Resistenza, utopia e ricordo. La mostra di Andrea Salvino a Roma
Nella galleria Ermes Ermes, tre opere dell’artista romano elaborano una controstoria del Novecento, recuperando documenti minori e non ufficiali. A partire dal mitico Monte Verità
Noi siamo una minoranza che pensa e agisce come una maggioranza è il titolo della personale di Andrea Salvino (Roma, 1969) aperta da piccolo spazio Ermes Ermes nella centralissima Via dei Banchi Vecchi. Il minuscolo ma vivace spazio, aperto qualche anno fa da Ilaria Leoni nella capitale, è occupato da una grande pittura a olio su tela che dà il titolo alla mostra, un’opera grafica su carta e un piccolo bozzetto in stucco e cemento. Tre opere che bastano a sintetizzare una ricerca in cui convergono immagini dalla storia, dalla politica e dalla cultura visiva del Novecento: secolo breve, come lo chiamò lo storico Eric Hobsbawm, eppure drammaticamente intenso e fitto di utopie, tentativi rivoluzionari e fallimenti. È recuperando un’iconografia minore di quest’epoca di estremi che l’artista fornisce una storia non ufficiale, fatta di aneddoti e dettagli trovati in vecchie fotografie e cartoline, libri, pellicole o stampe; quella di una minoranza alternativa, resistente, antagonista.
La mostra di Andrea Salvino a Roma
Nella tela esposta ora a Roma vediamo, infatti, una tranche de vie della comune di Monte Verità in Svizzera, sopra Ascona, dove, a partire dal 1900 e per una ventina di anni, un gruppo di uomini e donne scelse di realizzare il sogno di una vita libera dalle costrizioni sociali, praticando il vegetarianismo, il nudismo, il pacifismo, sottraendosi ai cataclismi bellici e ideologici che tormentavano l’Europa e rinnegandone le premesse culturali. Un esperimento al quale si unirono, a periodi, intellettuali e artisti come Paul Klee, Carl Gustav Jung, Walter Gropius, Hermann Hesse, Bakunin, Isadora Duncan, Harald Szeeman.
La veridicità dei fatti, però, si fonde qui con la fantasia e le invenzioni figurative in un trattamento che combina realismo fotografico e materia simbolica; il documento visivo trasmuta, così, in ricordo malinconico e interrogativo attuale, suggerendo che le minoranze, pur nella loro solitudine, possono ancora rappresentare una forza di resistenza.
Mariasole Garacci
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