La Street art è morta: probabilmente l’ha uccisa Banksy. La mostra a Mestre
Oltre 70 opere dello street artist più famoso della contemporaneità arrivano in mostra all’M9 – Museo del ’900 di Mestre. Tra queste, anche tre muri originali, distaccati ed esposti straordinariamente all’interno del museo
“La Street art, per come è nata, è morta. E probabilmente l’ha uccisa Banksy”, constata senza mezzi termini la curatrice Sabina de Gregori, presentando al pubblico la mostra Banksy. Painting Walls. Così si apre la stagione espositiva 2024 dell’M9 – Museo del ’900 di Mestre, con cui la neo-direttrice Serena Bertolucci inaugura il suo mandato: con una rassegna ambiziosa, eppure consapevole dei suoi limiti. “Quando mi è stata proposta questa curatela, ero scettica sul fare l’ennesima mostra su Banksy”, spiega de Gregori. Ma quella dell’M9 non è la solita retrospettiva di stampe e serigrafie. Straordinariamente, il team del museo, in collaborazione con l’associazione MetaMorfosi, riesce nell’impresa titanica di portare all’interno dello spazio espositivo tre muri originali, distaccati come fossero antichi affreschi (ma decisamente più pesanti). Sono il monumentale muro angolare di Season’s greetings al piano terra, Robot/Computer Boy e Heart Boy al terzo piano, di cui possiamo vedere tutta la matericità, i dettagli, gli schizzi della bomboletta spray da vicino. Visitabile dal 23 febbraio al 2 giugno 2024, la retrospettiva riunisce inoltre più di 70 opere, tra cui diversi pezzi unici.
Banksy in mostra all’M9 di Mestre. Con le sue contraddizioni
Una mostra, questa, piena di contraddizioni (consapevoli), che riflettono con precisione quelle dell’artista stesso: “ci saranno sicuramente delle polemiche sul portare dei muri all’interno del museo. Anche in questo caso, ho voluto trattare i tre muri come se fossero dei reperti archeologici, esattamente come è successo per l’Altare di Pergamo e moltissimi altri monumenti. Oggi non lo vedremmo, se non fosse stato fatto quello sforzo”. In breve, sebbene questo stravolga l’intenzione iniziale dell’opera, che nasce per restare nello spazio urbano ed eventualmente deteriorarsi, l’obiettivo dell’esposizione è principalmente di carattere conservativo e divulgativo.
Banksy in mostra all’M9 di Mestre. La Street art in dialogo con il territorio
Il vero valore della rassegna è l’intenzione, fortemente voluta dalla direttrice Bertolucci, di dialogare con il territorio. Un dialogo che avviene su più livelli: da un lato, attraverso attività rivolte alle famiglie, come le visite guidate gratuite in bicicletta da Mestre a Venezia (dove si trova un’altra celebre opera dell’artista, Migrant Child), dall’altro, coinvolgendo gli Street artist attivi in Veneto nella mostra parallela Dialoghi Urbani. Street art vs museo. In più, l’arte fuoriesce anche dagli spazi del museo, per inondare i suoi muri esterni: ogni sabato, dal 2 marzo al 1° giugno, un diverso street artist realizzerà la sua opera murale in una sessione di live painting, che verrà poi coperta dall’autore successivo. Peccato, però, restare nell’area antistante al polo museale, senza andare a toccare le numerose aree di degrado disseminate per la città.
Banksy in mostra all’M9 di Mestre. Port Talbot come Forte Marghera?
Altra intensa connessione al territorio e alla storia locale è quella tra l’opera Season’s greetings, realizzata nel 2018 a Port Talbot, in Galles, nominata in quell’anno dall’OMS la città più inquinata del Regno Unito. Il murale ritrae un ragazzino che gioca innocentemente nella neve: girando l’angolo, però, ci accorgiamo che i fiocchi non sono altro che cenere che si leva da un bidone dell’immondizia in fiamme. Un lavoro, questo, che parla dritto al cuore degli abitanti di Mestre, da sempre in lotta con la contaminazione prodotta dalla zona industriale di Porto Marghera, tra i siti più inquinati d’Europa.
Laura Cocciolillo
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