La spiritualità dell’artista coreano Lee Ufan a Berlino
Pietre su cuscini sparsi sul pavimento, sculture di materiali organici. Sono solo alcune delle opere dell’artista in mostra a Berlino, nel dialogo che lo accosta anche a Rembrandt
“La mia ricerca parte da molte idee e riflessioni. Solo quando sono mature inizio a realizzare fisicamente le opere”. Così l’artista coreano Lee Ufan, classe 1936, definisce la sua pratica artistica, che lo ha portato ai vertici della scena internazionale, consacrato da una grande retrospettiva al Guggenheim Museum di New York nel 2011. Oggi è protagonista di un’interessante e accurata esposizione all’Hamburger Banhof di Berlino, curata da Sam Bardaouil e Till Fellrath, che documenta il lavoro dell’artista dal 1968 ad oggi, con un percorso espositivo chiaro e lineare.
L’artista coreano Lee Ufan in mostra a Berlino
La sua è una carriera caratterizzata da un rigore tipicamente orientale, che lo ha condotto a muoversi tra pittura, scultura e installazioni con un’attenzione all’essenza dei linguaggi espressivi, dovuta in parte ai suoi studi filosofici all’università di Tokyo, dove si trasferisce nel 1956. Le prime opere presenti in mostra sono le Fourth Structures (1968), pannelli in legno di forme differenti dipinti con vernici fluorescenti, in dialogo con Relatum (1968-70) composto da lastre di acciaio disposte nello spazio. Se nei primi anni la ricerca di Lee Ufan si relaziona soprattutto con la Minimal Art occidentale, già a partire dagli anni Settanta approfondisce il dialogo con il mondo orientale, grazie all’inserimento nello spazio di grosse pietre naturali, per creare dialoghi tra forme e materiali di notevole intensità poetica. Negli anni successivi Ufan sperimenta nuove relazioni spaziali attraverso sculture realizzate con materiali organici, come Relatum (1979-2023), che vede una serie di sbarrette metalliche fuoriuscire da una matassa di lana naturale appoggiata a terra, o ancora Relatum-Silence (1975-2023), caratterizzato dalla tensione scaturita dalla rottura di una lastra di vetro colpita da una grossa pietra.
L’atmosfera spirituale nella mostra di Lee Ufan a Berlino
Di grande intensità spirituale sono le sale semibuie dove l’artista ha posizionato alcune pietre appoggiate su cuscini a terra, per comporre un ambiente illuminato dalla luce fioca di una lampadina sospesa dal soffitto, come in Relatum-Language (1971-2022). Il punto più alto della mostra è il dialogo tra il dipinto di Rembrandt Self Portrait with a Velvet Beret (1634), proveniente dalla Gemäldegalerie di Berlino, e l’installazione di Lee Ufan Relatum – The Narrow Sky Road (2020-2023), dove il capolavoro del maestro viene inserito in un paesaggio di pietre e lastre metalliche, simile al “karesansui”, il giardino secco del tempio Ryōan – ji a Kyoto. Qui il dialogo tra Occidente e Oriente raggiunge il suo apice, e la silenziosa armonia creata dall’incontro tra Rembrandt e Ufan rende questa mostra un’esperienza quasi mistica.
Ludovico Pratesi
Berlino//fino al 28 aprile 2024
Hamburger Banhof
Invalidenstraße 50-51
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