È morto l’artista Carl Andre, leggenda del minimalismo
Padre fondatore della Minimal Art, Andre ha rivoluzionato con le sue opere radicali il concetto stesso di scultura e influito fortemente sullo sviluppo dell’arte del XX secolo. Non senza controversie
È morto in un ospizio a Manhattan, a 88 anni, l’artista americano Carl Andre, pioniere della scena minimalista e tra delle più influenti e radicali figure artistiche del Novecento. Andre, la cui morte è stata confermata da Steven Henry della Paula Cooper Gallery di New York (che rappresentava l’artista), lascia la quarta moglie, Melissa Kretschmer, e la sorella Carol.
Chi era Carl Andre
Nato a Quincy, Massachusetts, il 16 settembre 1935, Andre frequentò la Phillips Academy di Andover e fu influenzato dal lavoro di falegname e disegnatore nautico del padre. Complici incontri – in primis con il regista d’avanguardia Hollis Frampton e il pittore Frank Stella – e viaggi importanti (cruciale quello a Stonehenge), Andre formulò una poetica radicalmente diversa da ciò che lo circondava: erano gli Anni Sessanta dell’Espressionismo Astratto quando cominciò a spostare il focus della pratica artistica verso componimenti poetici ma soprattutto forme essenziali e materiali industriali e quotidiani, come metalli, granito, legno e mattoni. Che spesso venivano messi direttamente per terra, come forme puramente geometriche e quasi sacre: quadrati di rame, alluminio, acciaio venivano così disposti in figure o lunghe sequenze, componendo lavori che erano pensati per essere vissuti (e calpestati) senza boria concettuale e in aperta contestazione del sistema commerciale delle gallerie. In questo, Andre si considerava non un minimalista, ma un materialista.
Lo scandalo che travolse Carl Andre
Poi, negli anni Ottanta, la morte violenta della moglie portò Andre a scomparire dal mondo delle gallerie e dei musei americani per quasi vent’anni, e a rientrarvi solo di malavoglia. Si ritrovò infatti al centro di una querelle giudiziaria drammatica: l’8 agosto 1985 venne arrestato con l’accusa di aver ucciso la neo moglie 36enne, Ana Mendieta, volata da una finestra del loro appartamento al 34esimo piano del Greenwich Village. Viste le diverse versioni date da Andre alla polizia e i segni di colluttazione sul corpo di lui, il processo andò avanti a lungo, ma nel 1988 l’artista venne assolto dall’omicidio di secondo grado in un processo senza giuria (molto pubblicizzato, ricorda il New York Times): una conclusione che spaccò il mondo dell’arte negli anni a venire, aggravando l’amarezza di Andre verso l’ambiente. “Il mondo dell’arte è un veleno per la comunità degli artisti e deve essere rimosso attraverso la cancellazione”, aveva dichiarato negli Anni Novanta. Sarebbe poi rimasto nell’ambiente ancora per diversi decenni.
Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati