Fausto Melotti incontra Italo Calvino in una mostra a Siena
L’amicizia tra Fausto Melotti e Italo Calvino si svela in un’intima mostra a Santa Maria della Scala di Siena, che traccia un filo rosso tra le opere dello scultore e quelle dello scrittore
È la storia di un rapporto denso di significati e di connessioni la mostra Fausto Melotti. In leggerezza. Un omaggio a Italo Calvino, curata da Michela Eremita a Santa Maria della Scala di Siena. I due uomini, protagonisti della storia del XX secolo, hanno avuto un intenso rapporto di amicizia, nonostante gli oltre vent’anni di differenza. Siena e quello che allora era il suo ospedale, inoltre, è il luogo dove lo scrittore è scomparso nel 1985, dopo una breve degenza. “Suscita forte emozione pensare Calvino circondato dalle scene degli affreschi del Pellegrinaio del Santa Maria della Scala, perso in un sonno senza risveglio”, ha commentato Chiara Valdambrini, direttrice della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala. “
La mostra di Fausto Melotti a Siena
La mostra costituisce una fonte di scoperte all’interno della vita di due uomini riservati. Esposto nella rassegna, un video propone un’imperdibile intervista di Anna Mulas al grande scultore, che svela la sua natura delicata e forte al contempo. La curatrice ha voluto rendere visibili, mi si perdoni il gioco di parole, il filo rosso che lega le Città invisibili di Italo Calvino alle sculture astratte di Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986). Non ci troviamo qui di fronte alla solita mostra monografica, quanto piuttosto davanti a una lettura trasversale di alcune opere del percorso melottiano. Tra i lavori esposti, alcuni realizzati in seguito alla morte dell’amico Lucio Fontana, con il quale il roveretano aveva studiato all’Accademia di Brera di Milano, con un maestro di eccezione, Adolfo Wildt. Tra i due era nata un’amicizia durata tutta la vita e le opere sono di lutto, create con quel garbo di calviniana leggerezza che lo segnano per tutta la vita. Uomo di lettere, di musica di scienze, Melotti è stato uno dei punti di partenza dell’astrazione italiana. Visionario, ha operato con grande poesia sui volumi quasi sempre leggeri di una scultura fatta di trasparenze, di assenze più che di presenze, in cui il movimento gioca un ruolo portante. “Apprendere da Melotti che l’infinito s’avvolge su stesso a spirale autorizza d’altronde a una certa confidenza con lo spazio e col tempo”, così Italo Calvino ne I segni alti del 1971.
Angela Madesani
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