I volti animaleschi di Vittorio Brodmann a Milano
Come certe espressioni animali si colgono senza bisogno di ulteriori parole, così vale per l’arte. Lo raccontano le opere di Broadmann esposte da Gregor Staiger a Milano
Alla galleria Gregor Staiger di Milano, Vittorio Brodmann, nato ad Ettingen nel 1987 e oggi attivo a Berlino, presenta la sua nuova mostra. Il titolo, Hide in the structure, sancisce la sua seconda collaborazione con la galleria (che ha principale sede a Zurigo), con cui ha trovato un proficuo spunto di dialogo con la sua arte.
La mostra di Vittorio Brodmann a Milano
In questa occasione Brodmann presenta delle opere che rielaborano il concetto di spazio e pensiero assieme, trovando un nuovo alfabeto e un preciso linguaggio che si va a definire costruendo un collage di elementi differenti tra loro.
Si tratta di otto opere olio su tela, pensati appositamente per gli spazi della galleria. Due di queste sono quadrati e posti entrambi nel secondo piano della galleria.
Tra gli elementi rappresentati emerge anche un autoritratto che va ad amalgamarsi con altre figure, soggetti e paesaggi, introducendo l’occhio dello spettatore alla visione e al punto di vista dell’artista.
Una chiave di lettura profonda, ma allo stesso tempo ironica, vede i soggetti ritratti porsi delle domande sul dipinto in cui si trovano, creando livelli non solo visivi ma anche comunicativi.
Il concetto di istinto (proprio del mondo animale) sembra essere una chiave di lettura delle opere; sono molti infatti i soggetti animali rappresentati, specialmente i cani. Questa stretta connessione al mondo bestiale crea un parallelo tra la capacità di espressione senza parole (degli animali) e il linguaggio altrettanto profondo e diretto dell’arte, anch’esso privo di parola.
Luisa Pagani
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