Joel Meyerowitz – Morandi’s Objects
In mostra una selezione di 17 scatti dal nucleo complessivo di 23 opere che il celebre fotografo statunitense ha generosamente donato al Museo Morandi nel 2015 e nel 2024.
Comunicato stampa
Allestita nelle sale 23 e 24 delle Collezioni Comunali d’Arte a Palazzo d’Accursio, la mostra Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz, a cura di Giusi Vecchi, introduce all’universo oggettuale di Giorgio Morandi attraverso lo sguardo di Joel Meyerowitz, presentando una selezione di 17 scatti dal nucleo complessivo di 23 opere che il celebre fotografo statunitense ha generosamente donato al Museo Morandi nel 2015 e nel 2024.
A completamento di un progetto avviato nel 2013 nella casa di Paul Cézanne ad Aix-en-Provence, nella primavera del 2015 Joel Meyerowitz ha avuto accesso alla stanza-studio di Casa Morandi, in via Fondazza 36 a Bologna, in cui sono conservati gli oggetti che il pittore disponeva sui suoi tavoli e contemplava a lungo prima di riprodurli nelle sue nature morte. Scopo del lavoro è stato quello di fornire un catalogo degli oggetti che questi pittori hanno usato nel corso della loro vita, mostrando agli studiosi e agli altri spettatori interessati le forme, per lo più umili e basiche, da cui i due grandi artisti hanno tratto ispirazione.
Attraverso più di 700 scatti, utilizzando esclusivamente la luce naturale, Meyerowitz ha compiuto una profonda ricognizione tassonomica di tutti gli oggetti conservati nella piccola stanza dove Morandi ha vissuto e lavorato: fra vasi, ciotole, bottiglie, pigmenti colorati, brocche, fiori secchi, conchiglie, imbuti, annaffiatoi, pigmenti e altri oggetti polverosi e invecchiati sulla stessa carta che l’artista ha lasciato sul muro, ormai fragile e ingiallita dall'età.
Come assumendo la stessa postura del maestro bolognese, il fotografo spiega: “Mi sono seduto al tavolo di Giorgio Morandi esattamente nello stesso posto in cui lui si è seduto per più di 40 anni. La stessa inclinazione della luce brillava su quel tavolo per me come allora per lui. L’ho guardata crescere e irradiarsi poco alla volta per due giorni nella primavera del 2015. Ad uno ad uno, sono passati tra le mie mani più di 260 oggetti che lui aveva raccolto. La polvere di cui sono
ricoperti è parte integrante di quel mistero che Morandi ci ha tramandato intatto. Come in un nuovo carosello, gli oggetti sono tornati a sfilare sul tavolo. Mi chiedo: qual è il segreto di questi oggetti che hanno tenuto Morandi sotto il loro potere per tutta la sua vita?”. Veri e propri ritratti, questi still life fotografici, confluiti nel prezioso volume Morandi’s Objects pubblicato da Damiani nel 2015, esplicitano la potenza espressiva di ogni singolo oggetto, svelandone le sottili caratteristiche, l’assoluta singolarità e il magnetismo che Morandi per primo aveva sperimentato nel dipingerli sulla tela. Nel 2015 Meyerowitz aveva già voluto omaggiare il Museo Morandi donando un’opera di questo ciclo (Morandi's Objects, trittico, “Flag”), a cui recentemente ha aggiunto altre 22 fotografie della stessa serie.
Joel Meyerowitz è nato nel 1938 a New York, ha iniziato a fotografare nel 1962. Sebbene si sia sempre considerato un fotografo di strada nella tradizione di Henri Cartier-Bresson e Robert Frank (è coautore dell'opera standard sul genere Bystander: A History of Street Photography, 1994) ha trasformato questa modalità con il suo uso pionieristico del colore. Considerato, insieme a William Eggleston e Stephen Shore, uno dei più rappresentativi esponenti della New Color Photography degli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, Meyerowitz è stato determinante nel cambiare l'atteggiamento verso l'uso della fotografia a colori da una resistenza a un'accettazione quasi universale. Il suo primo libro Cape Light (1978) è un classico molto amato della fotografia a colori e ha venduto più di 150.000 copie. Anche in Wild Flowers (1983) ha dimostrato un apprezzamento per la fusione di natura e artificio nelle normali strade cittadine. In seguito si è dedicato ai ritratti (Redheads, 1991) e al paesaggio (Tuscany: Inside the Light, 2003). Più recentemente, ha trascorso tre anni a immortalare aree selvagge nei parchi di New York. Alcune selezioni del progetto sono state esposte al Museum of the City of New York (2009-10) e sono state pubblicate in Legacy: The Preservation of Wilderness in New York City Parks (Aperture, 2009). Meyerowitz è stato l'unico fotografo a cui è stato concesso l'accesso senza ostacoli a Ground Zero dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Le immagini, molte delle quali sono state raccolte nel volume Aftermath: World Trade Center Archive, hanno costituito le fondamenta di un importante archivio nazionale e una mostra itinerante che ha viaggiato in più di 200 città in 60 paesi. Nel corso della sua carriera, Meyerowitz ha prodotto oltre una dozzina di libri e nel 2010 Phaidon ha pubblicato una rassegna completa della sua carriera. Inoltre, nel 1998 ha prodotto e diretto il suo primo film, Pop, un diario intimo di un viaggio di tre settimane in macchina con il figlio Sasha e il padre anziano Hy. Tra le sue prime mostre personali importanti figurano quelle alla Eastman House di Rochester nel 1966 e al Museum of Modern Art di New York nel 1968. Ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2002 e ha ricevuto oltre una dozzina di premi, tra cui la Guggenheim Fellowship e il Deutscher Fotobuchpreis. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui Museum of Modern Art (New York), Metropolitan Museum of Art (New York), Whitney Museum of American Art (New York), Museum of Fine Arts (Boston) e The Art Institute of Chicago.