Per questo nuovo appuntamento con le case le più interessanti case editrici italiane abbiamo intervistato Giovanni Battista Menzani fondatore di Edizioni Low, realtà nata da poco tempo da una cooperativa sociale di inserimento lavorativo che ha voluto ampliare e far crescere la propria realtà editoriale affacciandosi al mercato nazionale dei libri.
Raccontaci Edizioni Low: come e quando è nata, che linea editoriale ha, a chi si rivolge.
[Low] nasce dall’esperienza di Officine Gutenberg, una cooperativa sociale di inserimento lavorativo già attiva da tempo in campo editoriale. Fino a qui ci siamo occupati prevalentemente di temi locali, come il turismo lento e la valorizzazione delle tradizioni e della storia di Piacenza e provincia. Con la nuova casa editrice abbiamo pensato di mettere fuori il naso, e di affacciarci al mercato nazionale. E vogliamo farlo senza dimenticare le nostre parole d’ordine. Letteratura e fragilità. Contaminare. Unire e non dividere. E poi, soprattutto: umanità.
In un contesto come quello italiano dove molte persone non leggono libri, come sopravvivono gli editori indipendenti?
Dalle ricerche e dalle analisi di mercato emerge un dato interessante: in Italia i lettori sono pochi, e il confronto con il resto dell’Europa è spesso impietoso; tuttavia, i cosiddetti lettori “forti” sono in assoluto tra i più forti di tutto il continente, arrivando a leggere 30/40 titoli all’anno. Ecco, non resta che rivolgersi a loro, puntando su un’estrema qualità del prodotto libro, che deve essere inteso anche come oggetto.
Qual è il libro o autore che più vi rappresenta o al quale siete più legati e perché?
Teniamo molto a entrambi i titoli d’esordio, ma senza dubbio ci sentiamo onorati per l’attenzione che il celebre psichiatra Vittorino Andreoli ci ha rivolto. Muretti a secco è illustrato con le fotografie che ha realizzato nel corso di una vita, appassionandosi a quello che lui considera il simbolo di una sapienza costruttiva e di una socialità sana, che oggi abbiamo disperatamente smarrito. Sentiamo che ci rappresenta. Vogliamo esplorare terre e situazioni di frontiera, di confine, ai margini. E siamo alla ricerca di una voce che arriva dal basso, una voce non urlata, ma forte e gentile.
Vi andrebbe di indicarci un editore indipendente di cui vi piace particolarmente il lavoro?
I miti sono Minimum Fax, Marcos y Marcos, e/o, o anche marchi più giovani come Hacca e Blackie. Fermandoci a una dimensione più vicina a noi, ci piace il lavoro di Bottega Errante e di Ediciclo, che si segnala per coerenza e visibilità.
Qualche anticipazione sui libri in uscita nei prossimi mesi?
Abbiamo appena pubblicato un saggio collettivo intitolato “Ripartire da qui. Da Barbiana a Ivrea, da Matera a Cinisi: dov’è finita l’Italia migliore?”: abbiamo chiesto a dieci autori e autrici di tornare in alcuni luoghi che hanno fatto grande la cultura italiana del Novecento, per indagare qual è la memoria e qual è il lascito, l’eredità. Inoltre un romanzo di Daniel Di Schüler intitolato “Extramundi. Lambrusco, Galizia e forse anche Hitler”, un’avventura picaresca ambientata tra Modena e il litorale galiziano: abbiamo infatti il desiderio di tornare alle storie, anche a quelle sbilenche, asimmetriche, radicali, poco mainstream.
Ultima domanda: il libro assolutamente da leggere almeno una volta nella vita.
Scegliamo un titolo “militante”: Furore di John Steinbeck.
Dario Moalli
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