Forma e colore: il macrocosmo di Maxime Rossi in mostra a Napoli
Opere connesse le une alle altre in una realtà metafisica: alla Galleria Tiziana Di Caro, l’artista parigino Maxime Rossi va in mostra con lavori inediti e stranianti
“La forma segue la funzione” è l’aforisma dell’architetto Louis Sullivan, che ha sancito le regole d’oro dell’architettura del XX secolo. Oggi forma e funzione possono essere due concetti antitetici, come ci suggerisce l’artista Maxime Rossi (Parigi, 1980) che, nella sua mostra A cosmos beneath the nail alla Galleria Tiziana Di Caro di Napoli, scardina il dogma e propone forme che hanno addirittura perso la loro funzione originaria, fino a diventare puri catalizzatori di energie.
La selezione di opere esposte consiste in trentatré oggetti, appartenenti tutti ad un unico sistema: ogni elemento gravita in funzione dell’altro, in un rapporto di connessione e al contempo indipendenza. Le forme più enigmatiche consistono in alcune opere scultoree inedite, oltre alle installazioni e alle serigrafie: i protagonisti della composizione sono set di bulloni e viti, con filettature maschio-femmina, facenti prima parte di un sistema meccanico, ora pezzi scardinati dal loro ingranaggio.
La mostra di Maxime Rossi a Napoli
La prima caratteristica che salta all’occhio riguardo il mondo di Rossi è che vige l’alternanza giorno/notte: alla luce del sole, le opere emergono dallo spazio contenitore, risaltando con colori consistenti. Rosa, giallo, magenta, viola, verde, blu, rosso, nero sono le tinte che caratterizzano la ‘pelle’ delle sculture. Ogni superficie è rivestita da fogli di alluminio dai toni sgargianti, imitando una materialità solida e densa, come elementi cosmici giunti nello spazio della galleria.
Al calar del giorno, una luce nera pervade gli ambienti e illumina le opere: la percezione non è più definita e immediatamente visiva, ma attrae tutto il corpo a partecipare a un’esperienza sinestetica. L’utente è immerso in uno spazio governato da nuove coordinate, dove il buio diventa lo sfondo che lo avvolge e la luminescenza delle opere emerge come una sorpresa che svela anche le connessioni fisiche tra le parti: corde luminose come raggi fluorescenti si tendono per lo spazio e disegnano altre geometrie.
Il buio rivela gli equilibri che la luce nasconde, sovvertendo il concetto per cui l’ovvio è sempre manifesto.
L’Orchidea Fantasma di Maxime Rossi
Altre opere vivificate al buio sono le tre serigrafie a parete reattive ai raggi UV: la lucentezza emessa mostra tre momenti dell’evoluzione di una pianta albina, l’Orchidea Fantasma, che è soggetta a cambiamenti dinamici perpetui per sfuggire alla luce solare.
Il sistema individuato da Maxime Rossi per svelare l’orchidea sovverte le canoniche rappresentazioni naturalistiche, quasi avvicinandosi all’esperienza reale della pianta nel suo habitat. La ‘solarizzazione’ della pianta al buio e la sua presenza ‘spenta’ e quieta alla luce sono coordinate di opposti che interagiscono tra loro restituendo un disegno coerente con il processo fisico: il linguaggio tra elementi antitetici delle opere scultoree è usato anche sulle serigrafie, in un gioco percettivo che desta stupore e straniamento, che interroga e stuzzica, lasciando lo spettatore avventurarsi in una costante indagine.
Elizabeth Germana Arthur
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