Francesca Lolli – Come tu mi vuoi

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE CARLO GAJANI
Via De' Castagnoli 14 , Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Dall’1 al 4 febbraio dalle ore 16.00 alle 22.00

Il 3 febbraio dalle ore 15.00 alle 24.00

Vernissage
31/01/2024

ore 18.30

Artisti
Francesca Lolli
Curatori
Sara Papini
Generi
fotografia, personale

Il progetto, Come tu mi vuoi, è un lavoro fotografico in essere iniziato nel 2021, composto da una serie di autoritratti dell’artista mirati a indagare gli stereotipi di genere.

Comunicato stampa

Dal 31 gennaio al 4 febbraio 2024, nell’ambito di Art City Bologna 2024, la fondazione Carlo Gajani presenta all’interno dei suoi spazi la mostra “Come tu mi vuoi” di Francesca Lolli e curata da Sara Papini.

Il progetto, Come tu mi vuoi, è un lavoro fotografico in essere iniziato nel 2021, composto da una serie di autoritratti dell’artista mirati a indagare gli stereotipi di genere.

Le foto, esposte all’interno degli spazi della fondazione saranno poste in dialogo con la casa e le opere dell’artista Gajani, attraverso una relazione a distanza nel tempo e nello spazio fra i due in un gioco di rimandi intergenerazionali.

“In questo luogo familiare vorrei giocare con la mia presenza – assenza esponendo la serie fotografica sugli stereotipi di genere, Come tu mi vuoi, mimetizzandola con l’ambiente circostante” spiega Francesca Lolli “All’interno della mia ricerca, per lo più fatta di video arte e video performance, la fotografia si pone come un’occasione per sperimentare alcuni dei temi a me cari come il genere e le questioni socio politiche legate ad esso. L’indagine, avviene attraverso un mezzo espressivo a me ancora poco familiare ma necessario, in questo momento, per indagare le varie maschere stereotipate dell’essere umano, principalmente la donna in questo caso, dovute a preconcetti e sovrastrutture socio culturali.”

Oltre la parte fotografica, quindi, l’artista andrà ad attuare ulteriori interventi site-specific all’interno della fondazione, portando lo spettatore e la spettatrice ad interagire in prima persona con l’ambiente e le opere, in una vera e propria “caccia all’opera”. Capire dove Francesca Lolli avrà apportato modifiche all’interno dello spazio della fondazione potrà essere talvolta evidente ma spesso difficile se non impossibile.

Un momento, quindi, artistico ma soprattutto politico. “Il personale è politico” dicevano le femministe degli anni ’60 e il lavoro di Francesca Lolli chiaramente lo dimostra.

Come specifica la curatrice Sara Papini: “Da sempre, infatti, la donna è stata relegata a posizioni di inferiorità rispetto all’uomo, soprattutto nel mondo occidentale. Associata a stereotipi sessisti e di genere, ha dovuto faticosamente affermarsi come essere sociale sin dall’800. Non più oggetto, come direbbe Irigaray e neanche soggetto altro come evidenzierebbe De Beauvoir.  Ad oggi, nonostante i grandi gruppi femministi che hanno animato il panorama Europeo e Italiano degli anni ’60 – ’70, persistono alcune problematicità come dimostrano le statistiche dell’ISTAT ogni anno. Le donne sono ancora coloro che perdono più velocemente lavoro, che non riescono quasi mai ad arrivare al vertice delle aziende, rilegate ad accettare spesso lavori part-time al fine di prendersi cura di figli e famiglia e ancora fortemente sessualizzate. Il corpo della donna, come ha sottolineato a più riprese Lorella Zanardo, è ancora un corpo oggetto, un corpo svalutato e mercificato o come direbbe Emanuela Abbatecola nel suo ultimo saggio edito per Feltrinelli, Donna Faber, sessualizzato. Nel lavoro di Francesca Lolli emerge tutto questo e anche di più”.