Report dalla Biennale de l’Image en Mouvement 2024 di Ginevra. Percorso nella videoarte contemporanea
Generativa, interattiva e installativa: si presenta così “A Cosmic Movie Camera”, la nuova edizione di BIM organizzata dal Centre d'Art Contemporaine di Ginevra, che celebra il mezzo secolo di vita. Fino al 16 maggio 2024, anche online
Secondo alcune recenti ipotesi dell’astrofisica e della fisica quantistica, attorno a ogni buco nero c’è un disco di fotoni rotanti a circa la velocità della luce che potrebbe custodire informazioni relative all’immagine dell’universo primordiale. Per questo motivo ogni buco nero, e se ne stimano 100milioni soltanto nella nostra galassia, sarebbe come una cinepresa cosmica che registra il film del firmamento. Ma ogni buco nero è anche il più insondabile dei misteri cosmici. Partendo da questo paradosso stellare della visione, i due direttori artistici Andrea Bellini, direttore del CAC, e Nora N. Khan hanno commissionato a quindici artisti altrettante opere incentrate sul tema del rapporto tra visibile e invisibile. Risultato: un percorso articolato nella videoarte attuale che sembra annunciare il destino della nostra civiltà delle immagini, ormai pronta a collassare nel proprio buco nero, in quel deep fake che ingurgiterà verità e menzogna dentro l’orizzonte dei propri eventi.
Una nuova generazione di immagini alla Biennale de l’Image en Mouvement
Pensavamo che contrastare le fake news sarebbe stato arduo ed eccoci di fronte al deep fake, la falsità profonda creata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Quando si insinuerà il dubbio ovunque, ogni visione come l’abbiamo conosciuta (per San Tommaso era la prova della verità) andrà perduta e dovremo ogni volta domandarci: “Ma quello che sto vedendo è realtà o finzione, è un surrogato o un ibrido?”.
Apre la mostra l’installazione di American Artist, Yannis Window, ispirata al romanzo Parable of the Sowerm scritto nel 1993 dall’icona dell’afrofuturismo Octavia E. Butler. Mostra un rapper candidato alla Casa Bianca e un’astronauta uccisa da un micro asteroide durante una missione su Marte: entrambe fingono uno spot elettorale e una news televisiva. La simulazione è alla base anche di Codex Virtualis del collettivo Interspecific: l’installazione semi-generativa a sei canali visualizza le affascinanti morfogenesi di organismi microbici, invisibili e ipotetici. In Empty Rider, Lawrence Lek (Francoforte, 1982)mette in scena un processo virtuale all’intelligenza artificiale. Il video è girato dal punto di vista di un drone di sorveglianza e indaga una questione di diritto penale che potrebbe darsi nella realtà in breve tempo.
L’algoritmo è di per sé invisibile (oltre che segreto, come il Project Nessie di Amazon) ma opera nel mondo del visibile con una pervasività che non ha precedenti. Se gli si aggiunge la rete neurale artificiale le cose si complicano. Come in Videosculpture XXX (The Gospel) di Emmanuel Van Der Auwera (Belgio, 1982), che esplora le sempre più potenti forze di alterazione della realtà liberate da AI usando video generativi, campi di radianza neurale e algoritmi di apprendimento per narrare, su una scultura di schermi monolitica, la storia della più grande miniera al mondo di terre rare.
Gli italiani in mostra a Ginevra, più concreti
Il pensiero olistico del design e la forma cinema come tradizione salvifica soccorrono Formafantasma e Diego Marcon rispetto alle derive offerte da un eccessivo impiego di AI. In Ore Stream, un’installazione multimediale dal sapore “vintage”, il duo Formafantasma indaga il destino impellente dello smaltimento dei rifiuti elettronici attraverso video-interviste e opere video installate in ambienti minimal-tecnologici. Diego Marcon (Busto Arsizio, 1985), da parte sua, crea un altro capolavoro intitolato La gola. Sono 22’22” di puro incanto, in cui levità e tragedia, desiderio e orrore, delizia e repulsione si alternano in uno scambio epistolare d’amore tra Gianni e Rossana. Il film fa pensare a Pasolini, così come a Tim Burton, pur rimanendo lontano da entrambi: gli oggetti del discorso amoroso restano invisibili ma prendono corpo nelle meticolose descrizioni barocche offerte dalle voci dei personaggi e musicate da una imponente colonna sonora firmata da Federico Chiari.
Il corpo come r-esistenza
Il corpo umano reale r-esiste in alcune opere video, come quella di Sheila Chiamaka Chukwulozie (Mali; vive a Parigi), che in 11:11 installa dentro un ambiente fatto di sabbia e di simboli del tempo la storia di un arcano maggiore dei tarocchi, forse l’Appeso, colto alle prese con lotte interiorizzate per la conquista del proprio sé. In Saliva Retreat, Lauren Lee McCarthy (Boston, 1987) filma la performance collettiva finalizzata alla creazione di una banca della saliva a partire da un rituale scambio di umori tra i partecipanti. “L’essenziale è invisibile agli occhi”, sentenzia il piccolo principe di Saint-Exupery. Nell’era di AI la domanda su che cosa sia il visibile diventerà una questione vitale e pericolosa. La nuova generazione di immagini che sta per arrivare potrebbe contenere in sé tutto il reale e il possibile, un po’ come una cinepresa cosmica.
Nicola Davide Angerame
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