La prossima critica? La critica prossima 

Dove, come e quando è necessario criticare? In un momento in cui la critica d’arte sembra aver perso il suo Nord, questi tre interrogativi possono farci da bussola

“Quel che manca a tutti i critici è l’anatomia dello stile” sentenziava Flaubert. Inutile negarlo, negli ultimi tempi si è riacceso anche in Italia un dibattito sulla critica d’arte, per alcuni versi verrebbe da dire “finalmente!”, per altri ahimè non si può non pensare “ancora?” e, aggiungere, “con quali prospettive?”. A onor del vero chi scrive si era occupato di tale argomento anni fa proprio su queste pagine, con specifico accento su una supposta (crisi della) formazione dei futuri critici. Ora però l’obiettivo comune sembra essersi spostato sulla sopravvivenza di un “mestiere”, sugli ostacoli che si incontrano nel cammino per raggiungere una posizione e sui pericoli che si corrono nell’avvicinarsi alle tanto agognate vette critiche.  

Si può ancora fare critica sui giornali? 

La prima domanda attorno alla quale ruotano (rare quanto) significative riflessioni è: dove? Siamo veramente sicuri che le pagine culturali dei quotidiani siano, in ultima analisi, le uniche sedi ufficiali in cui ravvisare i barlumi di una flebile fiamma critica? Una tale convinzione non solo sembra collocarsi tremendamente fuori dal tempo (riviste di ogni genere, blog, webzine e persino profili social sono luoghi altrettanto vivi), ma corre il rischio perfino di declassare snobisticamente tutto ciò che non appartiene alla suddetta categoria. Senza contare che ancora oggi, nel 2024, non è possibile aspirare a una piena trasparenza delle modalità attraverso le quali raggiungere quei pulpiti privilegiati. 

Dalla serie degli Artoons di Pablo Helguera
Dalla serie degli Artoons di Pablo Helguera

La critica deve esplorare nuove modalità 

La seconda questione che serpeggia tra articoli, lettere aperte e obiezioni è: come? Ovvero, c’è un modo, un formato precipuo, una griglia testuale che più di altre rappresenta il pensiero critico? Ecco comparire allora l’ennesimo elogio della recensione e il rimpianto per la sua presunta dipartita, amen. Siamo proprio sicuri però che quello strumento spuntato, vessato da più parti, a volte addirittura non accettato, negato, combattuto a suon di diffide (e non di repliche) potrebbe rappresentare la zattera per superare la tempesta? E allora l’intervista, la conversazione con l’autore / artista, la possibilità di incalzare l’interlocutore e di sentire la sua viva voce? A mio parere entrambe le soluzioni, così come il saggio critico, hanno piena validità a patto che le si collochi in un contesto di stretta attualità, senza vene nostalgiche. 

C’è un momento giusto per fare critica d’arte? 

Un terzo interrogativo si pone di conseguenza: quando? Qual è il metro che stabilisce la validità di una scelta critica? È chiaro che esporre le proprie ragioni in merito a un’opera, una mostra, un progetto o l’intera programmazione di uno spazio espositivo, esprimere il proprio parere motivandolo stia alla base di ciò che siamo abituati a chiamare critica. Ma potrebbe anche la negazione, il dire no, il sottrarsi, l’agire coscientemente per non aderire a un sistema ritenuto viziato essere comunque valutato in tal senso, come una presa di posizione politica? 

La critica ventura una chance di sopravvivenza potrebbe trovarla nella prossimità, da non confondere con il localismo, ma da praticare intervenendo su ciò che si conosce e si frequenta assiduamente, su ciò che si vive e che diventa parte dell’esperienza, su ciò con cui si stabilisce un rapporto continuativo, una relazione dialogica basata sul confronto aperto, anche nell’occasione in cui questo significhi non esprimere consenso. 

Claudio Musso 

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #76 
 
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Claudio Musso

Claudio Musso

Critico d'arte e curatore indipendente, la sua attività di ricerca pone particolare attenzione al rapporto tra arte visiva, linguaggio e comunicazione, all'arte urbana e alle nuove tecnologie nel panorama artistico. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia e Storia…

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