Flesh to flesh
Progetto espositivo realizzato in collaborazione con Silaw – Studio Legale, Bologna – Roma e Zefyro S.r.l.
Comunicato stampa
“FLESH TO FLESH”
Alma Heikkilä, Andrea Loi, Beatrice Alici, Carlo Cossignani, Christa Joo Hyun D’Angelo, Diana Orving, Fabio Perino, Ipnose Studio, J&PEG, Mariano Franzetti
A cura di Domenico de Chirico
31 Gennaio – 3 Febbraio 2024
Palazzo Hercolani Bonora
Via Santo Stefano, 30 – Bologna, Italia
Progetto espositivo realizzato in collaborazione con Silaw - Studio Legale, Bologna – Roma e Zefyro S.r.l.
Siamo fatti di carne in un mondo di carne, corpi in un mondo di corpi, laddove il corpo stesso si fa portavoce da un lato di uguaglianza e unicita e dall'altro di un’ambiguita irriducibile e vulnerabile, di un’intrinseca dicotomia che, al contempo, lo rende sia attore sia spettatore. Trattandosi di una filosofia dell’identita che salva le distanze, le contiguita e le differenze, concepire un mondo fatto di carne vuol dire intendere finanche la pietra di siffatta sostanza, poiché è solo così che l'insieme delle cose appare essere multiforme e complice. Ogni cosa genera, in questo modo, una tensione non riconducibile esclusivamente al mondo organico, essa invade ogni atomo del presente in una danza che odora di sangue. D'altronde, il fare dell'artista non può che dirigersi verso una tale visione onnicomprensiva: e allora, dove finisce il proprio corpo e dove inizia quello dell'altro? Da dove proviene questa forma densa che danza e stilla sudore? La questione dell'alterita si infittisce così tanto da espandersi finanche verso quella della percezione e del rapporto tra l'essere umano e le cose. Il toccare è toccarsi, afferma il filosofo francese Maurice Merleau-Ponty in una nota alla sua ultima e incompiuta opera filosofica “Il visibile e l’invisibile”, ed è così che egli intende raffigurare la struttura auto-affettiva del puro sentirsi, sottolineando l’esigenza umana di dover ricorrere continuamente all’esperienza del reciproco toccarsi come metafora dell’intersezione tra il sensibile e il corporeo, spingendosi spedito verso quell’ontologia della carne intesa come dimensione pura, imparziale e originaria. Qui il toccare, inteso metaforicamente come sentire in generale, si sposta verso il concetto di contatto materico. Ciò che ne consegue è un tripudio stupefacente di immagini, talvolta intime talaltra ecumeniche, come frutto della risposta corporea a tutti gli stimoli imponderabili che sovente la vita ci regala o a cui inaspettatamente ci sottopone. Un approccio estremamente sensitivo che eleva l'impeto creativo a materia in cui affondare. Vicendevolmente, l'opera si fa organica e l'organico si fa opera, alla ricerca della linfa che striscia silente e arguta nella densita delle cose dure eppur lievi, indagando quell'invulnerabilita che sfiora la superficie di un oggetto o, in questo caso di un'opera d'arte, laddove l'opera stessa, dal proprio canto, scopre le vene e se ne appropria, si contorce e si distende, procedendo furente verso un'esposizione vera e propria, nuda e cruda, che mormora un'inafferrabile evanescenza della carne.
Ed è così che prende forma la mostra collettiva “FLESH TO FLESH”: interrogandosi su cos'è la vita e su cosa significhi essere umani, Alma Heikkilä con le sue opere tenta di rappresentare tutto ciò che non può essere sperimentato attraverso il corpo umano e i suoi sensi, includendo forme di vita microbica, troppo piccole per essere incontrate consapevolmente nella vita di tutti i giorni; la vulnerabilita iconografica, efficientemente catturata e indagata, nelle opere di Andrea Loi, in bilico costante tra signorile compostezza e dolore lacerante eppur elegantemente indossato; la ricerca artistica di Beatrice Alici è legata al tema dell'Eden, inteso come luogo arcaico e senza tempo, costituito da scene notturne in cui figure e paesaggi naturali si fondono l'uno nell'altro, nel tentativo di rappresentare un ritorno ad uno spazio psicologico primordiale; Carlo Cossignani affidandosi al principio di complementarita, costruisce le sue immagini intorno ad un sottile dialogo con il vuoto, inteso come sostanza in divenire, poiché è proprio lì che le forme si definiscono nella loro dualita tra presenza e assenza, organico e inorganico, luce e ombra, pieno e vuoto, sonno e veglia; il nucleo del lavoro di Christa Joo Hyun D’Angelo affronta la paura, la vulnerabilita e ciò che è quindi invisibile. Attingendo a narrazioni personali, esperienze e ricordi, esplora comportamenti osceni e condizioni precarie nel tentativo di ridefinire ciò che è consueto, abbracciando la differenza come fonte di ispirazione e di empowerment per scoprire nuovi mezzi di accettazione e, in definitiva, di guarigione; Diana Orving approfondisce temi come l'origine, la protezione, la memoria e la dissoluzione del sé. Lo stile artistico di Orving è fortemente caratterizzato dalla sua intrinseca fluidita associativa, costantemente in bilico tra il tangibile e l'impalpabile, il corpo e lo spazio, la forma e il movimento, l'emozione e il pensiero. Guidata dalle sue mani, genera sapientemente una coreografia di vene pulsanti grazie alle quali ritrae relazioni, conflitti, paure e desideri. Il suo lavoro cattura delicatamente un profondo senso di interconnessione, sottolineando che non si è un'entita isolata ma piuttosto una piccola parte di un sistema più ampio e complesso; Fabio Perino tra ragione e immaginazione, essenzialmente spogliando tutti gli elementi che compongono il suo lavoro delle loro caratteristiche fisiche, rivolge la sua attenzione all’incoerenza e allo squilibrio della natura umana, che, nella sua ambizione di voler superare l'atto primitivo della creazione è destinato a opporsi a ciò di cui è parte, evidenziando il rapporto tra la tendenza umana al trascendente o all'universale e la realta oggettiva e concreta del dover esistere in questo mondo brutale; Ipnose Studio, pseudonimo ideato e diretto da Roberto Delvoi, alla luce di un'esperienza più che decennale nel campo audiovisivo, accoglie la sfida di realizzare video d'arte come tributo alla persistenza del tempo, in opposizione alla sua fugacita, caratteristica tipica dei tempi che corrono, con l'intento di sviluppare una ricerca dal carattere puramente visionario, adatta al futuro; l'approccio estetico fortemente identitario del duo artistico J&PEG, formato da Antonio Managò e Simone Zecubi, nasce da un riconoscimento del mondo reale attraverso gli occhi della rete, quell'emisfero, quest'ultimo, in cui l'oggetto, fonte di ardente bramosia, diventa protagonista indiscusso e in cui, per dirla con l'intellettuale francese Guy Debord, a proposito del suo saggio intitolato La societa dello spettacolo: «la prima fase del dominio dell’economia sulla vita sociale aveva determinato nella definizione di ogni realizzazione umana un’evidente degradazione dell’essere in avere. La fase presente dell’occupazione totale della vita sociale da parte dei risultati accumulati dell’economia conduce a uno slittamento generalizzato dell’avere nell’apparire, da cui ogni “avere” effettivo deve trarre il suo prestigio immediato e la sua funzione ultima»; appellandosi sia alla dottrina cosiddetta del dualismo sia alla morfologia degli orpelli rinascimentali, la pratica artistica di Mariano Franzetti interpreta l'arte figurativa in maniera irriverente, con soggetti contemporanei appartenenti al mondo reale, allestiti in tableau vivant colmi di simbolismi e allusioni. Un flusso libero che assume le sembianze di figure dalle espressioni e movenze distorte, mai a loro agio né perfettamente collocate nello spazio, soggetti dalle fattezze irregolari, esasperate, a meta tra orrorifico e caricaturale ma, proprio per questo, esemplificative di una bellezza non convenzionale, lontana dai canoni, che ben riflette le polimorfe sfaccettature della realta odierna. “FLESH TO FLESH” è quell'infinita vertigine dell'essere carne e del suo divenire nel mondo.
Domenico de Chirico