La profondità dell’universo nel nuovo museo senza confini di teamLab a Tokyo
Il museo immersivo di teamLab si trasferisce nel nuovo quartiere di Azabudai Hills, a Tokyo. Due nuove installazioni svelate per l’occasione giocano con il tema dello spazio infinito
Il conto alla rovescia per l’apertura del nuovo museo immersivo “senza confini” di teamLab è ormai agli ultimi rintocchi. L’inaugurazione del teamLab Borderless: MORI Building Digital Art Museum è prevista il 9 febbraio: l’istituzione, interamente dedicata alle spettacolari opere multimediali e interattive del collettivo internazionale, si presenta come una versione aggiornata dell’ex-sede, in attività dal 2018 fino al 31 agosto 2022 sull’isola artificiale di Odaiba di Tokyo.
Il MORI Building si trasferisce oggi ad Azabudai Hills, nuovo distretto della città giapponese immerso nel verde e progettato da Heatherwick Studio. Il progetto del quartiere rappresenta l’apice di un più ampio programma di rigenerazione urbana dalla durata trentennale, portato avanti dalla società di gestione immobiliare giapponese Mori Building Co. Ltd.
Il museo immersivo “senza confini” di teamLab
Ideando grandiose installazioni immersive, dinamiche e luminose, teamLab – fondato nel 2001 da Toshiyuki Inoko – indaga da oltre vent’anni le potenzialità dell’incontro tra arte e scienza, con l’intento di “esplorare il rapporto tra sé e il mondo, e nuove forme di percezione attraverso l’arte”.
Il concetto chiave del nuovo museo, in linea con l’approccio pionieristico che caratterizza il collettivo, è quello di creare uno spazio espositivo borderless, ovvero senza confini. Infatti, grazie alla tecnologia e alle illusioni ottiche, le installazioni diventano un tutt’uno con l’ambiente, così che anche i confini del corpo fisico dell’osservatore, completamente immerso nell’opera, sembrano dissolversi come per magia.
Le installazioni immersive inedite di teamLab a Tokyo
Con l’apertura della nuova sede, teamLab presenterà al pubblico due spettacolari installazioni inedite, che giocano con il tema dello spazio infinito e dell’universo, sfidando la percezione del visitatore.
La prima opera, Light Sculpture – Flow series, consiste in una serie di esperienze – Light Vortex, Birth, Awakening, Tunnel into the Mirror Universe, Chromatic Sphere e Abyss – tutte basate su una coreografia di raggi luminosi che creano uno spazio etereo, dalle coordinate incerte: intrecciandosi, i fasci di luce formano un tunnel in movimento, che attira a sé lo spettatore, spostandosi avanti e indietro.
“Stiamo lavorando alle nuove opere di ‘Light Sculpture’ proprio in questo momento, ed è qualcosa di incredibile”, ha dichiarato Toshiyuki Inoko.
Tutta la vastità dell’universo in un unico museo
La seconda installazione, Microcosmoses – Wobbling Light, simula la profondità insondabile dell’universo, con un gioco di specchi che moltiplica lo spazio all’infinito, e una miriade di luci colorate fluttuano placidamente nell’oscurità. L’ambiente che circonda lo spettatore sembra quasi subacqueo, senza atmosfera.
“Non ho idea di cosa stia succedendo nello spazio. Sono stato risucchiato nell’universo e sono diventato un tutt’uno con esso”, ha aggiunto Inoko, descrivendo la sensazione stimolata dall’esperienza. Il lavoro fa parte di quella che teamLab definisce una Cognitive Sculpture, ovvero una forma tridimensionale che spinge al limite la percezione umana, in quanto non appartiene al mondo fisico, ma soltanto a quello cognitivo.
Laura Cocciolillo
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