della città. Dando vita a un percorso accessibile e lento, in continua espansione

Potrebbe capitare, passeggiando per le strade di Siena, di imbattersi in una delle dieci pietre decorate incastrate nel selciato in pietra serena della città su cui artisti (ma anche scrittori, musicisti, chef, intellettuali e politici) hanno lasciato impressi i propri lavori, esposti a residenti e turisti. Un percorso “a scoperta”, frutto dell’operazione di arte pubblica Tempo Zulu, nata nel 2004. Da pochi giorni arricchito di un nuovo tassello, il progetto è stato ideato dal gruppo di artisti-curatori Francesco Carone, Gregorio Galli, Bernardo Giorgi Christian Posani, che insieme alle personalità invitate hanno donato tutte le opere al Comune di Siena.

Il progetto di arte pubblica Tempo Zulu a Siena

Il progetto nasce da un finanziamento per delle residenze d’artista, per il quale chiedemmo che nel grande laboratorio del Santa Maria della Scala potessimo inserire degli studi leggeri, ma ci fu detto di no”, racconta Bernardo Giorgi. “Così decidemmo di realizzare un progetto diverso, e in quel tempo e quel luogo fissammo il cosiddetto ‘Tempo Zulu’, cioè il tempo universale usato da navi e aerei o in condizioni di guerra. Chiedemmo in prestito delle pietre al Comune di Siena così che diventassero loro le residenze degli artisti. Era tutto molto organico all’inizio, con il tempo c’è stato un processo di formalizzazione, rodato e messo a punto a livello legale: oggi invitiamo delle persone, si parla del progetto, si cammina in città e si risponde a delle domande. Il Comune lascia carta bianca, ci ha solo chiesto che non ci fossero elementi di offesa razziale o sessista o di pericolo per il selciato. Alla fine viene deliberata dalla giunta l’accoglienza del dono: perché, alla fine, questi sono doni che gli artisti fanno alla città”.

Delle pietre – nonostante un parallelo progetto fotografico-artistico – s’è parlato poco a livello nazionale, perché (per volontà degli stessi autori) non sono mai state pubblicizzate: “Tempo Zulu non ha mai inaugurato, il suo modo è quello di essere trovato per caso, o con il passaparola. Si lavora con quelli che sono i custodi del territorio, cioè le 17 contrade (noi ci interfacciamo con il priore, che in assemblea presenta le opere permanenti), e attraverso le guide di Siena, da sempre molto coinvolte. Questo è uno degli elementi di forza del progetto: già vent’anni fa capimmo che la spettacolarità uccide le cose, se non vengono vissute.

Gli artisti, chef e politici che hanno partecipato al progetto Tempo Zulu

Le pietre sono state collocate in altrettante location scelte appositamente dai rispettivi autori, che hanno tratto ispirazione dalla città stessa per le loro creazioni: un esempio è quello dello chef Mario Avallone, che ha fatto installare la propria opera in piazza Matteotti, dove un tempo era stato aperto un fast food. Tutte insieme, le pietre formano nei percorsi destinati anche alle persone cieche e ipovedenti perché percettibili al passo.

Ora il progetto continua, andando ad aggiungere nuove opere a quelle create dagli invitati degli anni passati: il sopracitato chef Mario Avallone, con La qualità è precisione nella vita in piazza Matteotti; Iain Chambers Lidia Curti, la cui opera Le pietre nella lingua registrano gli intervalli del mondo è collocata in piazzetta Grassi; Alfredo Pirri con Pax, in via dei Servi; Luca Pancrazzi con l’opera Gorgo centrifugo e centripeto, collocata in piazza del Duomo; Michele Dantini e le sue Arborescences, in piazzetta Silvio Gigli; Fabrizio Prevedello con Intarsio (103) in via Stalloreggi; Erich Gongrich e l’opera Stones and tulips, a Porta Camollia; Filippo Frosini con Tre23, posta nel vicolo della Fortuna; Anri Sala che con Dammi i colori (in piazza Antonio Gramsci) ha invitato il premier albanese e artista Edi Rama a lasciare una dichiarazione in lingua albanese (la cui traduzione è “Non so come sia per gli altri, ma il rapporto tra il Sindaco e i suoi elettori è come la relazione tra l’artista e lo spettatore”); e infine Loris Cecchini con il suo Piccolo Cantico (echoes). Quest’ultima opera, inaugurata a dicembre 2023, ha una novità: è costituita da due elementi in pietra intesi come parti di un doppio, di cui una è stata collocata in piazza San Giovanni a Siena e l’altra in piazza Garibaldi a Sinalunga: “Questa è la prima volta che il progetto esce da Siena”, chiosa Giorgi. “È una sorta di nuovo inizio, un legame con la Valdichiana e un piccolo appoggio alla sua candidatura a Capitale Italiana della Cultura, dove è in finale. Non sappiamo se questa sarà la prima di altre uscite dalla città, ma ci sono già due nuove pietre in lavorazione”.

Giulia Giaume

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

Scopri di più