Carlo Amati – Territorio
Mostra personale di Carlo Amati, a cura di Giulia Muratori.
Comunicato stampa
“TERRITORIO”, mostra personale di Carlo Amati, a cura di Giulia Muratori, inaugura sabato 13 gennaio, alle ore 17.30, alla Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d'Oro, 8 a Parma e resterà aperta fino al 31 gennaio.
Dopo “SUPERFICI”, l’ultima importante esposizione a cura di Stefania Provinciali che si tenne nel 2011 al Castello di Felino, Carlo Amati torna a presentare il proprio cammino artistico in una selezione di 36 opere a tecnica mista, “un percorso quasi antologico che ci vede al suo fianco, dai primi dipinti ai più recenti, come se passeggiassimo assieme a lui lungo un argine, ascoltando i suoi ricordi farsi vividi tra una pozzanghera, un riflesso d’acqua e un accenno di vento che sibila tra le betulle” scrive la curatrice.
Nato a Colorno (Parma), Carlo Amati scopre l’interesse per la pittura, come autodidatta, negli anni Sessanta. Nel 1967 partecipa al concorso di pittura “Le Ville Parmensi” presso la Galleria Sant’Andrea di Parma e riceve la Medaglia d'Oro – Premio Resto del Carlino. L’anno dopo Tiziano Marcheselli, noto giornalista e critico d’arte, cura la sua prima mostra personale alla Galleria Camattini di Parma e successivamente lo inserisce nell’importante volume “Cento pittori a Parma”. Di lui scrive: “Amati, colornese e quindi di temperamento «padano», viene da un paesaggismo tradizionalista, di tetti rossi e persiane verdi, di bozzetti da vender in un batter d'occhi; ma a un certo punto non gli bastava più: ha scoperto Rosai e si è accorto di vivere nell'umidore della Bassa”.
Negli anni Settanta seguono tre personali a cura del collezionista e promotore d’arte Mario Bommezzadri che di lui commenta nel 1975: “sarà capito questo nostro Carlo Amati che la terra padana ha sotto la pelle, nel suo carattere, sciolta nel sangue delle sue vene? [...] Certo la sua espressione pittorica è forte come la terra che riprende nei quadri; qualcuno forse può parlare di linguaggio indocile e troppo cupo, ma esso ha la stessa poesia della nostra terra ed ancora una volta ci dispiace per quelli che non sanno capirla”.
Seguono nel tempo svariate partecipazioni a mostre collettive e concorsi, come il Concorso Nazionale di Pittura alla Biblioteca Palatina, nel Palazzo della Pilotta, dove una sua opera riceve una segnalazione e la 1a Primavera Lombarda '76, Concorso Internazionale di Pittura, Grafica, Scultura, Ceramica, Sbalzi presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica, Milano, dove riceve il Primo Premio Collage.
Amati continua parallelamente il proprio lavoro come progettista libero professionista nel suo studio a Colorno, insieme ai figli Michelangelo e Giovanni, dove la ricerca architettonica è influenzata da quella artistica e viceversa. Nel tempo le sue opere acquisiscono fama e sono collocate in numerose collezioni private. Nel 2011 Stefania Provinciali lo riporta, dopo una lunga assenza, all’attività espositiva con la personale “SUPERFICI”, in occasione della quale scrive: “Ci vuole dedizione e passione per addentrarsi nella stratificazione delle cose più semplici che il tempo ha reso uniche e che il pittore scava e ricompone, quasi volesse cogliere e rappresentare null’altro se non le proprie suggestioni, il valore attribuito all’oggetto e alla materia di cui è composto. Così vetrate antiche, portoni corrosi dalle nebbie e dalle acque, muri sgretolati dal tempo si trasformano in “altri” luoghi dove la ricerca sulla materia sembra avere ragione sulla forma di un’architettura semplice, quasi sempre rurale”.
Con “TERRITORIO”, Carlo Amati afferma, infine, l’idea del luogo non solo quale sito fisico o spazio sentimentale, ma anche quale esito tecnico, come scrive Giulia Muratori: “Il territorio però non è solo luogo geografico: l’etimologia ci riporta alla radice della parola, quella terra che qui viene intesa come stratificazione, modus operandi che si applica alla composizione per immagini distinte dei quadri ma anche (e soprattutto) alla tecnica. Troviamo sempre diversi piani, appunto strati, costituiti dalle sole pennellate dell’artista: così abbiamo quelle strutturali sicure, precise, sintetiche che riescono con pochi segni a creare ambiente, atmosfera e dettagli. Sovrapposte ad esse, abbiamo quelle più gravi, materiche, mosse che testimoniano la maestria dell’artista, la variegata capacità tecnica e soprattutto conquistano e disorientano la nostra sensibilità, ora irretita da profondità diverse”.
Nelle sale della Chaos Art Gallery vedremo in mostra per la maggior parte opere degli ultimi anni, di grande formato e a tecnica mista, come “Cantiere” del 2023, “Passo carraio” e “Libreria”, entrambi del 2022, “Macina” del 2021. Tuttavia, sono stati inseriti anche dipinti dei primi anni e di un periodo più giovanile, come “Il Po”, olio su tela del 1974, “Chiesa di S. Sepolcro” del 1979 e “Portone” del 1980, e torna in mostra “San Francesco nel roseto” del 1982, che fu esposto alla collettiva “Omaggio a San Francesco”, organizzata lo stesso anno nella chiesa dedicata al santo in via del Prato a Parma. A testimonianza che quello di Carlo Amati è un viaggio incessante tra temi cari e messi in discussione nel corso di una vita intera, come il sacro, la soglia, il paesaggio padano, il muro.
Particolarmente curata è stata anche la scelta delle cornici. Con l’eccezione di alcuni dipinti a cui si abbinano cornici antiche, la maggior parte delle opere hanno telai minimali, progettati dall’artista stesso, in metallo o legno, funzionali a tracciare un sottile confine tra ciò che è l’opera e ciò che vi sta all’esterno.