La storia degli artisti della Scuola di Scilla (e la nascita di quella Nuova)
A ottobre 2023 un gruppo di artisti formato da Luigi Presicce, Anna Capolupo, Thomas Berra e Valeria Carrieri si reca a Scilla e scopre le vicende di un gruppo di artisti che lì formò la sua scuola, complice una famiglia di storici galleristi. Fino a formare una “Nuova scuola” che in aprile 2024 proporrà una nuova serie di incontri
C’è un vento che quando passa in mezzo agli scogli sembra un canto. C’è un canto che incanta più di molti altri canti, questo canto è un richiamo, un richiamo emesso da fanciulle con coda di pesce e talune volte anche zampe di uccello. Gli scogli sono appuntiti e vanno in contro alle barche dei pescatori attratti come pezzetti di ferro alla calamita. Queste fanciulle hanno il nome di sirene e sono il terrore dei mari, specialmente in quel tratto di mare che divide da sempre Scilla e Cariddi: la Calabria dalla Sicilia. Qui ci vengono i pesci spada in vacanza per fare l’amore e ogni tanto si vede in lontananza lo sbuffo di qualche orca annoiata. Le sirene sono sempre li, dai tempi dei tempi, e Ulisse nella sua odissea per tornare a casa da Penelope le incontra e cerca di sfuggire ai loro canti ammaliatori con lo stratagemma del rendersi sordo tappando le orecchie. Di altra natura, ma sempre un ritorno, è il viaggio di un giovane soldato che torna a casa dalla guerra, nel meridione d’Italia, attraversando lo stretto. Si tratta del romanzo Horcynus Orca, di Stefano D’Arrigo, una storia che si snoda in centinaia e centinaia di pagine narrano di una sola giornata.
La letteratura tra Scilla e Cariddi
Sia l’odissea che l’Horcynus Orca portano il pensiero a quel grande mistero che spinge formicai di giovani a lasciare la propria terra, paesi di una grazia di Dio rara, per andarsi ad avvelenare nelle grandi città. Anche di questo parla la storia sconosciuta ai più della Casa rossa e la Scuola di Scilla. Come ogni volta che uno si imbatte in un qualcosa di davvero bello, molti segni vengono al pettine del destino con una casualità che certamente non ha niente di casuale. Se buttassimo un neonato in un branco di lupi affamati, questo si salverebbe, se questo è il suo destino. Nel Macbeth tutto sembra assolutamente scritto in cielo e se è scritto che Macbeth sarà Re, non ci sarà forza o impedimento ad evitarlo.
È il 1949 e un signorotto danaroso, l’avvocato Giuseppe Macrí di Scilla, invita lo scultore Mazullo con la moglie a trascorrere le vacanze nell’allora sgargiante Casa rossa. A seguito dei coniugi si presentano dapprima il pittore Mirabella e il già noto Renato Guttuso con la moglie Mimise e un gatto, successivamente anche Omiccioli, Marino e Scordìa. L’atmosfera è frizzante, gli allora giovani artisti vengono completamente assorbiti dalla cittadina calabra per la sua bellezza: qualcuno racconta che di bagni in quelle estati se ne fecero davvero pochi per quanto erano immersi nel ritrarre quella realtà di pescatori “cacciatori” di pesci spada da generazioni. La cosa con alti e bassi va avanti fino agli anni Settanta e questa stanzialità estiva non manca di affascinare giovani artisti locali, all’epoca poco più che bambini, come Carmine Pirrotta.
La scuola di Scilla
Ora che il realismo sociale ha preso le strade delle grandi città, il movimentova a scemare come avviene per ogni cambio di epoca, ma rimane nel cuore di alcune persone che quella realtà l’hanno sentita raccontare o vissuta indirettamente. Tra questi c’è Marta Toma. Marta è la figlia di Giuseppe erede della più antica galleria d’arte del territorio di Reggio Calabria. La galleria nasce negli anni immediatamente dopo il terremoto di Messina che fu nel 1908. Qui vi si recano parecchi artigiani e restauratori per la ricostruzione, tra cui il bis bis nonno di Marta proveniente dalle Puglie. La Galleria d’Arte Toma ha oramai compiuto più di cento anni e la sua attività oltre a esporre artisti locali e non, si vanta essendo stato uno dei primissimi negozi di articoli per belle arti e cornici, uno dei massimi sostenitori non solo della Scuola di Scilla, ma anche di tutto quello che è accaduto in seguito nella punta dello stivale.
Così in una serata balorda a Bologna dove eravamo in un palazzo storico a fare la Scuola di Santa Rosa, spunta all’improvviso Marta e ci racconta (a me e alla artista Anna Capolupo) che il suo più grande sogno della vita è far ripercorrere ad artisti contemporanei i passi della Scuola di Scilla, non nel pensiero (a volte troppo politico), ma nello spirito.
Non passa molto che arriva l’estate e Marta ci invita nella grande casa sul mare a Chianalea per trascorrere qualche giorno con lei, Aldo, suo marito e tutte le diramazioni della famiglia Toma e amici degli amici. La loro ospitalità è quasi commovente, lo spirito è appunto quello che i suoi avi adottavano nell’ospitare artisti di tutte le generazioni. Rimaniamo qualche giorno e poi ripartiamo per le Puglie (sembra il viaggio a ritroso precedentemente narrato), qui inizia a maturare la possibilità di una Nuova Scuola di Scilla e iniziamo a mettere sulla carta nomi, nomi di artisti amici, nomi di gente bella, di persona con i quali abbiamo voglia di trascorrere un periodo a stretto contatto, come nel Simposio di Pittura a San Cesario di Lecce, ma questa volta a casa di Marta.
La Nuova Scuola di Scilla
Il mare è una cosa iridescente quando sbarchiamo a casa di Marta con tutte le nostre cianfrusaglie per disegnare o dipingere. Ci siamo io e Anna, un’altra scappata di casa come Anna dalla Calabria, Martina Bruni, Thomas Berra l’immancabile nostra versione di Ugo Tognazzi (che in questa occasione non cucinerà nulla) e quell’anima bella di Valeria Carrieri. È il 12 di ottobre 2023 quando tutti e cinque veniamo accolti dalle braccia infinite di Marta. Corriamo a fare il bagno prima di pranzo, basta uscire dal cancello o buttarsi direttamente dal giardino di casa, è metà ottobre ma fa un caldo raro. Con noi c’è sempre Giulia la sorella minore di Marta ritornata come lei stessa da Milano per vivere di fronte al mare. Ho un costume intero, come gli uomini negli anni Venti, ma ciò non mi impedisce comunque di farmi marchiare il braccio da una sirena che mi lascia una zampa di uccello stampata sulla pelle che si vede ancora. È un segno anche questo, forse una medusa, forse davvero una sirena, io credo a tutto.
Altra cosa abbastanza anomala è stato aver bevuto un drink a Firenze con Namsal Siedlecki il quale mi ha raccontato delle sue vacanze a Scilla. Fin qui tutto normale se non fosse che la casa delle vacanze situata di fianco alla Casa rossa non è che di Francesco Ribuffo, titolare della nota galleria De Foscherari, trapiantato a Bologna col padre Pasquale, ex fiocinatore di pesci spada che non avrebbe mai aperto una galleria d’arte senza l’esempio della Scuola di Scilla.
L’arte contemporanea tra Scilla e Cariddi
I giorni purtroppo passano in fretta e il 17 ottobre, ultimo giorno di accoglienza, andiamo a fare il bagno al largo con la barca, ci hanno raggiunto amici da Porto Cesareo e i genitori di Anna e di Martina. Nei giorni trascorsi abbiamo visitato luoghi, musei e antiche botteghe: siamo stati al Museo etnografico di Palmi (una gemma preziosa nel nulla), nel laboratorio pericolante del ceramista Rocco Condurso, il fratello dell’ormai defunto Paolo ben più noto alle cronache che essere stato insignito Cavaliere ed essere riuscito a scambiare delle sue ceramiche con alcuni disegni di Picasso direttamente dalle mani del sommo artista catalano.
Anche Rocco è una persona speciale, nonostante arrivare in quel di Seminara nella Locride, non sia la sensazione più bella del mondo, lui è veramente uno zucchero d’uomo, spero abbia ancora molti anni di fronte a sé e ci insegni le tecniche antiche con il suo vecchio forno a terra. Seminara è un paese fornace oggi per noi come lo era Vallouris in Francia per Picasso appunto. Per ora abbiamo apprezzato tutte le dimostrazioni del maestro Rocco Condurso e acquistato diversi pezzi assai belli, ma non escludo che visiteremo, in futuro, anche altri ceramisti come Gennarino (figlio di Paolo), una vecchia conoscenza, o la famiglia Ditto.
Dicevamo che era l’ultimo giorno e il pranzo è stato servito, dopo il bagno nello Stretto, su una grande tavolata in giardino, alla fine tutti, sazi come non mai di delicatezza calabre, abbiamo inforcato a malincuore i nostri bagagli e siamo ripartiti: chi per Firenze, chi per Roma, chi per Milano a prenderci veleno per non aver ancora sposato la possibilità di una vita di fronte al mare. Intanto, per la nostra serenità, immersi nel mito e con i tempi che detta il mare, è nata la Nuova Scuola di Scilla.
Luigi Presicce
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati