In vista della Fashion Week e delle Olimpiadi 2024, tra le numerose mostre in apertura a Parigi ne inaugura una per gli appassionati del mondo della moda, Alaïa / Grès, au-delà de la mode, curata da Olivier Saillard e ospitata negli spazi della Fondazione Azzedine Alaïa nel Marais.
Proprio nell’anno in cui il Costume Institute del Metropolitan Museum si appresta a celebrare le donne fashion designer con l’esposizione Women Dressing Women, la Fondazione Alaïa ricorda Madame Grès in un interessante confronto e incontro con Azzedine Alaïa, il quale riconobbe nella couturière una fonte di ispirazione. Lontani dai riflettori, i due maestri della moda hanno coltivato un comune amore per l’arte che ha dato vita a creazioni straordinarie. La mostra, aperta fino all’11 febbraio 2024, è un’ode a due spiriti creativi lontani dallo star system, sinceramente innamorati del corpo femminile e delle sue infinite potenzialità e sfaccettature.
Madame Grès e Azzedine Alaïa a Parigi
Madame Grès, il cui vero nome è Germaine Émilie Krebs (Parigi, 1903 – La Valette-du-Var, 1993), si dedica alla moda a partire dagli Anni Trenta. Il suo primo atelier, la Maison Alix in rue Saint-Honoré, attira l’attenzione delle clienti più eleganti: da Marlene Dietrich e Greta Garbo a Grace Kelly. Il segreto del suo successo è uno stile che richiama l’arte antica, arricchito dalla padronanza della tecnica del drappeggio, che fa sembrare le sue creazioni scolpite da chi modella il marmo.
Azzedine Alaïa (Tunisi, 1935 – Parigi, 2017), anch’egli appassionato di scultura, si forma invece all’École des Beaux-Arts, lasciando la Tunisia per trasferirsi a Parigi nel 1956. Il suo lavoro di couturier conquista le clienti più esigenti della capitale francese, tra cui Louise de Vilmorin, Arletty, Simone Zehrfuss e Cécile de Rothschild. Attingendo ad architettura e scultura, fu lui l’ultimo vero couturier, poiché presente in ogni fase della costruzione di un abito, e lanciò modelle come Naomi Campbell, Farida Khelfa e Stephanie Seymour.
La mostra “Alaïa/ Grès, au-delà de la mode”
Apprezzati per una forma di semplicità solo apparente, gli abiti di Grès e Alaïa celano una complessità nei dettagli di taglio e design. La scelta dei tessuti è parte essenziale del processo creativo, insieme allo studio delle proporzioni dei corpi, che valorizza non solo gli abiti ma prima di tutto chi li indossa. Per la prima volta, una mostra unisce le opere dei due, raggruppando sessanta creazioni che invitano i visitatori a una lezione che va oltre la moda.
Le diverse sezioni della mostra introducono a interessanti tratti della personalità e del lavoro di Grès e Alaïa, mentre le opere sono organizzate e raggruppate per gamma cromatica – protagonisti soprattutto il rosso, il nero e il bianco – e per materiali. Il concetto espositivo è quello del white box, un contesto nei toni del bianco che scompare di fronte ai colori e alla costruzione delle opere presentate. L’unico elemento di scenografia è un sottile e discreto “fil noir”, una cornice di diverse forme e dimensioni che contorna e valorizza gli abiti presenti. Ancora una volta, protagonisti dell’allestimento sono i celebri manichini “invisibili” creati dall’artista francese Daniel Cendron, firma di tutte le mostre dedicate al patrimonio di Alaïa. Privi di qualsiasi arto o elemento che possa distrarre dalla contemplazione dell’opera, questi “corpi” svaniscono dietro ai profili dell’abito, creando un senso di sospensione inedito. Il visitatore ritrova l’opera presentata in una dimensione che ne evidenzia le forme, decontestualizzandola dalla sua funzione originaria, ovvero rivestire un corpo femminile. L’accostamento di opere di Alaïa e Grès crea un percorso sicuramente dinamico che sfida il visitatore in un intrigante gioco di riconoscimento, confermando l’incredibile vicinanza tra i due fashion designer senza esprimere un giudizio definitivo sulle ispirazioni che Alaïa possa avere attinto dalla produzione di Grès.
Valentina Cognini
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