A Macerata un’installazione in memoria del light designer Aliberto Sagretti
Ancora pochi giorni per visitare l’intervento voluto dall’associazione culturale Teatroinscatola per ricordare il talento del light designer Aliberto Sagretti. Il curatore Lorenzo Ciccarelli ci racconta
Era il 1° settembre del 2020 quando, a causa di un incidente stradale perse la vita il light designer Aliberto Sagretti (Macerata, 1970 – Urbisaglia, 2020): un talento capace di trasformare la scena teatrale in opera d’arte. Dagli esordi con la Compagnia della Rancia, agli anni di lavoro negli studi di Cinecittà, Sagretti si è fatto sempre più strada nel settore dello spettacolo confrontandosi sia con la gestione di importanti eventi musicali sia con grandi produzioni internazionali. Fra le collaborazioni professionali più incisive spiccano infatti i nomi di importanti registi – cinematografici e teatrali – come Bob Wilson, Roman Polanski, Peter Stein e Peter Greenaway.
La mostra dedicata ad Aliberto Sagretti
A ricordare la raffinatezza artistica di Aliberto Sagretti, è La stanza di Ali: una piccola esposizione visibile fino al 21 gennaio curata dal fondatore dell’associazione Teatroinscatola, nonché amico di Sagretti, Lorenzo Ciccarelli. Allestito all’interno degli spazi Info Point di Piazza della Libertà a Macerata, il progetto espositivo si avvale della partecipazione degli studenti del biennio di Visual Light Design della locale Academia di Belle Arti, che ne hanno curato l’aspetto illuminotecnico.
Intervista al curatore della mostra lorenzo ciccarelli
Chi è stato Aliberto Sagretti?
Aliberto è stato un light designer italiano. Tra le collaborazioni ce ne è una che ci dice qualcosa: quella con Bob Wilson. Negli anni Settanta, mentre Strehler rivendicava la potenza della luce e l’idea di elettricista come artigiano, e mentre Svoboda creava le sue scenografie con l’uso della luce e dei mezzi informatici, Wilson fece in modo che la luce assumesse un linguaggio assolutamente autonomo. Dunque, lavorare con Wilson per un disegnatore luci (riciclando una battuta di Benigni chiamato a girare un film con Fellini) è come per un falegname lavorare con San Giuseppe.
Cosa significava per lui lavorare con la luce?
Per definire il lavoro di Aliberto credo che la cosa migliore sia allegare quello che mi ha inviato lo stesso Robert Wilson: “Aliberto era un grande light desginer. Era in grado di creare magia dal nulla. Ha sempre avuto un grande senso dell’umorismo nel suo lavoro. È sempre stato un giocatore di squadra. Sapeva fare poesia con la luce e mescolare i colori come un pittore. Era un collaboratore molto stretto e come light designer è stato essenziale per il successo di molti dei miei progetti.
Soprattutto L’ultimo nastro di Krapp. Mi vedeva prima che la luce fosse accesa. Poteva apportare correzioni che andavano al di là di quanto previsto. In breve, era un grande artista”.
Qual è il tipo di rapporto che ti ha legato a lui?
Con Teatroinscatola, Aliberto ha curato le luci dei concerti di Alvin Curran e Michael Harrison al Mattatoio di Roma; Aliberto aveva una capacità rara, quella di trovare in brevissimo tempo una soluzione, anche in spazi insoliti, come nel caso dell’installazione luminosa che abbiamo realizzato nella piscina anni Trenta di Luigi Moretti alla Casa della GIL in Trastevere.
Come è nato il progetto espositivo La stanza di Ali? In cosa consiste?
Come Teatroinscatola forse non potevamo non pensare ad una scatola: una stanza di legno autoportante con locandine e video; un angolo è invece dedicato al privato. L’esterno della scatola è volutamente lasciato “a vista”, un dietro le quinte teatrali in ricordo dei backstage di Aliberto; grazie all’Assessore alla Cultura Katuscia Cassetta abbiamo avuto a disposizione uno spazio che si trova nella piazza principale della città di Macerata, nello stesso edificio che ospita il teatro Lauro Rossi.
Pensando al mondo del teatro contemporaneo nonché a quello dell’illuminotecnica, dove si può rintracciare la sua arte? Qual è l’eredità che Sagretti ci ha lasciato?
Mi vengono in mente due cose: l’illuminazione dell’installazione è curata dagli studenti di Visual Light Design dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, un corso unico nel suo genere, condotto dalla professoressa Francesca Cecarini. L’altra considerazione è che nei giorni dell’allestimento, ho notato che nelle Marche non si faceva altro che parlare di luce: in occasione di un premio a F.
Vignati (di San Severino Marche) e delle installazioni luminose di C. Giammello (artista che ha collaborato con Ronconi, Job, Luzzati).
Valerio Veneruso
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