La guerra sarà il tema del Padiglione Ucraina alla Biennale di Venezia 2024

Il padiglione ucraino sarà strutturato attorno a un'installazione architettonica, al cui interno saranno ospitati altri tre progetti artistici. Il lavoro, di matrice collettiva, si concentra sull'alterità vista attraverso le esperienze personali della guerra e dell'emigrazione

Stranieri Ovunque, il tema scelto dal curatore Adriano Pedrosa per la 60esima edizione della Biennale d’Arte di Venezia, pone un focus sul concetto di “straniero” (indagandone anche le accezioni di emarginato, immigrato, rifugiato, indigeno e queer) e sulle questioni universali di coesistenza di diverse realtà. Ed è proprio su questi aspetti che prende forma il Padiglione Ucraina, presentando il progetto collettivo Net Making, a cura di Viktoria Bavykina e Max Gorbatskyi. La mostra riguarda la pratica della tessitura collettiva di reti mimetiche intese come metafora di azioni comuni e di unione, e riunisce i lavori di Katya Buchatska, Andrii Dostliev, Lia Dostlieva, Daniil Revkovskyi, Andrii Rachynskyi e Oleksandr Burlaka, assieme alle comunità che hanno collaborato con gli artisti.

Il Padiglione Ucraina alla Biennale d’Arte 2024 di Venezia 

Il Padiglione ucraino prende forma attorno all’installazione di Oleksandr Burlaka dal titolo Work, composta da tessuti di lino degli anni Cinquanta e stoffe di diverse consistenze recuperate online o presso i mercatini delle pulci ucraini. Un’installazione che si arricchisce di significato perché al suo interno saranno ospitati altri tre progetti, come il film Civilians. Invasion di Daniil Revkovskyi e Andrii Rachynskyi, che racconta i primi giorni dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina attraverso gli occhi dei superstiti. Il film si avvale di video trovati da fonti open source e da canali YouTube privati, creando una “enciclopedia dell’orrore”, sottolineano gli artisti.
A questo si aggiunge l’installazione Best Wishes di Katya Buchatska (realizzata in collaborazione con artisti neurodivergenti), che si focalizza sul linguaggio e sulla sua libera interpretazione di cliché ed espressioni idiomatiche, basandosi su un workshop d’arte inclusivo che l’artista aveva condotto online durante la prima settimana di assedio. 
Infine di cliché e diversità parlano anche Andrii Dost- liev e Lia Dostlieva con il video Comfort Work, che pone l’attenzione su come vengono visti i rifugiati ucraini dai Paesi ospitanti, facendo vestire i panni di immigrati a degli attori.

Max Gorbatskyi and Viktoria Bavykina, self-portrait, courtesy of the models.
Max Gorbatskyi and Viktoria Bavykina, self-portrait, courtesy of the models.

Il Padiglione Ucraina alla Biennale di Venezia 2024. Parola ai curatori Viktoria Bavykina e Max Gorbatskyi 

Abbiamo pensato a una metafora che corrispondesse all’Ucraina di oggi. Gli ucraini si uniscono: scendono per strada, scelgono di combattere e si radunano per tessere reti di camuffamento. Quello è un processo che simboleggia molto più che semplicemente fabbricare reti per aiutare l’esercito. Si tratta della riconoscenza di un’azione comune a favore di ciascuno e del Paese. Quella non è una decisione che viene dall’alto”.

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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