Aprirà il 15 marzo 2024 l’ottava edizione della Triennale di Yokohama, che indaga il ruolo e il potenziale dell’individuo nella società globale, anche all’insegna del dialogo con la Cina. I direttori artistici Liu Ding e Carol Yinghua Lu, e il vicedirettore esecutivo Aki Hoashi, ci raccontano come sarà la Triennale 2024, e il suo lungo rapporto con la città.
Qual è il tema della Triennale 2024?
Liu Ding e Carol Yinghua Lu: Il titolo Wild Grass: Our Lives è tratto dall’antologia Wild Grass dello scrittore cinese Lu Xun (1881-1936), scritta tra il 1924 e il 1926, durante un periodo turbolento della storia cinese. Dalla fine del 2019, le nostre vite, menti, corpi e mezzi di sussistenza sono stati soggetti a sfide e prove. Wild Grass: Our Lives indica una filosofia di vita che trascende tutti i sistemi, regole, regolamenti e forme di controllo e potere; un modello per l’espressione flessibile della soggettività. Il mix di egemonia politica, crescente competizione ideologica e scontri di civiltà esercita un continuo effetto distruttivo sul benessere del mondo contemporaneo. Lo spazio dell’esistenza individuale è stato gravemente compromesso e sopraffatto. La lotta per l’uguaglianza e la democrazia rimane attuale e ancora più urgente oggi. Vogliamo riaffermare il significato dell’individuo nel profondo della storia e nella società contemporanea, in contrapposizione alla storia dei potenti e dei vincenti. La ricerca sulle persone comuni e sulle loro vite può fornire una struttura stabile e solida di fronte alle complessità e alle sfide del cambiamento costante.
Cosa potete anticipare sui progetti più rappresentativi che vedremo a Yokohama?
L.D. e C.Y.L.: Il progetto Directory of Life è una componente chiave della Triennale. Si tratta di una selezione di saggi di artisti, pensatori e attivisti sociali che dal 2000 riflettono sul nostro tempo, sulla storia e sulla vita nelle loro situazioni specifiche. Pratiche e idee che ci invitano a scoprire e creare fin dai più piccoli dettagli della nostra vita le relazioni e le non relazioni, le possibilità e le impossibilità di comunicazione che possono cambiare la nostra storia. Ci auguriamo che questi testi possano piantare i semi dell’azione e della speranza nei cuori dei visitatori. Per evitare quella superficialità e stagnazione che, dagli Anni Novanta, spesso caratterizza le mostre abbiamo voluto allargare la prospettiva storica in modo da poter situare meglio la nostra pratica oggi e ampliare i nostri orizzonti, collaborando con una serie di ricercatori e storici per condurre studi approfonditi su diversi sottotemi della mostra. Ad esempio la Dott.ssa Hagiwara Hiroko ha indagato il lavoro dell’artista giapponese Tomiyama Taeko (1921-2021). Questo caso studio in particolare si concentra sul risveglio di Taeko verso i vincoli innati di qualsiasi sistema, sia esso socialismo o capitalismo, che ha informato la sua pratica di artista e pensatrice critica. Invece, la giovane curatrice Machimura Haruka ha studiato l’interscambio dei movimenti xilografici cinesi e giapponesi attraverso una figura centrale, l’artista Li Pingfan. Questa è una storia incredibile di sforzi individuali e di azione per costruire ponti e amicizie nonostante conflitti nazionali inconciliabili.
Come avete selezionato gli artisti?
L.D. e C.Y.L.: Fondamentalmente, combiniamo la nostra conoscenza della storia dell’arte cinese e giapponese con la nostra conoscenza del mondo dell’arte contemporanea globale. Scegliamo di lavorare con artisti che hanno legami profondi con le loro specifiche realtà e storie locali, e che danno dinamismo alla loro pratica artistica. Selezioniamo opere già esistenti e collaboriamo per nuove commissioni con artisti che hanno il potenziale per entrare in risonanza con la nostra visione. Ci auguriamo che questa Triennale possa ben rappresentare la complessa realtà del momento attuale.
Quanto è forte la presenza delle donne?
L.D. e C.Y.L.: C’è una forte presenza di artiste e delle loro pratiche all’interno di tutta la mostra. Molte di loro sono presenti con più di un’opera, la maggior parte con un numero assai considerevole. Una delle sale espositive è addirittura interamente dedicata alla retrospettiva della pratica dell’artista giapponese Tomiyama Taeko, la cui carriera abbraccia un vasto arco temporale, cominciato negli Anni Cinquanta nel Giappone del dopoguerra e proseguita fino alle soglie del Duemila. La retrospettiva all’interno della Triennale costituisce una prima assoluta per il Giappone, nella quale opere di diverse fasi della sua lunga carriera vengono presentate in un contesto museale.
Come interagisce la Biennale con la città di Yokohama? Avete programmi specifici per bambini e studenti?
Aki Hoashi: La Triennale ha una storia di radicamento nella città fin dal suo inizio, perché oltre al Museo d’Arte di Yokohama utilizza come sedi alcuni edifici storici costruiti negli Anni Venti, decennio in cui Lu Xun scrisse Wild Grass (pubblicato nel 1927). Collaboriamo anche con spazi alternativi locali, BankART 1929 e Koganecho Area Management Center, che sono stati i punti di riferimento della scena artistica contemporanea di Yokohama negli ultimi due decenni. Hanno fatto luce su molti artisti non istituzionali, sia in Giappone sia in Asia, attraverso i loro programmi di scambio culturale e residenza. Per quanto riguarda le iniziative per studenti e bambini, il dipartimento educativo del Museo d’Arte di Yokohama sta lavorando con impegno: saranno stampate tre tipologie di guide che verranno distribuite a tutte le scuole (pubbliche e private) della città; si parla di circa 400.000 studenti. Avremo anche convegni e seminari per gli insegnanti d’arte, oltre a programmi approfonditi per adolescenti e laboratori pratici per i bambini più piccoli da svolgersi nella sede del museo.
Come consuetudine delle rassegne d’arte giapponesi, organizziamo anche gruppi di cittadini volontari per aiutarci a fornire ospitalità ai nostri visitatori.
Cosa si aspetta che questa edizione della Triennale possa lasciare alla comunità, dopo la sua chiusura?
A.H.: Sinora abbiamo organizzato sette edizioni, nel corso delle quali non abbiamo lasciato opere monumentali come installazioni permanenti in città, ma abbiamo dialogato con la comunità locale e speriamo di farlo anche per questa edizione. Abbiamo recentemente svolto alcuni sondaggi sulle passate edizioni e abbiamo scoperto che ci sono famiglie che sono cresciute insieme alla Triennale, ma anche altre il cui vissuto personale è profondamente intrecciato alla visita alla Triennale. Abbiamo giovani professionisti dell’arte che per primi hanno sperimentato l’arte contemporanea attraverso la nostra Triennale. Pertanto, speriamo di lasciare ricordi personali ai singoli visitatori, utili anche per riflettere sul momento specifico.
È anche importante sottolineare che, al di fuori di Tokyo, le risorse finanziarie a sostegno del settore dell’arte pubblica sono gradualmente diminuite negli ultimi due decenni circa, e presentare un’ampia gamma di opere d’arte provenienti da diversi angoli del mondo è diventato più impegnativo. Continuando a ospitare regolarmente la Triennale, la città è in grado di mantenere un livello internazionale in termini culturali.
Niccolò Lucarelli
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