Pierre-Yves Le Duc – Pinga’s Universe Magigonie
In mostra un progetto inedito dell’artista presentato per la prima volta a Napoli.
Comunicato stampa
Gallerie Riunite ha il piacere di comunicare che il 22 febbraio 2024 verrà inaugurata la mostra Pinga’s Universe - Magigonie di Pierre-Yves Le Duc; un progetto inedito dell’artista presentato per la prima volta a Napoli.
In mostra una serie di collages costituiti da fotografie d’epoca di Napoli e Capri accostate sapientemente ai suoi schizzi ad inchiostro, a costituire un unicum tra fotografia e disegno, creando nuove visioni di luoghi, sospesi tra realtà e immaginazione.
In particolare, saranno presentati cento lavori su Capri e venti su Napoli.
Il titolo Magigonie è un neologismo coniato da Pierre-Yves Le Duc: “Incontri magici tra dettagli scelti in un mare caotico di scarti di lavoro e oggetti trovati che hanno viaggiato nello spazio e nel tempo, le Magigonie sono il tentativo di spingersi oltre il conoscibile e i limiti del concepibile. Sono veri e propri Stargate, passerelle verso l’ignoto, dentro e fuori di sé in cui la foto non è altro che un pretesto”.
Il progetto prende corpo da una ricerca che dura già da 10 anni. “In pratica cerco di farmi complice del caos, della casualità, navigando senza remi né vele alla ricerca di mondi paralleli, inaspettati. [...] C’è alla base una osservazione acuta di ogni particolare della foto e del mare di schizzi. Ma anche un immaginare mondi fuori dall’inquadratura della foto, alla quale seguono lunghe passeggiate, fotografia alla mano, alla ricerca di sorprese nel caos dei segni d’inchiostro.” (cit. Pierre-Yves Le Duc).
La mostra sarà accompagnata da un catalogo con i testi di Pierre-Yves Le Duc, Barbara Crespigni, Sandra Sannia e Alfredo de Dominicis, edito da Editoriale Scientifica, con il progetto grafico di Paolo Altieri Associati.
Di seguito, riportiamo alcuni stralci dei testi del catalogo:
“Succede che una brezza, un paesaggio, un colore possano determinare opere originali; oppure che l’origine della creatività si celi nel cuore stesso dell’opera. [...]
Avviene così che Pierre-Yves Le Duc inizi una serie denominata “Magigonie”, un universo fantastico in cui ad una cartolina d’epoca di un paesaggio italiano si abbina un disegno libero, risultato non voluto di una pratica quasi ossessiva con la china. La magia sorge da sola, poiché i soggetti in bianco e nero vengono diretti verso lidi insoliti, sono raddoppiati dall’inchiostro nero, sorge un proseguimento, una forma sognante in cui ravvedere ciò che la fantasia dello spettatore riesce a immaginare[...]
Si tratta di una magia, della magia del lavoro, del mistero dell’arte. [...]
Una forma, un pezzo di un disegno non voluto sembra un pianeta, un altro una tempesta solare, poi si vede un alieno e così via in un universo di presenze stellari e lontane; tutto questo prende forma e si posiziona poco a poco vicino alle cartoline, come se fosse un mondo che incombe, presente nel quotidiano, tra baie e castelli, sul Vesuvio e altrove”
(cit. Barbara Crespigni)
“L’artista sembra suggerirci che il meccanismo del mondo è unico e il compito dell’arte è di creare associazioni libere capaci di dar vita a nuovi significati per interpretare l’universo; una sorta di teofania che ci rivela l’aspetto imponderabile della realtà”.
(Cit. Sandra Sannia)
“In Pinga’s Universe, Pierre-Yves Le Duc fa specchiare l’ordine con il caos, il noto con l’ignoto. Si susseguono, in modo ripetitivo, due mondi, due visioni. Da una parte il Mondo che conosciamo, una serie di cartoline che riproducono luoghi tra i più iconici e conosciuti al mondo, dall’altro un Mondo primordiale; o forse, al contrario, un Mondo futuro, post- umano. [..]
Oppure, si ha la sensazione, la suggestione di trovarsi al cospetto di qualcos’altro ancora. Di una magia, o meglio di un incantesimo degno di una favola.”
(Cit. Alfredo de Dominicis)
BIO
Pierre-Yves Le Duc nasce in Francia nel 1964. Nel 1988 si laurea alla Facoltà di Lingua e Letteratura italiana alla Sorbona. Trasferitosi a Napoli, entra in contatto con i protagonisti della vita culturale partenopea, rimanendo sempre in collegamento con centri artistici di Parigi. Gli anni 1993/1994 saranno caratterizzati da una frattura tanto profonda da costituire un punto di non ritorno nella sua concezione dell’arte. L’opera non deve più limitarsi a trovare il suo fine in sé stessa. Dovrà invece dialogare in modo dinamico, tanto sul piano fisico quanto su quello concettuale, con lo spazio destinato ad accoglierla, risultato di un processo collaborativo.
Tra le mostre personali: “Cenacolo” (Piazza San Domenico Maggiore, 1994, Napoli); “Le nove muse e i nove poeti” (Piazza Plebiscito, 1995, Napoli); “I Quaranta Ladroni” (Napoli Sotterranea, 1996, Napoli); “GU” (Museo Archeologico Nazionale, 2004, Napoli); “Soap Opera”, (Museo Archeologico Nazionale, 2004, Napoli; “Erotoritratti” (Palazzo Reale, 2011, Portici); “Sacred Portal” (Bill Lowe Gallery, 2021, Atlanta, USA); “Handle with care” (Galleria Maja Arte Contemporanea, 2017, Roma); “Andare avanti sino al via” (Galleria Spazio Nea, 2018, Napoli); “Erector Vesevo” (Spazio Nea, 2019, Napoli); “Il Tempio” (Galleria Maja Arte Contemporanea, 2021, Roma).