Dettagli, sfumature e affinità. Raffaello e Perugino a confronto in altissima definizione
Grazie al nuovo visore di Haltadefinizione progettato dalla società modenese (leader nel settore), per la prima volta i due celebri “Sposalizi” cinquecenteschi si confrontano a suon di gigapixel
Tra i soggetti iconografici più diffusi nell’arte rinascimentale c’è sicuramente l’unione tra Maria e Giuseppe, che vede tra le massime rappresentazioni le due versioni dello Sposalizio della Vergine realizzati da Perugino e da Raffaello, rispettivamente il 1503 e il 1504.
Simili sotto diversi punti di vista, i due capolavori dialogano grazie ad un visore comparativo realizzato da Haltadefinizione, società modenese prima al mondo nel pubblicare una foto da 8,6 gigapixel di un’opera d’arte (nel 2006), e che ha collaborato con la Galleria Nazionale dell’Umbria per rendere i capolavori del Perugino in alta definizione per le celebrazioni del cinquecentenario della scomparsa del Maestro.
Gli “Sposalizi” di Raffaello e Perugino a confronto
Per la creazione del visore comparativo è stata necessaria l’acquisizione gigapixel delle due versioni dello Sposalizio di Raffaello e Perugino, processi che hanno visto impegnata la società modenese in due progetti distinti.
Il primo nel 2020, in occasione del quinto centenario della morte di pittore urbinate, Haltadefinizione ha realizzato l’acquisizione di gigapixel e 3D dello Sposalizio della Vergine (reduce da un intervento di restauro avvenuto nel 2009), presso la Pinacoteca di Brera.
Mentre, nel 2023, gli specialisti hanno portato a termine il processo di digitalizzazione dello Sposalizio del Perugino al Musée Des Beaux – Arts di Caen, con l’obiettivo di far tornare in Italia l’opera per la grande mostra celebrativa alla Gallerie Nazionali dell’Umbria.
Un iter complesso che ha portato alla condivisione e fruizione di due capisaldi della pittura del Rinascimento in alta definizione, permettendo ad esperti e non di esaminare con facilità le peculiarità dei dipinti. Elementi che contraddistinguono la composizione movimentata e naturalistica di Raffaello, per esempio, mal comunicano con quelli “idealizzati” dal Perugino, dove l’anello si fa quasi invisibile tra le mani di Giuseppe, per essere più chiaro e nitido nel dipinto del maestro urbinate. A questi aggiunge la diversa rappresentazione architettonica del tempio sullo sfondo, per la quale Raffaello sceglie una pianta centrale che invita lo sguardo del pubblico a “muoversi liberamente” nello spazio, rispetto a quella più confinante del Perugino.
Valentina Muzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati