Francesco Brigida – Studio per una scultura
Per la sua mostra “Studio per una scultura”, curata da Camilla Boemio, Francesco Brigida ha realizzato ritratti maestosi, per riflettere sulla forma nel senso più astratto, l’identità, il linguaggio del corpo, i suoi movimenti e il retaggio con la storia dell’arte.
Comunicato stampa
Per la sua mostra “Studio per una scultura”, curata da Camilla Boemio, Francesco Brigida ha realizzato ritratti maestosi, per riflettere sulla forma nel senso più astratto, l'identità, il linguaggio del corpo, i suoi movimenti e il retaggio con la storia dell'arte.
Con il tempo e l'esperienza ha sviluppato il proprio linguaggio fotografico. Si sente “attratto dall'eleganza dei movimenti e l'equilibrio delle forme del corpo”, preferendo comunque un approccio essenziale. Quando si avvicina ad un nuovo progetto trascorre molto tempo studiando e ricercando nuovi riferimenti, idee, dipinti, poesie o film che in qualche modo lo ispirino ed arrivino a suggerirgli da dove partire per realizzare una serie fotografica. Preferendo assorbire le contraddizioni durante il complesso processo di creazione.
La mostra prevede una selezione della serie esposta lo scorso anno “Studio per una scultura”, per la sua prima personale alla Alessia Paladini Gallery a Milano, le cui fotografie sono caratterizzate da raffinati neri profondi, che delineano un percorso di esplorazione della forma in senso più astratto.
Le pareti della galleria sono utilizzate come pagine tridimensionali bianche, giocando con il diverso formato delle immagini e le dimensioni dello spazio arrivando a creare una potente narrazione visiva. L’artista ha deciso di esprimere in questa mostra le potenzialità di ciascun gruppo di immagini adattate allo spazio, preparando un layout nuovo, che collega facilmente lo spettatore alla narrazione.
Brigida trova ispirazione nella scultura antica e nella storia dell’arte, creando delle immagini che studiano il linguaggio del corpo e dialogano con il movimento.
“Stvdio per vna scvltvra”, come ha scritto il pittore e scrittore Giammarco Falcone è una ricerca sulle possibilità di rappresentazione che un corpo può assumere. L’artista per due anni ha lavorato con una sola modella, in un ambiente meditativo. Usando gli occhi e il cuore all'unisono, Brigida osserva la modella, analizzando da vicino ogni movimento delle articolazioni e dei muscoli. Con un approccio contemplativo e uno sguardo contemporaneo, ci mostra la vita che anima e infonde calore nella forma umana.
Il nudo dona uno stato di linearità e purezza ideale, preparando il soggetto ad essere fotografato, attingendo dal vivo dei suoi movimenti modellati come se si trattasse di una vera e propria materia fisica scolpita. “Uno studio preparatorio alla scultura. Relazionarsi alla scultura antica significa allenarsi ad osservare la natura, i suoi tempi e le trasformazioni.”
Secondo Boemio: “La serie è una danza di scultura. Gli elementi preparatori per una scultura, sono capaci di riportarci in un’equilibrio di forma e sostanza. È quello che avviene quando Il linguaggio fotografico adottato dall’artista sembra pieno di citazioni o di rimandi che riportano a una vasta gamma di grandi scultori classici fino a Auguste Rodin, maestri del passato che operavano nel silenzio con ritmi completamente diversi da quelli imposti dalla società contemporanea. Il corpo emerge dall’oscurità, i gesti, ed i suoi movimenti non hanno nessuna ambiguità, il suo dedalo è un corpo leggiadro che potrebbe essere fatto di pietra scura. Quell’intensità che si dipana come un’epifania nei movimenti silenti, nella scoperta della figura e nella percezione che se ne ha. È come quando Michelangelo faceva venire fuori le figure dalla pietra. Brigida sembra evocare quell’energia delle forme, degli elementi giocando sapientemente con la luce, emulandone la percezione visiva in uno stato di espirata intensità. E’ un vocabolario visivo nel quale il tempo diventa necessario alleato per assorbire, per includere visioni dipanate in una molteplicità di ritorni, epifanie.”
Francesco Brigida (Monopoli, Puglia, Italia 1980) dopo gli studi in Giurisprudenza presso l’Università di Bari, si trasferisce a Milano, dove inizia il suo percorso di formazione lavorando come assistente di numerosi fotografi professionisti e studi pubblicitari. Specializzato in fotografia di architettura e di moda, dal 2002 inizia a lavorare come fotografo e regista tra Milano e Parigi per marchi come: Valentino, Serge Lutens, Dior, Etro, Armani, Christophe Lemaire, Hermès, Kering group, Trussardi, Mila Schön, Tod’s, Max Mara, Gianfranco Ferrè, Loro Piana, Dolce&Gabbana, Ferragamo, Hogan, Uma Wang, Erdem etc.
Nel 2015 espone nella collettiva curata da Vittorio Linfante “Il nuovo vocabolario della moda italiana” alla Triennale di Milano. Nel 2016 i suoi lavori trovano spazio nella mostra “Haute à porter” a cura di Filep Motwary presso il Mode Museum di Hasselt (Belgio). Nel 2019, a Parigi, partecipa all’esposizione collettiva Image Nation nella Galerie Joseph e l’anno successivo collabora con Pierre Louis Mascia nella boutique Leclaireur. Allo stesso tempo i suoi scatti vengono pubblicati in diverse testate internazionali: Vogue Russia, Vogue Japan, Vogue Poland, Vogue Portugal, Vogue Italy, Harper’s Bazaar USA, Rolling Stone, Another Magazine, Dazed e Encens Magazine.
Tra il 2014 e il 2018 inizia a sperimentare con la ritrattistica ed insegna come docente di Fotografia presso l’Istituto Italiano di Fotografia, Milano; Istituto Europeo di Design (IED), Milano; Paris College of Art, Parigi.
Dal 2011 al 2016 è stato direttore creativo di “The Greatest Magazine”, pubblicazione dedicata alla moda uomo. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo libro, Studio per una scultura, edizioni Linke. Vive e lavora tra Milano e Parigi.