I mondi assemblati di Hannah Höch al Zentrum Paul Klee di Berna
Pioniera assoluta del fotomontaggio è stata una delle prime artiste a fare del media e del potere delle immagini il soggetto della propria arte
La mostra Mondi assemblati di Hannah Höch esplora con 60 fotomontaggi dell’artista, il percorso di una delle poche signore appartenenti al movimento dadaista dei primi anni Venti del secolo scorso in correlazione con i lavori di colleghi che l’hanno profondamente ispirata, come Pablo Picasso, Fernand Léger e Wassily Kandinsky. Tra questi anche undici film lungo il percorso che si snoda in 15 sale tematiche. Partiamo infatti con L’uomo con la macchina da presa di Dsiga Wertow del 1929 per poi passare a Emak Bakia di Man Ray del 1926 e alla Sinfonia diagonale di Viking Eggeling e Re Soupalt del 1924/25, che ci fanno rivivere un’esperienza del mondo avanguardista degli anni Venti.
Nella sala centrale del Zentrum Paul Klee, seguiamo la Höch dai suoi esordi nel 1910 fino alla sua partecipazione al Gruppo di novembre e alle sue tendenze surrealiste, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il Dada di Hannah Höch
Una delle menti più stimolanti del Dadaismo, Hannah Höch è certamente tra le grandi interpreti del fotomontaggio. Da tutti conosciuta come la madre del collage moderno, non ha avuto vita facile, forse e proprio perché era l’unica donna del movimento berlinese. Nonostante tutti i proclami dei suoi compagni maschi a favore dell’emancipazione e il loro sostegno politico alla parità di diritti e opportunità tra i sessi, come artista non fu mai presa troppo sul serio dalla maggior parte degli altri dadaisti, che la consideravano una casalinga col vezzo dell’arte (questo soprattutto a causa della sua relazione con Raoul Hausmann che poi lascia nel 1921 per poi mettersi nel 1926 con la scrittrice olandese Til Brugman, attirandosi critiche negative anche da profeti dell’Avanguardia come Theo Van Doesburg e Kurt Schwitters, non lontani in effetti dalla critica di perversione che le piomba addosso, impedendole di esporre).
Innalzatosi a vera e propria forma artistica, il collage della Höch è costituito da ritagli di giornali e riviste di cui disponeva grazie al suo lavoro di bozzettista e autrice presso la casa editrice Ullstein.
Ciò che più colpisce nell’intera opera della Höch, sono le teste e i corpi spesso rappresentati in maniera grottesca e alienata.
La Höch è stata una delle prime artiste a fare del media e del potere delle immagini il soggetto della propria arte. Tanto che il montaggio fu presto applicato anche al graphic design, alla pubblicità e alla propaganda politica.
Le opere di Höch in mostra
Tra le opere più interessanti in mostra oltre ad Album (1930) si segnalano quelle dai temi ancora estremamente attuali: l’uomo forte (The father del 1920), la pressione degli ideali sociali del corpo e della bellezza (Made for a Party del 1936), l’inflazione (Money del 1919-25), lo sport, (Toughening up del 1925), l’industrializzazione (Industrial Landscape del 1967).
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la natura prende il sopravvento nel suo lavoro. Lei si ritira in una casa fuori Berlino, ad Heiligensee e il suo giardino diventa una grandissima fonte di ispirazione. Qui nasce la sua favola per bambini, Bilderbuch del 1945 e Life Portrait, il più grande fotomontaggio della Hõch in cui l’artista utilizza le stampe delle fotografie delle sue opere e di se stessa, costruendo in questo modo un panorama autobiografico della sua carriera, dall’infanzia alla vecchiaia. Life Portrait è un’autobiografia del 1975 ed anche una delle sue ultime opere. “Vorrei cancellare i confini fissi”, ha spiegato l’artista, “che noi esseri umani abbiamo tracciato con fiducia attorno a tutto (.) Oggi vorrei riflettere il mondo dal punto di vista di una formica e domani come lo potrebbe vedere la luna”.
Dia Pellegrino
Berna// fino al 25 febbraio 2024
Assembled Worlds
Zentrum Paul Klee
Monument im Fruchtland 3
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