Quanto vale l’AI Art? L’intelligenza artificiale nel mercato dell’arte
L’intelligenza artificiale ha già rivoluzionato il mondo dell’arte. Ma il mercato saprà stare al passo? Alcuni casi studio
Sougwen Chung, Anna Ridler, Refik Anadol, Alexander Reben. E poi Helena Sarin, Sofia Crespo, Tom White, Ian Cheng, e la lista è ancora lunga: sono sempre più numerosi gli artisti che scelgono di integrare l’intelligenza artificiale nella loro pratica artistica. Ma in che modo questa rivoluzione sta impattando il mercato dell’arte? E soprattutto: il mercato è pronto ad accogliere questa rivoluzione, oppure il presunto “scoppio” della bolla NFT ha definitivamente dimostrato l’inadattabilità dell’arte digitale al sistema dell’arte?
AI Art e mercato dell’arte tradizionale
Partiamo con un po’ di numeri: la prima opera d’arte generata dall’AI venduta all’asta, Portrait of Edmond Belamy del collettivo francese Obvious, è stata battuta da Christie’s New York a novembre del 2018, nel clamore e nello scandalo generale, per 432.500 dollari (ben 40 volte il prezzo stimato!). Ad oggi, quasi sei anni dopo, detiene ancora il record per l’AI Art venduta al prezzo più alto della storia: si direbbe che si sia trattato dell’eccezione che conferma la regola. In effetti, poco tempo dopo, Sotheby’s prova a seguire l’esempio di Christie’s, mettendo all’asta Memories of Passersby I (2018) di Mario Klingemann. Quest’opera, sempre generativa, viene però battuta per sole 40 mila sterline (bisogna considerare che il lavoro di Obvious era stato reclamizzato da Christie’s come la “prima opera generata dall’AI mai battuta all’asta”, creando un certo alone di unicità che Memories of Passersby I non riuscì a replicare). Dopo questi due esempi seminali, sono diversi i casi di opere generate dall’AI e vendute come NFT nei canali tradizionali: sempre da Christie’s abbiamo due opere di Refik Anadol, tra cui l’originale videomapping realizzato per Casa Batlló, venduto nel 2022 per 1.3 milioni dollari (cifra che si assesta comunque al di sotto delle aspettative, che prevedevano i 2 milioni).
Il caso di Mario Klingemann e l’AI artist Botto
Ma cosa succede sulle piattaforme di vendita digitali? Lo stesso Mario Klingemann, circa due anni dopo il “flop” da Sotheby’s, crea un programma chiamato Botto insieme a un gruppo di ingegneri informatici: nel 2021, dopo solo un mese di attività, gli NFT generati da Botto – che si autodefinisce un “AI artist” pur essendo, fattivamente, una macchina – avevano già fatturato più di un milione di dollari. La cosa più straordinaria è che Botto è programmato per ottenere un successo assicurato: grazie al suo apprendimento continuo, l’AI è in grado di riflettere sempre il gusto dei suoi collezionisti, modificando l’estetica delle sue opere in base ai feedback della sua community di oltre cinquemila stakeholders.
Le piattaforme digitali per l’AI Art
Sono diverse le piattaforme digitali alternative dove trovare AI Art. “Mentre l’AI continua ad avanzare, potrai possedere per sempre una delle prime creazioni”, recita il profilo di Artificial Intelligence Art su OpenSea, il più grande marketplace online per NFT. Qui, AI Art House #0000 – un’opera AI in movimento, che con il morphing passa da un’immagine a un’altra, con uno stile ottocentesco che ricorda vagamente Paul Cézanne – sta per essere battuta all’asta il 10 maggio: il miglior offerente, al momento, è disposto a pagare 12,3 ethereum (circa 28 mila dollari). Su SuperRare, celebre piattaforma dedicata alla vendita di arte digitale, l’AI Art se la passa anche meglio: il video Hard and Soft: Gem Selfie della new media artist Anne Morgan Spalter ha appena raggiunto la soglia dei 60 milioni di dollari, e il prezzo continua a salire. Che la rivoluzione sia già in atto?
Laura Cocciolillo
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